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13 novembre 2010: il Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi è libera

Creato il 13 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Quattro anni fa, in Birmania e in tutto il mondo, si festeggiava il rilascio di Aung San Suu Kyi, personaggio simbolo della lotta per la libertà, per la democrazia e per i diritti umani e civili.

San Suu Kyi, di famiglia benestante, trascorse l’infanzia in India e completò gli studi ad Oxford.
Torna in Birmania a 43 anni, nel 1988, durante il colpo di stato militare, e inizia la sua personale lotta non violenta per quei diritti che il regime militare si era imposto di limitare fortemente. La Birmania cambia nome in Myanma(r)
Diventa segretario generale della Lega Nazionale, movimento pacifista con l’obiettivo di democratizzare la Birmania. Nel 1989, un anno prima delle elezione multipartitiche decise dal Regime per formare l’Assemblea Costituente del Paese; San Suu Kyi viene messa agli arresti domiciliari dall’esercito che, forte del potere politico, coercitivo e mediatico, attua una campagna diffamatoria volta a screditare la figura dell’attivista.
San Suu Kyi vince in quell’anno il Premio norvegese Rafto, che spesso anticipa gli esiti del Nobel; le viene inoltre dedicato il Premio Sakharov per la libertà di pensiero istituito dal Parlamento Europeo.
L’operazione del regime non porta a nulla, la Lega nazionale vince le elezioni in maniera schiacciante, con un 82% di voti.
Il regime militare ignora il risultato elettorale, estromette dai giochi politici la Lega Nazionale e rimanda la costituzione dell’Assemblea Nazionale.
Aung San Suu Kyi rimane prigioniera, ma  nel ottobre del ’91,  viene insita al Premio Nobel per la pace. Da quel momento i fari di tutto il mondo si accendono, rivolgendo lo sguardo sulla Birmania e sulla pacifista, che diviene immediatamente un’icona dell’era contemporanea.
La Birmania viene ancor più isolata diplomaticamente e San suu Kyi investe i soldi del premio in istruzione e sanità.
Qui l’assegnazione del premio al marito  Michael Aris e al figlio Alexander and Kim Aris.

Quattro anni dopo – forte delle pressioni statunitensi – viene concessa una semi libertà all’attivista, che subito si rimette alla guida del suo partito, iniziando una forte opposizione all’esercito. Fino al 2010, anno del reintegro della piena libertà, San Suu Kyi rimane vittima di restrizioni fisiche e limitazioni di azione.

Il 16 giugno 2012 la donna riesce finalmente a ritirare il premio che le spetta, commuovendo il mondo con la sua fermezza e determinazione. Inseriamo un estratto di quel discorso.

Intanto in Birmania inizia un processo di democratizzazione assai lento e manovrato. Nel 2011 la forma di governo passa da stato militare a stato civile, rimanendo però una costola del regime precedente.
Alle elezioni dell’anno dopo, che però riguarda solo una piccola parte del Parlamento, San Suu Kyi ottiene finalmente un seggio (con l’80% di preferenze nella sua circoscrizione), e la Lega Nazionale si pone come principale opposizione alla maggioranza dei soldati dell’esercito, conquistando ben 43 seggi su 45 disponibili.
Questo permette al premio Nobel e al suo partito di acquisire visibilità non solo umanitaria, ma più prettamente politica, in vista alle elezioni del 2015.

Il 31 ottobre 2014 il Presidente Thein Sein ha incontrato i rappresentanti dell’opposizione, dell’esercito e dei gruppi etnici e ha annunciato elezioni entro la fine dell’anno prossimo.
Nell’incontro, oltre che di processo di pace e riforme, si è discusso dell’emendamento costituzionale che permetterebbe a San Suu Kyi di candidarsi come Presidente.

The Lady, nome del film biopic sulla donna di Luc Besson, e suo soprannome, ha costantemente  attirato in questi anni l’attenzione di tutti i media del pianeta.
In Birmania è illegale acquistare, importare e essere scovato in ascolto dell’album All That You Can’t Leave Behind,degli U2. Fra i brani che lo compongono quello a lei dedicato: Walk on.

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