12 anni schiavo

Creato il 09 marzo 2014 da Alessio688

Essendo vissuto da uomo libero per oltre trent’anni, durante i quali ho goduto del bene prezioso della liberta’ in uno stato libero, ed essendo poi stato rapito e venduto come schiavo – condizione in cui sono rimasto fino alla mia liberazione avvenuta nel gennaio del 1853, dopo dodici anni di schiavitu’ – qualcuno ha ritenuto che la storia della mia vita e delle mie tribolazioni non sarebbe stata del tutto priva di interesse per il pubblico.
Solomon Northup

Dopo aver visto The Butler non potevo farmi certo mancare 12 anni schiavo, ho infatti una particolare sensibilità verso gli argomenti che trattano questi due film, penso infatti che uno dei più grandi e gravi peccati di cui si sia macchiato l’uomo nel corso della sua storia sia proprio la schiavitù. Se andiamo a vedere la storia poi scopriremo che l’abolizione della schiavitù è piuttosto recente.

Il libro da cui è tratto il film

12 anni schiavo è un film tratto dall’autobiografia di Solomon Northup pubblicata per la prima volta nel luglio del 1853 e assistito nella stesura da David Wilson, un avvocato molto rinomato di New York, già autore di qualche pubblicazione sulla storia locale e abolizionista. Il libro vendette 33.000 copie e all’epoca fu considerato un vero e proprio bestseller.

La trama del film

Stati Uniti, 1841. Solomon Northup è un musicista nero e un uomo libero nello stato di New York. Ingannato da chi credeva amico, viene drogato e venduto come schiavo a un ricco proprietario del Sud agrario e schiavista. Strappato alla sua vita, alla moglie e ai suoi bambini, Solomon infila un incubo lungo dodici anni provando sulla propria pelle la crudeltà degli uomini e la tragedia della sua gente. A colpi di frusta e di padroni vigliaccamente deboli o dannatamente degeneri, Solomon avanzerà nel cuore oscuro della storia americana provando a restare vivo e a riprendersi il suo nome.

Io non voglio sopravvivere, io voglio vivere.
Solomon Northup

Il Trailer

Commento

12 anni schiavo è un film molto crudo con scene reali e forti, mi è piaciuta molto la regia di Steve McQueen che più volte ha fatto uso di primi piani sui volti degli attori mostrando la sofferenza che traspariva dai loro occhi e facendoti sentire quasi faccia a faccia con le tribolazioni che stava patendo quello schiavo, o trasmettendoti l’incredibile caldo sotto il quale si spezzavano la schiena per raccogliere cotone in Louisiana mentre le fruste schioccavano poco dietro di loro. Il film mostra brutalmente come fosse la vita in quei luoghi dimenticati da Dio, dove un nero non era altro che un oggetto comprato dal padrone e come tale era a sua completa disposizione, condizione che permetteva al signore di usare e abusare dei suoi schiavi come meglio credeva: frustandoli, impiccandoli, umiliandoli e violentandoli sia sessualmente che mentalmente.  Solomon Northup nella sua sciagura è stato “fortunato” perché a differenza di tanti altri è riuscito a raccontare la sua storia, purtroppo tanti schiavi neri sono morti nei campi di cotone tra atroci sofferenze e torture da parte dei loro padroni. La schiavitù è stato uno dei più brutali peccati di cui si è macchiata l’umanità, privando della libertà persone che come tutte dovrebbero goderne perché  concessagli dalla natura stessa. Penso che film e libri del genere servano come monito alle generazioni future per non dimenticare quegli errori terribili di cui si è macchiato il genere umano, così da non commettere nuovamente simili barbarie.

Le leggi cambiano, le verità universali restano


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