11. Senza fiato

Creato il 12 maggio 2011 da Fabry2010

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Prima di giungere all’hotel, passano in un  punto in cui è visibile il lato occidentale della città. La cupola dorata campeggia sotto le macchie bianche e nere delle nuvole, il campanile, dalla parte opposta, sembra segnare l’ora in cui qualcosa accade, dopo tanta attesa. La massa opaca delle case, trafitte da finestre grigie, è guarnita dal verde dei cipressi, spuntati come ciuffi d’erba tra le pietre. Pioverà, non pioverà? A Gad importa poco:
- Sono emozionato, non vedo l’ora di vederla.
Shaoul misura la distanza tra la cupola d’oro e il campanile:
- Certe cose, più si avvicinano, più sembrano lontane.
- Hai sempre la testa fra le nuvole! A cosa stai pensando?
- Eccoci arrivati: è il nostro albergo.
La palazzina è modesta: tre piani intervallati da cinture in pietra e finestroni rettangolari sovrapposti.
- Pensavo a un cinque stelle!
- Non dobbiamo insospettire, fratello: ricordati che la missione è delicata.
La reception è una sala ampia distribuita su tre ambienti: il bancone della portineria e due gruppi di poltrone con tavolino in mezzo, su cui domina una pianta grassa, un’agave nana, sembrerebbe. I due si siedono istintivamente, stanchi del cammino. Un giovane in camicia bianca e cravattino si avvicina quasi subito:
- I signori desiderano?
- Siamo qui per un vostro cliente.
- Volete che lo chiami?
- Conosciamo solo il nome: Avigail.
Il giovane sembra sorridere impercettibilmente:
- Vi aspettava. L’avverto dell’arrivo.
Gad e Shaoul si guardano sorpresi: perché quell’aria di complicità? Chi sarà questa Avigail? Sentono un fruscio proveniente dalla zona del bancone: è una donna bionda, in abito attillato, attraversato da due strisce verticali di pizzo nero. Sono rimasti senza fiato, ma qualcuno deve pur parlare.
- Mi chiamo Avigail. L’ultimo biglietto è questo.
Porge loro un rettangolo di carta bianca, con una scritta in stampatello. Gad e Shaoul leggono insieme, a voce alta:
- Sei venuto a rovinarci?