La risorsa che sprechiamo di più è l'acqua. Teniamolo presente, le risorse non vanno sprecate ma preservate.
Si inizia dal rubinetto di casa. Secondo i dati pubblicati, nel maggio di quest’ultimo anno un uomo adulto che seguiva una dieta da 2.300 kcal al giorno e che consumava, come raccomandato dai nutrizionisti, un litro e mezzo di acqua al dì, ha sostenuto una spesa settimanale di 4,22 euro per l’acqua minerale. Una somma pari al 9,35% della spesa alimentare di una settimana, nonostante la crisi economica ancora in atto. E se la cifra ci mette ai primi posti nella classifica dei Paesi europei più spendaccioni per l’acqua minerale, «si tratta di uno scenario da triplice impatto», sostiene Andrea Segrè, preside della facoltà di agraria dell’Università di Bologna, «perché incide negativamente sul bilancio familiare, sottoforma di incremento della spesa, sull’ambiente con una maggiore emissione di gas serra dovuti al trasporto, e sulle risorse naturali, in termini di gestione scarsamente sostenibile». Ma non solo. Pur essendo una risorsa rinnovabile, l’acqua è comunque scarsa. Infatti solo circa lo 0,001 per cento, sui circa 1,4 miliardi di chilometri cubi d’acqua presenti sul pianeta, è effettivamente a disposizione del consumo umano. A dirlo è pure la World Bank. «L’acqua la possiamo contenere, incanalare, raccogliere, purificare, confezionare, trasportare e trasformare, ma non la possiamo “produrre”». E accade che gran parte degli sprechi provenga proprio dal settore che più dipende dall’acqua, l’agricoltura. Il 70 per cento dei consumi di acqua dolce è infatti imputabile ai campi coltivati e agli allevamenti. Solo nel 2009 in Italia sono rimasti a terra 177.479 tonnellate di mele per la cui produzione sono serviti 124.235.300 metri cubi di acqua, 378.312 tonnellate di arance che hanno implicato 189.156.000 metri cubi di acqua e 3,47 milioni di tonnellate di pomodori, equivalenti a 644.479.272 metri cubi di acqua.
Leggi l'articolo su Corriere.it