100 morti, mezzo milione di senzatetto: il Centroamerica messo in ginocchio dal cambiamento climatico

Creato il 27 ottobre 2011 da Eldorado

Più di cento morti, danni incalcolabili, mezzo milione di senza tetto: questi i dati delle due settimane continue di pioggia che hanno afflitto il Centroamerica. Paese per paese, il panorama è desolante: El Salvador ha perso gran parte della sua infrastruttura (i primi accertamenti parlano di 650 milioni di dollari di danni); in Guatemala quasi duecentomila persone sono rimaste senza casa, mentre vari raccolti (fagioli, patate, tabacco) si sono dileguati con le acque; in Honduras si stanno valutando le ripercussioni geologiche di tanta precipitazione. Ovunque, è a rischio la raccolta del caffè. Da anni non pioveva cosi tanto. Per quindici giorni le piogge sono state continue, obbligando i governi a decretare lo stato di calamità nelle regioni più colpite. Dall’estero sono arrivati aiuti umanitari per fare fronte ad una situazione del tutto straordinaria. Farmaci, alimenti ed altri generi di prima necessità sono stati inviati per scongiurare una emergenza sanitaria. 

Gli esperti non hanno avuto dubbi nel segnalare le responsabilità di questa nuova catastrofe al cambiamento climatico provocato dalle emissioni di diossido di carbonio. Più volte le Nazioni Unite e differenti ong hanno indicato il Centroamerica come la regione più esposta nel mondo agli effetti dell’inquinamento atmosferico. Le conseguenze di quegli avvertimenti sono oggi sotto gli occhi di tutti: interi raccolti sono andati perduti, strade e ponti sono stati cancellati dalla furia dell’acqua, villaggi e comunità devono fare i conti con la totale mancanza dei servizi base. Le ripercussioni sull’economia sono già evidenti, ma la carenza di prevenzione potrebbe causare complicazioni a lungo termine. Uno studio finanziato dal Sica (Sistema de Integración Centroamericano) condotto da Ivette Aguilar, rivela che stando così le cose per il 2020 cinque milioni di persone saranno costrette alla povertà per ragioni climatiche, soprattutto in Honduras e Nicaragua. Inoltre, le produzioni di mais, fagioli e caffè si vedranno ridotte ai minimi termini, mettendo a dura prova le risorse alimentarie. Anche sotto l’effetto di queste minacce, il tema del cambiamento climatico è sul tappeto da almeno quindici anni, senza che sia stato varato un piano di contingenza ed intervento.   

Ieri, i presidenti centroamericani riuniti a San Salvador hanno stilato un documento da inviare ai paesi industrializzati dove chiedono la riduzione dell’emissione di gas nell’atmosfera. Mauricio Funes, il presidente salvadoregno ha chiamato in causa i colpevoli di questa situazione, le nazioni del primo mondo: ¨Non è possibile che i paesi responsabili dell’emissione di diossido di carbonio ci causino tanti danni. Loro inquinano e a noi toccano i morti e la distruzione¨. Secondo il ministro salvadoregno per l’ambiente, Rosa Chávez, la situazione è esplosiva: ¨Senza un finanziamento internazionale per combattere i danni provocati dal cambiamento climatico, la regione si presta ad una situazione di crescente ingovernabilità e di migrazioni obbligate¨. Per un approfondimento sui danni e le perdite economiche causate dal cambiamento climatico in Centroamerica c’é lo studio della Cepal ¨La economía del cambio climático¨ (versione spagnola e inglese): http://www.eclac.org/mexico/cambioclimatico/index.html


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