Thermae Romae (2012)
vincitore del My Movies Audience Award
Speziati manicaretti asiatici ci solleticano spesso e volentieri l’appetito, campeggiando colorati e fumanti nei vari generi del cinema pop che in questi giorni stanno sfilando sul grande schermo del Far East. Non è mera questione di gola, non è solo l’atto essenziale di portarsi il cibo alla bocca, ma l’attenzione posta da drammi e commedie orientali su tutto quanto ruota intorno al momento conviviale ci fa riscoprire l’importanza di mettersi insieme a tavola per cominciare una nuova giornata e magari provare anche ad affrontare i problemi. Ecco allora la giovane moglie di Lucius che, desiderosa di maternità, imbandisce un banchetto afrodisiaco nello spassoso Thermae Romae (2012) ed ecco gli yakuza giapponesi di Hard romanticker (2011) che tentano di mordere la vita in volgari e violente abbuffate. Ma a colpirci è soprattutto il fatto che questa regola non viene affatto meno in condizioni di vita estrema e, anzi, se ne fa tesoro in quel piccolo capolavoro sulla quotidianità carceraria che è Sukiyaki (2011) e addirittura nel bellissimo film di guerra The front line (2011).
Il giapponese Sukiyaki è tratto da un fumetto di Tsuchiyama Shigeru, specialista del filone chiamato manga gourmet, e prende il nome da un piatto di fettine di manzo tradizionalmente servite con uovo crudo e altri ingredienti. Il regista Tetsu Maeda descrive con grande abilità il gioco che i detenuti della cella 204 conducono intorno alla propria mensa, per sfuggire mentalmente alla tristezza della reclusione e al disgusto del rancio carcerario. Viene in mente il personaggio letterario italiano di Donatella Ziliotto, quella piccola Tea Patata che negli anni ’60 esorcizzava la solitudine immaginando di avere in bocca sapori sopraffini. Così, i cinque carcerati parlano a turno dei pasti memorabili della loro vita e insieme descrivono inevitabilmente anche le relazioni più importanti che hanno avuto e le persone che forse li aspettano fuori dalle sbarre. “Nella maggior parte delle loro storie a cucinare sono le donne – scrive il critico Mark Schilling nel catalogo del festival – il che non è giusto, ma dato che a raccontare sono uomini soli chiusi in un carcere, è più che prevedibile”.
Sukiyaki (2011)
Con The front line, il regista coreano Hun Jang firma un’opera di grande rilievo sulla guerra combattuta dal 1950 al 1953 per delineare i confini tra il nord e il sud della Corea. Senza insistere troppo sulle immagini degli orrori bellici, approfondisce mirabilmente il dramma degli uomini che sono costretti a morire, uccidere e tradire per guadagnare un lembo di terra. Il momento di condivisione del pasto è fondamentale per rincuorarsi, ricordare insieme la vita fuori dalle trincee e sognare di tornare a un’esistenza normale. Proprio attraverso le vivande, lo sceneggiatore Yeon Park Sang riesce addirittura a unire idealmente i due fronti nemici: in una cassetta sotterrata nella Collina di Aero-K, che a turno è conquistata e persa dai due eserciti, vengono lasciati ogni volta vino e altri oggetti destinati al vincitore. Infine, una preziosa tavoletta di cioccolata generosamente offerta prima a due bambini e poi a una donna, arriverà nelle mani del cecchino nemico due secondi e stabilirà un ulteriore contatto.
The front line (2011)
vincitore del 3° Audience Award
L’importanza del momento conviviale nei film asiatici fa balzare all’occhio anche il suo contrario, che spesso sottolinea una situazione patologica di grave mancanza: in Nightfall (2012) di Roy Chow, l’uomo appena uscito di prigione, che segue e spia una giovane donna, è solito mangiare un cono gelato in solitudine. Mentre la scena più straziante del già citato Sukiyaki mostra un bambino, appena abbandonato dalla madre, che è costretto a finire da solo il proprio pasto.
Lady L. Hawke