- Di Giorgia Afnan Caliari
“Un bicchiere di buon vino ai pasti fa bene!!” E con questa filosofia della piccola dose benefica, comune e popolare, che non solo appoggia ma addirittura invita a bere, l’Italia 2° produttore di vino al mondo si è ritrovata con dati statistici allarmanti.
Nel bel paese secondo i dati Istat l’11,9% dei giovanissimi, maschi e femmine senza alcuna differenza, tra gli 11 e 15 anni ha avuto nel corso del 2011 almeno un comportamento a rischio. La quota di 14-17/enni che consuma alcol fuori pasto passa dal 15,5% del 2001 al 18,8% del 2011. Tra i giovani di 18-24 anni che frequentano assiduamente le discoteche, i comportamenti di consumo di alcol a rischio sono più diffusi (31,9%) rispetto ai coetanei che non vanno in discoteca (7,8%). Stesse differenze si riscontrano tra i frequentatori di spettacoli sportivi e concerti. Dati facili da intuire visto che le occasioni per poter consumare alcolici sono molteplici.
Il vino o la birra ai pasti è abitudine e tradizione della maggioranza delle famiglie italiane. In questo modo il ragazzino e la sua coetanea crescono con l’idea che questa bevanda presente sulla tavola di un ambiente protetto come la famiglia, male non deve fare. Anzi, magari è proprio il genitore che per primo gliela propone e fa assaggiare, rigorosamente mescolata con un po’d'acqua.
Senza tralasciare il fatto che vini e spumanti si ritrovano con consuetudine anche in tutti i luoghi di festa, per esempio a un matrimonio, ad una comunione e persino ad un battesimo.
L’alcol favorisce incontri importanti siano essi di lavoro o di affari e gli astemi hanno decisamente vita difficile. Perché chi non vuole bere si ritrova paradossalmente a doversi giustificare, consciamente o inconsciamente, perché comunque si sente diverso, si percepisce come colui che non vuole partecipare.
-Ma come, neanche un goccettino?-
I comportamenti a rischio nel consumo di alcol (per consumo giornaliero non moderato, “binge drinking” ovvero consumo di sei o più bicchieri di bevande alcoliche in una sola occasione e consumo di alcol da parte dei ragazzi di 11-15 anni) riguardano otto milioni e 179 mila persone. Questo è ciò che emerge dagli indici 2011 dell’Istat sull’uso e abuso di alcool in Italia.
E il dato fondamentale e più sconvolgente è che l’emergenza tocca sempre più da vicino i giovani che frustrati dal disagio del modo di vivere e di dover apparire di questi tempi, nonché dalle tensioni sociali, dal non sapere rispondere adeguatamente alle richieste fatte dalla società guidata da input che non le sono propri, da ideali utopistici e da stili di vita che sono sempre più ” stile fiction” e sempre meno umani; dal non riuscire a trovare strade da percorrere idonee al loro modo di concepire la vita, trovano nei momenti di svago il vero modo per evadere, ovvero la bevuta con gli amici.
Il fatto grave è che l’alcol dà una sensazione di euforia e di benessere momentanei e temporanei che una volta svaniti lasciano strascichi fisici e soprattutto psicologici, nonché assuefazione.
La persona che ricorda lo stato di piacere vissuto lo ricercherà appena possibile e quindi alla successiva uscita.
Dopo l’assunzione di alcol anche in piccole dosi, si formano nell’organismo umano ed in particolare a livello celebrale delle sostanze, una di queste si chiama tetraidropapaverolina che crea uno stato di piacere e di euforia ed elimina molti freni inibitori. Ci si sente perciò meno timidi, più forti, più liberi a livello sessuale e così via. Tale blocco è proporzionale alle quantità ingerite ed è destinato a dissolversi a breve.
L’alcol diminuisce l’attività dei neuroni e induce tolleranza e dipendenza come i farmaci sedativo-ipnotici. Con l’andare del tempo i ricettori per gli oppioidi aumentano e perciò inconsciamente la persona sarà portata a bere sempre più per poter rivivere le esperienze gratificanti ed euforizzanti che il bere concede e cercare di goderne più a lungo possibile, con gli effetti e le conseguenze che ben si conoscono. Quindi anche colui che crede “di reggere bene il vino” rischia di entrare suo malgrado in un vortice senza uscita.
Con questo non si vuole certo dire che tutti i bevitori di alcol siano degli alcolizzati ma sottolineare che il pericolo c’è ed è evidente.
L’emergenza sull’abuso degli alcolici oltre che essere un problema fisico proprio di chi assume la sostanza, diventa un problema sociale serio. I danni alla famiglia sono innumerevoli così come al contesto sociale allargato in cui vive il bevitore, che avrà relazioni instabili, invalidità fisica e psicologica, incapacità di costruire legami affettivi e relazioni stabili.
La cronaca nera fornisce dati sconcertanti ed impressionanti di comportamenti violenti :
- 1 omicidio su 4 e 1 suicidio su 6 è alcol-correlato di violenze carnali, aggressioni. Senza tralasciare, poi, gli incidenti stradali o sul lavoro.
L’alcol rappresenta la prima causa diretta o indiretta di morte tra i giovani fino all’età di 24 anni. Dato questo decisamente allarmante.
L’Istituto di Statistica ricorda che l’Organizzazione mondiale della Sanità raccomanda la totale astensione dell’alcol fino ai 16 anni, per evitare di aprire la strada a comportamenti gravi che possono porre le basi a possibili consumi smoderati di alcool nel corso della vita.
Per contribuire a debellare questa piaga sociale, nell’anno 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di dedicare una Giornata Mondiale alla lotta all’alcolismo ed alla prevenzione dei rischi derivanti dall’abuso di alcol in tutto il mondo, denominata “ALCOHOL PREVENTION DAY”.
Oggi ricorre questa giornata e questa undicesima edizione è finanziata dal Ministero della salute e molte sono le manifestazioni dedicate affinché cambi la mentalità della gente e lo stile di vita delle persone.
Cercare di tappare il buco è difficile e a volte impossibile, cercare di evitare di creare lo strappo invero un dovere familiare e sociale.