Lo strumento fotografico più prezioso che potete
portare con voi sul campo è un giorno in più (B. Jensen)
La fretta è uno dei nemici più insidiosi del fotografo. Naturalmente, è appena il caso di notare che una cosa è la fretta, e una cosa l'agire rapidamente e con prontezza. Essere reattivi, e capaci di cogliere al volo l'occasione che ci si presenta, è una qualità fondamentale, soprattutto per chi pratica la Street Photography o la fotografia naturalistica. La fretta, invece, è tipica di chi passa sulle cose con superficialità, nella convinzione di non avere il tempo necessario per fare le cose fatte bene e dunque accontentandosi di farle e basta, anche male. Ma se un pittore può affidarsi al proprio "mestiere" per aggiustare una immagine e renderla come la si desidera, un fotografo - che dipende dalle condizioni contingenti - il più delle volte non può farlo. Attendere che la luce sia quella giusta, che il soggetto sia nella posizione corretta, che le condizioni generali siano ottimali, richiede appunto la rinuncia alla fretta, e grandi dosi di pazienza. Ma non è solo questo. E' anche un fatto mentale. La fretta è una condizione psicologica che ci spinge a vivere nel futuro (magari immediato), ci spinge a pensare a quello che dovremo fare piuttosto che a quello che stiamo facendo. E non essere connessi al qui e ora significa necessariamente non essere in grado di realizzare una foto degna di essere ricordata, almeno 9 volte su 10. Dunque, fate tesoro del consiglio di Brooks Jensen e concedetevi se non un giorno in più, almeno una, due ore in più. Di certo non ve ne pentirete!