12 regole di scrittura di Terry Brooks

Da Anima Di Carta
Ultimamente vanno per la maggiore nella blogosfera i consigli di Stephen King tratti da On Writing (ripresi da Maggie Zhang e qui in Italia in primis da Daniele Imperi), così ho pensato di rilanciare con altri consigli, meno celebri, ma secondo me altrettanto validi (anzi...). Forse non si presteranno a meme o pagelle, ma qualcosa da dire secondo me ce l'hanno senz'altro anche loro. E poi, mio dio, non ne potevo più di sentir parlare di S.K.!
Questi suggerimenti sono estratti da A volte la magia funziona. Lezioni da una vita di scrittura, un libro a metà tra un'autobiografia e una guida alla scrittura. Si tratta di regole (così le chiama lui stesso) che Brooks afferma di usare quando scrive e che possono tornare utili a tutti. Per ognuna, ho pensato di riportare le parole dell'autore, a volte leggermente rielaborate per generalizzarle rispetto agli esempi.
1) NON METTO NULLA, NEI MIEI LIBRI, CHE NON SI BASI SU QUALCHE CONSIDERAZIONE VERA E REALE SULLA CONDIZIONE UMANA.
I lettori devono essere in grado di identificarsi nel racconto in modo tale da riconoscere le verità fondamentali della narrazione e credere in esse. Che scriviate fantasy epica, contemporanea, urbana shock, comica, gastronomica o qualcosa di completamente diverso, il vostro materiale deve contenere verità. Altrimenti i lettori troveranno arduo "sospendere l'incredulità" per il tempo necessario a mantenere vivo l'interesse.
2) TUTTO CIÒ CHE INCLUDO DEVE FAR PROGREDIRE LA STORIA IN QUALCHE MODO PERCEPIBILE.
Ci sono grandi quantità di idee intelligenti, personaggi coloriti e meravigliosi sviluppi dell'intreccio nascosti nella vostra testa, che richiedono attenzione, che cercano un posto nei vostri libri. A meno che non facciano qualcosa che contribuisca a portare avanti la storia, a meno che non servano a uno scopo, eliminateli tutti. E se non fanno altro che occupare spazio e darsi un'aria intelligente, toglieteli. 
3) SCRIVI DI QUELLO CHE SAI.
Potete ottenere gran parte di ciò che vi occorre con qualche ricerca, un po' di intuito e l'uso giudizioso dell'immaginazione. La cosa che dovete evitare è scrivere una storia i cui elementi centrali dipendano da qualche approfondita esperienza di vita che non possedete. Così, per esempio, non dovreste affrontare una storia il cui protagonista è un medico che cerca di curare il cancro e in cui è essenziale la valutazione degli attuali progressi della medicina se non sapete nulla di dottori, di cancro e di laboratori e non volete compiere estese ricerche su tutt'e tre. 
4) I VOSTRI PERSONAGGI DEVONO COMPORTARSI IN MODO CREDIBILE.
Non si deve far agire un personaggio in modo arbitrario, incoerente e poi non darne la spiegazione. Né, peggio ancora, il comportamento di un personaggio deve far sospettare che lo scrittore si sia cacciato in una situazione complessa e adesso cerchi di risolverla mediante una soluzione qualsiasi, uno squallido deus ex machina. I comportamenti irrazionali o incoerenti rovinano qualsiasi sforzo di creare un personaggio credibile e pienamente delineato.
5) IL PROTAGONISTA DEVE AFFRONTARE UNA SFIDA CHE RICHIEDA DETERMINAZIONE.
Il conflitto è necessario in ogni intreccio perché desta interesse per i personaggi e preoccupazione per la loro sorte. (...) Ma, per dare profondità alla storia, forse dobbiamo mostrare anche gli altri problemi del protagonista e non solo quelli dell'imminente confronto con la sua nemesi.
6) MOVIMENTO UGUALE CRESCITA, CRESCITA UGUALE CAMBIAMENTO; SENZA CAMBIAMENTO NON SUCCEDE NIENTE.
Il movimento può prendere forme diverse. In alcuni libri ha natura esclusivamente fisica. I personaggi sono impegnati in una ricerca che richiede loro di compiere un lungo viaggio, oppure abitano in qualche luogo strano che comporti di viaggiare nel territorio circostante per capire che cosa stia succedendo. In altri libri nessuno viaggia molto e il movimento è del tutto emotivo o psicologico. I personaggi scoprono verità su se stessi o sugli altri di cui non si erano mai accorti, vengono a capire se stessi grazie agli avvenimenti e alle circostanze o attraverso la loro interazione con altri personaggi. (...) L'importante è che in ogni caso, indipendentemente dal fatto che il movimento sia fisico, emotivo o psicologico, nei personaggi interessati si abbia una sorta di crescita.
7) LA FORZA DEL PROTAGONISTA SI MISURA SULLA GRAVITÀ DELLA MINACCIA COSTITUITA DALL'ANTAGONISTA.
Più forte la minaccia rappresentata dall'antagonista, maggiori le richieste poste al protagonista. Se dobbiamo partecipare emotivamente a ciò che accade al nostro protagonista nel corso della storia, dobbiamo vedergli affrontare una sfida plausibile, presentata in modo corretto. Non vogliamo leggere quattrocento pagine per poi scoprire che, in fin dei conti, gli ostacoli affrontati non erano gran cosa. Questo non significa che per non deludere i lettori dobbiamo far correre al protagonista un pericolo di morte dietro l'altro: significa che, tenuto conto della natura della storia, il conflitto che il protagonista affronta deve essere reale e importante.
8) MOSTRA, NON DESCRIVERE.
Il significato di quelle parole è che gli scrittori devono ricordare questo principio: meno li vediamo nel corso delle loro storie, migliori sono le storie. A interessarci sono i personaggi e l'intreccio del libro, non l'autore. L'autore deve rivelare la storia attraverso le parole e le azioni dei personaggi, non attraverso la propria narrazione dei fatti. Tutto ciò che avviene in un libro deve svolgersi come se l'autore non fosse presente.
9) NEL DESCRIVERE I PERSONAGGI, EVITA LA LISTA DELLA SPESA.
È più interessante - e coinvolge maggiormente il lettore - rielaborare le descrizioni dando loro la forma narrativa nella quale ci viene mostrato il personaggio attraverso i suoi movimenti e il suo pensiero.
10) I PERSONAGGI DEVONO SEMPRE ESSERE PRESENTI IN UNA STORIA PER QUALCHE MOTIVO.
Innanzitutto, se la presenza del personaggio non porta avanti la storia, la avvia su un binario morto. (...) In secondo luogo, popolando la vostra storia di personaggi che non contribuiscono a portarla avanti, rischiate di sminuire il ruolo dei personaggi che invece le danno un valido contributo. Se allontanate l'attenzione dai personaggi importanti, da quelli che sono nella storia per una ragione valida, i lettori perderanno di vista i veri protagonisti, o, peggio ancora, rimpiangeranno che i protagonisti non siano quei personaggi tanto simpatici!

11) I NOMI SONO IMPORTANTI.
Questo è vero non solo per i nomi dei personaggi, ma anche per quelli dei luoghi e degli oggetti. I nomi devono svolgere due compiti molto specifici: devono essere adatti al tipo di storia che viene raccontato e devono dare qualche suggerimento sulla persona, il luogo o l'oggetto cui si riferiscono.(...) La sonorità di un nome, l'aspetto che ha sulla pagina scritta, i collegamenti che vengono fatti in modo conscio e subconscio giocano tutti una parte nel modo in cui "suonano" al nostro orecchio.
12) NON ANNOIARE IL LETTORE.
Si può annoiare il lettore in molte maniere diverse. Non c'è solo la mancanza di azione; l'eccesso di azione può portare agli stessi risultati. Nella scrittura, come nella vita, tutto richiede equilibrio. I personaggi di cartapesta, le storie senza intreccio, la prosa pesante, i finali talmente tirati a lucido che stridono. Sono trappole così risapute che nessuno scrittore dovrebbe esserne all'oscuro. (...) Una buona regola pratica è la seguente: se mentre scrivete vi annoiate, si annoierà anche il lettore. 


E voi, mettete in pratica tutto ciò nei vostri scritti? Le ritenete regolette utili?


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