100 litri d’acqua al giorno imitando un insetto: così un architetto italiano ha creato l’albero della vita

Creato il 26 novembre 2014 da Cafeafrica @cafeafrica_blog
In Etiopia, donne e bambini devono percorrere quotidianamente molti chilometri per raccogliere un po’ d’acqua, molte delle volte nemmeno pulita o potabile. Così Arturo Vittori dell’Architecture and Vision ha realizzato il Warka Water, una struttura in bamboo che, attraverso un processo di condensazione, raccoglie l’umidità dall’aria trasformandola in acqua potabile. Un progetto tutto italiano per aiutare le persone in Etiopia.
Il progetto presenta numerosi aspetti positivi: si basa su un semplice principio naturale (la condensazione dell’aria che produce acqua potabile, sfruttando l’escursione termica giorno/notte, in molte zone dell’Africa molto accentuata); costa poco assemblarlo (circa 500 dollari); è facile da assemblare (quattro uomini lo montano in circa 10 giorni); è costruito con materiali ecologici e facilmente reperibili (giunchi e nylon).
Tutto inizia da un piccolo insetto, la stenocara. Il tenebrionide del deserto della Namibia è uno dei pochi esseri che riesce a sopravvivere nei deserti. Di giorno vive sotto la sabbia, poi di notte quando le temperature scendono esce. Si posiziona a circa 35°, sollevando le zampette posteriori inclinando così il corpo. Quello che fa durante la notte è raccogliere acqua per condensazione sul proprio corpo, che posizionato alla giusta inclinazione, permette all’acqua di scivolare in avanti per essere assimilata.
Studiato da ricercatori inglesi, questo insetto, in particolare il suo esoscheletro, è stato oggetto di una ricerca, che ha portato il Ministero della Difesa del Regno Unito a brevettare uno speciale tessuto, lo stesso usato per il Warka. Attualmente è in via di sperimentazione per fornire scorte d’acqua all’esercito di Sua Maestà nel deserto, per mezzo di particolari tute militari.
“L’ispirazione è stata questo insetto… se noi riuscissimo con i nostri edifici, con le nostre case, i nostri grattacieli a fare un decimo di quello che fa questo insetto, il consumo di acqua verrebbe risolto, con un po’ d’ingegno , senza alte tecnologie, scoprendo semplicemente le tradizioni di alcune popolazioni che utilizzano questo approccio in diversi modi”.
Una torre alta 9 m, costituita da una struttura reticolare a maglia triangolare, realizzata in materiali naturali tipici dell’Etiopia come il bamboo ed il giunco. Con un peso di solo 60 kg, è costituita di 5 moduli che si installano dal basso verso l’alto e possono essere sollevati e assemblati da 4 abitanti di un villaggio senza la necessità di ponteggi. Al suo interno il tessuto speciale in grado di raccogliere l’acqua potabile dall’aria per condensa, e alla base un recipiente.
In condizioni climatiche diciamo etiopi, dove di giorno si hanno temperature miti e di notte l’escursione termica è molte forte, la differenza di temperatura tra tessuto e aria, fa in modo che quest’ultima a contatto con il tessuto condensi rilasciando dunque l’acqua, elemento comunque presente nell’aria in percentuale più o meno alta. Al mattino sarà quindi possibile trovare sotto la struttura fino a 100 litri di acqua potabile. Utili a coprire il fabbisogno di una famiglia.
L’obiettivo del Warka è quello di divenire in un certo senso il centro del villaggio. Non a caso il nome Warka è preso da un particolare albero di fico tipico dell’Etiopia. Un albero immenso, che crea una zona d’ombra molto importante, sotto la quale le popolazioni si riuniscono per fare le loro assemblee.

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