Il giorno dopo i cinquecento anni dell’approdo di Colombo
di Pina Piccolo
La foresta
Nella luminescenza del Giorno Dopo
Sopravvissuta
Alle sciocchezze
Delle civiltà
Sa rigenerarsi
Dallo scompiglio
Che dilaga a piano terra
La foresta sì che ha visto specie
Prima splendere e poi spegnersi
Tronfi organismi rinsecchiti
Per combustione d’arroganza.
Certo, di questo anche lei ha sofferto
Le sue lacrime afflitte
Scambiate per rugiada,
I sospiri di disapprovazione
Presi per vento.
Ma alla terra non cessavano
Di abbarbicarsi le sue profonde radici,
Le pietre del tempio
Corrose dal muschio
Si sfaldavano in sabbia
Trasportata dalle formiche.
Perfino i veleni
A galla sul torrente
Sapeva purificare
Sbattendoli
Miglio dopo miglio
Sulle pietre.
La natura cerca
Di lavare ogni pecca.
E adesso, strattonandoti ai margini
Cerchiamo di divellerti gli arti
Mentre il clima impazzito
Ti secca le sorgenti
Furfantelli
Giochiamo a dio
Tirandoti per lagonnella.
Senza più aspettare
Né scopritori né salvatori
Te ne stai aggrappata al suolo
E ti pieghi
Inchinandoti al vento,
Continuando col tuo fiato
Ainfondere vita
A un pianeta incerto.
(1992)