13 novembre 2011: (ri)costruire oltre b.

Creato il 13 novembre 2011 da Alessandro @AleTrasforini

A fantoccio decaduto, è più che mai necessario provare a guardare oltre.  Con la giornata di ieri, a capitolo terminato, si è chiusa una parentesi durata quasi un ventennio.  Si è concluso, forse definitivamente, un arco di tempo fatto di ogni possibile incubo per lo Stato italiano: nessun miracolo è avvenuto, in un tempo nel quale il grido di 'Forza Italia' è stato urlato solo guidando in retromarcia.  I mesi che attendono questo Paese non saranno per niente facili, nè si può urlare a piena voce di essere ormai fuori dalla tempesta. L'impedimento maggiore è stato rimosso o, per meglio scrivere, fatto rimuovere.  Il merito più grande della fuga spetta a fattori che, un domani, potrebbero costituire pericolosi precedenti per gli equilibri e le indipendenze della politica: il commissariamento statale e la dipartita di B. sono stati affidati ad enti economici e terribilmente aleatori, quali mercati finanziari ed economie mondiali.  Ad ora, oggettivamente, le congetture di esecuzione sono state favorevolmente accolte dalle coincidenze storico-politiche contingenti.  Lo straordinariamente negativo deficit di credibilità cumulato da questo Governo aveva raggiunto livelli di allarmante pericolosità, finendo con l'esercitare sfinenti contraccolpi anche sull'affidabilità dell'estinzione dell'immensa mole di debito pubblico agli infiniti creditori che se lo contendono.  La pericolosità, da adesso in poi, potrebbe essere quella di (ri)vedere una politica definitivamente subordinata alle decisioni imposte dalle alte economie. Cosa fare se uno Stato non funziona adeguatamente? Far rimuovere la sua massima classe dirigente premendo su livelli di spread deficit non potrà costituire, per sempre, una soluzione definitiva ad ogni possibile problema.  Il signor B. ha avuto vent'anni a disposizione per cercare, in un qualche modo, la costruzione di una qualche forma di miracolo: la sua più completa inettitudine e lo sfregio assoluto delle Istituzioni hanno giustificato positivamente questo allontanamento. Guardando oltre, nonostante tutto, è necessario sperare anche in un risveglio collettivo che sappia smuovere civismo e responsabilità partendo dalle basi.  Le urla e le grida riesumate ieri nelle piazze dovranno, negli anni a venire, trasformarsi in un costante e più silenzioso presidio dei valori essenziali con cui mantenere vive dignità e sensibilità di uno Stato glorioso come quello italiano: non si dimentichi mai che, purtroppo, è stata la maggioranza (assoluta o relativa è indifferente, nds) degli italiani a permettere che la macchietta B. continuasse ad esercitare perentoriamente il suo (stra)potere politico.  Termina un periodo nel quale, di fatto, l'inettitudine di una certa politica è stata resa manifesta ed innocua dall'avvento di quelli che qualcuno chiama poteri forti.  Termina un periodo da cui, ad ora, è ancora impossibile trarre precise e definite conclusioni.  Al Governo (tecnico) che verrà buona parte dell'Italia chiede equità e riforme finalizzate a stabilizzare o frenare questa terribile notte nella quale siamo precipitati.  Si guardi agli squilibri sociali, con un occhio di riguardo per gli Enti Locali che fino ad oggi hanno risposto alle carenze provenienti dai vertici della base statale.  Si pensi ad una politica energetica lungimirante, capace di sfruttare appieno quelle straordinarie ed uniche caratteristiche che solo questa penisola possiede in maniera così concentrata. Si ripensino reali riforme di fattori essenziali quali scuola ed università, accostandole in più fasi a quel mondo del lavoro che ha tanto bisogno di nuovo capitale umano da plasmare. Si pensi ad una società meno dipendente dalle decisioni della finanza, dotata di una base meno vincolata a subire le decisioni imposte da squilibri istantanei ed indici negativi di borsa.  Siano pesate esperienze e competenze, a svantaggio di posti di rilievo da ereditare per vincoli di coalizione o di Partito.  Siano ripensati ed ottimizzati i legami che intercorrono nella tutela del capitale umano, in una società che ha finito con il far diventare l'insicurezza generalizzata il suo primo valore di riferimento. Si costruisca una società nuova e rinnovata, nella quale sia possibile predisporre un piano di opere precise che possano limitare i danni potenziali attinenti al dissesto idrogeologico che minaccia l'82% dei centri abitati di questo Paese. Si facciano governi con programmi precisi, senza far rimanere nel dimenticatoio per anni riforme e misure 'essenziali ma critiche'. La politica deve, a pieno diritto, tornare ad affermare a piena voce quanto sostenuto da Vittorio Foa non troppo tempo fa:  "Si deve pensare oltre che a sè stessi anche agli altri e oltre che al presente anche al futuro." Negli anni a venire, forse, riusciremo a guardare a questi anni tremendi con un sorriso sulle labbra.  Potremmo sorridere guardando manifesti elettorali in cui un pensionato senza capelli chiedeva consensi tramite slogan e prospettive mai realizzate.  Si conclude un periodo che, nel bene e nel male, è diventato fondamentale. Al termine di questo l'intera società intera dovrà riuscire a purificarsi completamente, privilegiando onestà a sete di consenso. Il commissariamento di economia e finanza su politica e società non dovrà diventare, però, soluzione unica per risolvere mali endemici.  Sullo sfondo, altrettanti quarti Stati di Volpedo rimarranno vividi a marciare e chiedere portavoce consapevoli ed onesti.

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