La cecaelia di Alexia Bianchini Creatura: Cecaelia
David era stordito, la testa doleva. Non ricordava dove aveva picchiato, non sapeva nemmeno in che luogo si trovasse. Sdraiato su un terreno morbido, si rese conto della poca luce sebbene la vista fosse annebbiata. Respirava a fatica; un’afa bestiale aleggiava intorno a lui.Le mani arrancarono rena, doveva trovarsi su una spiaggia. Si sorprese ad ascoltare il rumore della risacca. Ricordava appena l’ultimo guizzo di coscienza: era su una barca di turisti in giro per le isole greche del Mar Ionio.Era caduto, un lardoso tedesco lo aveva schiacciato con la prominente pancia. Per evitare di soffocare era salito in piedi sulla seduta e in quel momento la barca a forma di galeone aveva virato. Perdendo l’equilibrio aveva colpito lo scafo prima di cadere in acqua.“Possibile che nessuno si fosse degnato di gridare uomo in mare?” meditò, tastandosi la testa. Aveva i capelli bagnati e sporchi di sabbia.Strizzò gli occhi per cercare di mettere a fuoco, qualcosa di viscido e schiumoso gli accarezzò la guancia.Il terrore prevalse, uscì un grido stridulo. Si sentì ridicolo e cercò di calmarsi. Non riuscire a vedere lo riempì d’inquietudine. Cercò di riequilibrare il respiro, quando si sentì di nuovo toccare.«Chi cazzo c’è qui?» urlò in preda al panico, toccandosi il volto. La mano afferrò l’oggetto viscoso e freddo, ma sfuggì lesto.«Non avere paura, nessuno ti farà del male» proruppe una voce femminile, aveva uno strano accento, indefinibile.David si mise seduto, aveva un forte dolore al petto. La paura era diminuita dopo le dolci parole melodiose.«Non riesco a vedere» le disse, strofinandosi gli occhi.«Colpa dei miei atum, nel prenderti ti ho sfiorato gli occhi irritandoli» spiegò la voce misteriosa.«Grazie di avermi ripescato, ma non ti offendere, non capisco di cosa stai parlando» espose David. Era confuso e disorientato. Gli occhi iniziavano a bruciare per via del gesto insulso di strofinarli con mani sporche di sabbia.«Spiegare è difficile, potresti non comprendere, credo ti spaventeresti. Mio padre dice che siete timorosi».«Ah sì, credi che noi italiani siamo timorosi? Tuo padre è mai stato dalle nostre parti?» domandò irritandosi. «No, parlo di voi umani in generale» rispose la voce. «Eh sì, mio padre, il grande Krianon, ha visitato tutte le coste del mondo, anche le vostre.«Voi umani … e chi vi credete di essere voi greci, degli dei?» chiese ironico, supponendo di avere a che fare con una ragazza del posto.«Una volta ci avrebbero idolatrato, ora verremmo additati come mostri. Per questo viviamo nelle profondità del mare, in posti inaccessibili all’uomo».Il giovane rimase in silenzio. Si chiese se quelle parole non fossero dettate da uno scherzo di cattivo gusto. Forse era caduto dalla barca ed era stato ripescato da buontemponi. Di certo la sua salvatrice non poteva parlare sul serio.Fu scosso da un brivido. Di nuovo qualcosa di appiccicoso lo stava toccando. Ebbe un fremito e si irrigidì. Prima di perdersi nel panico, scattò e prese con entrambe le mani quella cosa orrenda che lo accarezzava. «Un tentacolo!». Le parole gli morirono in gola.«Noi li chiamiamo atum» precisò. «E il tuo nome qual è?» domandò curiosa.«D-david. E tu?» chiese, succube dell’angoscia.«Salymann, della stirpe azzurra». La voce tradiva fierezza. «Se stai fermo e ti sdrai, allevierò il tuo fastidio agli occhi, così potrai vedermi». David tremava, ma non aveva scelta se non affidarsi a quella creatura, sempre che non fosse vittima di uno scherzo ben riuscito. Con la mente in subbuglio che vagliava varie ipotesi, si mise sdraiato e attese. Il bruciore persisteva. Arrivò prima acqua fresca, poi sentì qualcosa di consistente sugli occhi.«Tienili chiusi. Ancora pochi istanti e queste alghe disinfetteranno il tuo viso».Di nuovo uno scroscio d’acqua, il volto fu liberato.David spalancò gli occhi. L’istinto aveva prevalso. Doveva vedere!Nell’ombra della sera notò l’iridescenza della creatura seduta di fronte a lui. Era bellissima! Un volto efebico, con occhi languidi blu mare, era incorniciato da una cascata di capelli indaco. I seni scoperti erano sodi e pieni, la pelle ricoperta di rugiada tonica e sensuale. Appena sotto l’ombelico tutto mutava, non vi erano splendide gambe a concludere quell’opera d’arte, ma decine di tentacoli blu lunghi un paio di metri.David rimase perplesso, la sua salvatrice era incantevole, persino con quelle protuberanze terribili a vedersi. Era una divinità, una visione onirica.I tentacoli si muovevano in continuazione, uno gli sfiorò i piedi. Lui non si ritrasse. Salymann sorrise e arrossì appena. Si spostò in avanti con il corpo, mettendosi di fianco a lui. Mani nelle mani.«Non sembri spaventato» gli sussurrò con voce languida. «Dal tuo sguardo comprendo che sei compiaciuto dal mio aspetto».«S-sei bellissima» balbettò, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso. Labbra tumide lo cercarono, si lasciò baciare. Un bacio tiepido e salato.«C-cosa sei?» le domandò quando la figura si staccò da lui, occhi negli occhi. «Una Cecaelia, così ci chiamano alcuni umani. Noi invece ci definiamo Talassiani, siamo il popolo marino» disse accarezzandogli il volto.David era in estasi, la creatura emanava un profumo intenso. Si perse nell’abbraccio dei molti tentacoli che lo accarezzavano sinuosi. Si ritrovò nudo, nell’abbraccio dell’amore. Nulla sembrava vitale in quel momento catartico, preso nella morsa dell’eccitazione. Poco importava della diversità evidente fra loro, o in che modo si sarebbe accoppiato con Salymann. Ardeva di desiderio, voleva farla sua, su quella spiaggia isolata di chissà quale isolotto della Grecia.«Grazie di avermi salvato» le disse, accarezzando quel viso soave. Un tentacolo gli avviluppò il braccio, bloccandolo con una ferrea presa. «Non ho mai detto di averlo fatto» rispose la cicaelia.«Hai detto tu di avermi preso» pronunciò, abbozzando un sorriso.«Certo, ma non per salvarti». La creatura lo guardava con trasporto. David fu scosso da un brivido. Il sorriso scomparve dalle labbra, lasciando posto a un’espressione sgomenta. La sensazione di eccitazione scomparve. I tentacoli che avvolgevano il suo corpo non parvero più così piacevoli.«A-allora p-perché mi avresti preso?» Il filo di voce uscì come un sussurro. Si accorse di percepire uno strano torpore alle membra. Era immobilizzato fra le spire della sconosciuta. La consapevolezza di essere in trappola prese il sopravvento, ma non riuscì a gridare. «Quando ho visto il tuo corpo nell’acqua non ho resistito alla tentazione. Avevo tanta fame» rispose Salymann, accarezzando il volto della sua preda.David non rispose, il narcotico rilasciato insieme alla schiuma dei tentacoli aveva raggiunto lo scopo. Non poteva più muoversi, né parlare. Salymann sorrise compiaciuta e mutò di colore. Da Indaco a rosso, intenso come il sangue. L’orrore si dipinse nello sguardo della giovane vittima.Si sentì un rumore secco, il becco corneo al centro dei tentacoli aveva appena rotto un osso. «Sarà doloroso, ma il sapore è migliore se il pasto produce adrenalina. La temperatura scende e la sudorazione aumenta, una vera leccornia» spiegò la divoratrice.Si nutrì, assaporando lentamente la preda. Inghiottì per ultima la testa, spaccando il cranio con un colpo secco.«Fate bene miseri uomini ad avere paura di noi» disse rientrando nelle limpide acque.Era quasi l’alba, il mare era calmo come l’olio. Mutò di nuovo, di un verde acceso. Annusò l’aria frizzante prima di immergersi nel suo mondo per tornare negli abissi profondi.