E’ stata pluripremiata e supportata dai più prestigiosi salotti politici e culturali, per lei si è mobilitato mezzo mondo, le band più famose le hanno dedicato canzoni che in Birmania è proibito importare, detenere e figuriamoci ascoltare, pena la reclusione.
Viviamo in questo mondo moderno pieno di contraddizioni: adesso con uno smartphone è come se avessi un pc fatto e finito, ma tascabile. Eppure, davanti a tanto progresso, c’è chi per più di ventanni è stata reclusa solo perché cercava di fare la cosa più ovvia: difendere i diritti umani e promuovere la non-violenza.
DAL 13 NOVEMBRE 2010 AUNG SAN SUU KYI E’ LIBERA. EVVIVA!