«18 Aprile festa nazionale dei parastatali con almeno due anni di servizio. La scelta, casualmente di comune accordo fra tutti i parastatali del regno, festeggiava San Galdino vergine. Tutti si preparavano alla festa e nessuno ne sentì mai la mancanza. Il
Il popolo eseguiva un raro esercizio di masturbazione massificata. La forza dell’ordine nell’esercizio del proprio dovere si identificava col popolo, e tutti cantavano in coro «Binario, dolci parallele della vita». I parastatali scalzi e votati alla castità si recavano in fila per quattro verso lo stadio pena: la morte. Il primo esercizio, consisteva nella scalata dei tralicci d’illuminazione ai bordi dello stadio; e nell’immediato tuffo a testa in giù sulle gradinate. Altri mille giochi coronavano la festa e tutte le categorie partecipavano con spirito sportivo e abnegazione assoluta. Al vincitore veniva concesso di toccare per secondi trenta le cosce alla Regina, ma inevitabilmente ogni anno era lo stesso Re, gelosissimo e depilato, a sottoporsi al trattamento. Allora ci furono dei moti sovversivi capeggiati dai rossi, che al grido «W la regina e le sue cosce» organizzarono manifestazioni articolate. La rivoluzione non tardò. La rivoluzione era fissata per le ore 18:00 in piazza larga e si apriva con un concerto di Fabrizio De Andrè.»
(Rino Gaetano, copertina di Mio Fratello è Figlio Unico, 1976)
Amen.