Di seguito sono riportati 10 studi che spiegano quanto è stato scoperto circa le dinamiche psicologiche del gruppo.
1- I GRUPPI POSSONO FORMARSI QUASI DAL NULLA
Il desiderio di formare, aderire e far parte di gruppi sociali è estremamente forte ed insito nella nostra natura. I gruppi ci forniscono la nostra identità sociale, che contribuisce al nostro senso di identità.
Quanto appena detto è dimostrato da Tajfel et al. (1971) tramite il cosidetto "paradigma dei gruppi minimali". Nel loro studio i ricercatori hanno diviso dei ragazzi, estranei tra loro, in due gruppi. I soggetti, senza neppure conoscere i componenti dell'altro gruppo hanno dichiarato, durante l'indagine, di preferire i membri del proprio rispetto agli altri. Questo dimostra come il comportamento gruppale possa nascere quasi dal nulla.
2- I RITI DI INIZIAZIONE MIGLIORANO LA VALUTAZIONE DEL GRUPPO
I gruppi raramente lasciano aderire nuovi membri liberamente: il costo talvolta è monetario, a volte intellettuale, a volte fisico, ma quasi sempre è presente un rito di iniziazione, anche se ben dissimulato.
Aronson e Mills (1959) hanno indagato l'effetto del rito di iniziazione facendo leggere ad un gruppo di donne romanzi sessualmente espliciti. Successivamente hanno verificato che queste, rispetto a chi non aveva subito il rito di iniziazione, hanno aderito molto più positivamente al gruppo propostogli. Quindi il rito non serve solo per mettre alla prova, ma anche per valorizzare l'iscrizione al gruppo stesso.
3- IL GRUPPO NECESSITA CONFORMITA'
Dopo l'adesione al gruppo ci vengono fornite le regole e le norme di comportamento interne. Queste possono essere talmente potenti da modificare il nostro comportamento a livelli che neanche immaginavamo.
Uno degli esperimenti più famosi che dimostra come ci si conformi facilmente alle norme non scritte del gruppo è stato condotto da Asch (1951). I partecipanti sono stati messi con altre persone davanti a linee delle quali dovevano giudicare la lunghezza. Tutti i membri del gruppo, tranne uno, erano complici dello sperimentatore, d'accordo a mentire circa la lunghezza della linea presa in esame. Incredibilmente il 76% dei partecipanti ha negato, almeno una volta, quanto percepito dai propri sensi (vista) solo per essere conforme al giudizio del gruppo, accampando successivamente scuse senza senso per giustificare la sua valutazione. La scusa usata maggiormente è stata:"non possono sbaglarsi tutti".
4- IMPARA LE NORME O SEI MESSO IN CASTIGO
le norme di gruppo sono estremamente pervasive: questo diventa ancora più evidente quando ci si avvia a romperle. Garfinkel (1967) ha spronato degli adolescenti a tornare a casa e non rispettare (solo per 15 minuti) le regole della buona educazione; chiaramente i genitori si sono dichiarati sconvolti da questo, accusando i figli di essere egoisti e scortesi. Questo dimostra come subito dopo aver infranto le regole del gruppo si venga puniti/accusati.
5- DIVENTA IL TUO LAVORO
Ogni persona ricopre un ruolo all'interno del gruppo, l'esperimento della prigione di Stanford è un chiaro esempio della potenza legata al ruolo ricoperto in un gruppo.
Nell'esperimento (Zimbardo 1972), svoltosi in una prigione, i soggetti sono stati divisi in due gruppi: guardie e prigionieri. Dopo solo 6 giorni (dei 14 previsti) l'esperimento fu interrotto poichè i partecipanti si conformarono eccessivamente ai ruoli assegnatigli; i prigionieri con comportamenti di sottomissione, metre le guardie con comportamenti prepotenti e violenti. Gli stessi sperimentatori sono stati influenzati dal loro ruolo di sovraintendenti della prigione, prima che l'esperimento fosse interrotto.
6- IL LEADER OTTIENE FIDUCIA CONFORMANDOSI
Da dove provengono i leader del gruppo? In alcuni gruppi il leader viene nominato/imposto dall'esterno, ma in molti casi emerge lentamente dai ranghi.
Uno studio a riguardo è stato condotto da Merei (1949); osservando dei bambini in una scuola materna ungherese notò che i leader sono coloro che inizialmente fanno parte del gruppo e con l'andare del tempo emergono proponendo nuove attività, che si amalgano bene con le precedenti svolte dal gruppo. Per diventare leader non è sufficiente proporre nuove idee, si deve fare prima parte del gruppo, in modo da ottenere la fiducia e successivamente, una volta sicuri di essere seguiti, proporre le proprie idee. Questo è stato confermato anche da studi successivi sugli adulti.
7- I GRUPPI POSSONO MIGLIORARE LE PRESTAZIONI
La sola presenza degli altri può far migliorare il proprio rendimento. Il pioniere della psicologia sociale Triplett (1898) dimostrò che ciclisti ai quali era stato messo un pacemaker erano 5 secondi/miglio più veloci rispetto a quelli che non lo avevano. la presenza delle altre persone sembra migliorare le nostre prestazioni, ancora di più quando il compito è individuale e gli altri possono attribuirci il merito del risultato.
8- LE PERSONE LAVORANO
In molte situazioni però le persone, nascondendosi all'interno di un gruppo, fanno poco o niente. Ringelman (1980) ha dimostrato, tramite un esperimento, che i soggetti si impeganvano maggiormente quando erano in un team di 8 persone, rispetto a quando erano in gruppi ampi. Nascondersi all'interno di un gruppo è estremamente facile, soprattutto quando il contributo del singolo è difficile da giudicare.
9- LE CHIACCHERE SONO ACCURATE ALL'80%
Voci, pettegolezzi e chiacchere sono la linfa vitale di molti gruppi. Soprattutto nelle grandi organizzazioni le voci viaggiano ad un ritmo incredibile, ma si può sempre credere a ciò che viene detto?
Simmons (1985) ha analizzato la comunicazione sul posto di lavoro, scoprendo che per circa l'80% del tempo la gente parla di lavoro e, sorprendentemente, le informazioni passate sono accurate nell'80% dei casi. Anche altri studi hanno confermato questo, suggerendo che, nonostante la perdita dei dettagli, le informazioni scambiate in ufficio sono comunque vere.
10- CONCORRENZA TRA I GRUPPI
La cooperazione all'interno di un gruppo solitamente non è un problema, ma la cooperazione tra gruppi risulta spesso infernale. Preso singolarmente ogni individuo riesce a mettere in atto una cooperazione, ma quando si decide di cooperare tra gruppi insorgono un sacco di comportamenti contraddittori.
Insko et al. (2001) ha utilizzato il gioco "dilemma del prigioniero" per misurare la competitività. I risultati hanno mostrato che quando i soggetti avevano davanti un membro del loro gruppo la competitività è stata del 37%, mentre se era di un altro gruppo la competitività saliva fino a 54%. Il ragionamento alla base di questo fenomeno è che delle singole persone ci si può fidare, mentre l'insieme di queste in un gruppo scatena inevitabilmente sospettosità.
Bibliografia
- Fonte: PsyBlog
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