Veneto -> Belluno -> Val di Zoldo. Un volo e 2 treni da Bari. Un caso di ‘reciproca difesa’: da una parte le Dolomiti, lì a difendere la valle; dall’altra gli zoldani, paladini perfetti del loro angolo incontaminato di mondo. Qui c’è tanta acqua, tanti cervi e tanta propensione al buon vivere, semplice e rilassato. C’è il dovere di preservare e rispettare, che tu sia abitante o visitatore, che tu sia lì per un giorno o per un mese. Non è quindi una meta per tutti, questo è certo e, aggiungerei, per fortuna.
C’è la montagna in estate, la montagna in inverno e la montagna in autunno. Quella dei colori caldi e delle grandi mangiate di funghi, quella delle fioriture e dei camini accesi, quella dei ritmi lenti lentissimi e dei prezzi più bassi. Volete 10 motivi per andare in Val di Zoldo oltre questi? Voglio essere generosa, ve ne dico 13.
Andare in Val di Zoldo per …
Trovare sul comodino dell’hotel 5 mini Ritter Sport (anche quello ai cornflakes… che aggiungere), mangiarli TUTTI nell’arco di 10 minuti e con fare soddisfatto raccontarsi storie assolutamente reali del tipo “scalerò montagne a mani nude ho bisogno di calorie (tanto le brucerò)”. Ecco l’hotel che ho fatto fallire causa rifornimento costante di Ritter: Hotel Edelweiss.
Cenare in una malga. Fuori la pioggia, dentro il camino. E poi, un tavolo di legno, l’acqua di malga (l’avevo già scritto qui, l’acqua delle sorgenti è acqua, tutto il resto è fake), un vino rosso che ti mette in pace con il mondo, un vero tagliere di formaggi di malga e di alpeggio, canederli, zuppa e strudel. In sottofondo, i campanacci delle gentilissime mucche che ti hanno offerto quei formaggi da nobel per la pace gastronomica e l’improvvisa sensazione di essere là sui monti con Annette dove il cielo è sempre blu e tutti si vogliono bene. La malga in questione è Malga Calleda a 1600 metri (Passo Duran – tra Zoldo Alto e Valle Agordina). Mail: tenutaalceresone@gmail.com
Camminare nel bosco, camminare nel silenzio, camminare tra i funghi, camminare tra il rosso dei faggi e il giallo dei larici, camminare in riva a un lago, camminare tra i ruscelli, camminare tra rocce bianche, nere e verdi. Camminare e respirare insomma. Bosconero: 2/3 ore lente di cammino, 600 metri di dislivello. Fatica: non indifferente per chi è nato, cresciuto e abituato a vivere in città in cui la pendenza massima è quella del garage, ma assolutamente fattibile. La frase “se l’ho fatto io possono farlo tutti” chiarisce il tutto meglio di mille frasi motivazionali. Soddisfazione: infinita. Ma veramente infinita. Cammini, cammini, cammini e nel momento in cui inizi a pensare “ok, arriverò ai confini del mondo” ti si apre una finestra sui monti, una delle più belle che abbia mai visto.
IL rifugio: quello dove ti ci possono portare solo i tuoi piedi, quello ad almeno un’ora dalla civiltà, quello sostenibile in cui l’energia è bioenergia, quello in cui puoi mangiare i pastin (delle simil polpette di manzo e maiale molto speziate), la polenta e lo strudel caldo, quello in cui il caffè è fatto nella moka, quello in cui le tende sono a quadrettini bianchi e rossi e alle pareti sono appesi cuori di stoffa, quello in cui ci sono i cani e il gatto più enorme di sempre. E infine lei, Monica, perfetta padrona di casa del Rifugio Bosco Nero, ottima cuoca, dotata di quella sensata e intelligente anarchia che pochissimi hanno la fortuna di avere. Non ho mai visto un essere umano mischiarsi così perfettamente a un luogo, con lei è successo. Qui potete leggere il bellissimo racconto della giornata di Emiliano, geologo e grande guida per l’occasione.
Sentire lo schianto di un pezzo di roccia, un eco assurdo e inaspettato, e capire che la montagna è viva. Sembra immobile, immutabile, ma non lo è.
Pranzare con la schiena attaccata a una stube e godere di tutto quel calore. Ovviamente ora la voglio a casa.
Avere una nuova missione nella vita. Se ti parlano con esaltazione della poesia dei cervi in amore giungi alla conclusione che devi assolutamente organizzare una giornata di avvistamento di questi benedetti cervi in amore. Non mi darò pace fin quando non ascolterò con le mie orecchie il famoso bramito, ormai sono in fissa.
Per scoprire l’esistenza dell’anguana “creatura legata all’acqua, dalle caratteristiche in parte simili a quelle di una ninfa e tipica della mitologia alpina”. Pare essere giovane, attraente e se ricordo bene le parole di Emiliano anche dai capelli rossi… voglio essere una anguana, stop.
Per incontrare in un rifugio Milo ‘l’uomo di montagna’, scendere a valle con lui, rubargli vergognosamente e senza sensi di colpa un bastoncino da trekking per scivolare 10 volte piuttosto che 100 e dopo 2 ore di cammino diventare ad honorem la “regina del bosco”. Milo è stato un piacere conoscerti!
Perdere il sentiero, capita anche questo. Se ti ritrovi in modalità Indiana Jones a dover passare tra piante e arbusti, sfidando pioggia e aghi di pino (che forse non erano di pino ma di un altro albero), tornato a casa penserai solo una cosa: al mondo non c’è niente di più meraviglioso di una doccia calda e di un bagnoschiuma al muschio bianco. Per la cronaca, chi perde il sentiero poi lo ritrova (questo è un insegnamento di vita).
Il gelato artigianale della Val di Zoldo: la sua fama lo precede. I siciliani hanno inventato il gelato ma gli zoldani sono stati i primi, alla fine del 1800, ad esportarlo in tutto il mondo. Una storia fatta di maestri gelatai, carretti ed emigrazione. Un gelato può valere un viaggio? Sì.
I tabià. Quanto sono belli. L’unione di legno e pietra per dar vita a tipiche costruzioni utilizzate come stalle e fienili. Si trovano nei paesi, alle pendici delle montagne, lungo i sentieri, immersi in quelle distese infinite di erba e fiori, circondati dalle Dolomiti. Oggi alcuni sono ancora adibiti alla loro funzione originaria, altri sono stati trasformati in seconde case e abitazioni destinate ai turisti. Da non perdere quelli della valle e il Mas Sabe (raggiungibile in 30 minuti da Costa seguendo il sentiero).
Svegliarsi e fare colazione qui. Da una parte le Dolomiti, dall’altra una torta fatta in casa. Poi uscire e imbattersi nelle stelle alpine e nelle rose più profumate di sempre, nei vicoli affacciati sui monti, in chi ti incrocia e ti saluta, nei crocifissi, nelle fontane e nei gradini in pietra.
Dopo i 13 motivi per andarci, ecco un motivo per non metterci piede: se sei fan delle località stile ‘grande villaggio vacanze’, cerchi tanta gente, hotel ad 8 piani e 200 camere, nottate tutta vita tutto sballo, menu turistici a 10 euro, una natura ordinata, piegata all’uomo e alla sua grande voglia di essere il Re del mondo, bhè, puoi tranquillamente e felicemente andare altrove.
Per saperne di più sulla Val di Zoldo:
Dolomiti Val di Zoldo (Pagina Facebook)
Immersioni con gli scarponi (Pagina Facebook)
Qui invece tutte le altre foto: album