Alle ultime elezioni hanno votato circa 38 milioni di elettori. Nei sondaggi attuali dichiara che andrà a votare la metà degli intervistati, pari a circa 24 milioni. La differenza? 14 milioni. Una parte di loro è già persa, e accrescerà le file dell’astensionismo. È dal 1979 che la partecipazione al voto scende in maniera costante. Tra un’elezione e l’altra il calo non ha mai superato il 4% ma questa volta la disaffezione verso la politica farà la sua parte.
Ma chi c’è? I nuovi sono Grillo e Renzi.
Il primo estremista della (non) politica urlata che scrive sul suo profilo:
“Questo Paese ha digerito tutto, dalle leggi razziali, al fascismo, alla P2, ai patti tra lo Stato e la mafia, alle stragi, alle morti dei suoi eroi da Borsellino ad Ambrosoli. Ha lo stomaco di un anaconda che digerisce un coccodrillo. Nessuno lo può aiutare, niente lo può cambiare, nulla lo può salvare, se prima non cambia sé stesso”.
“A Piazza Pulita ho parlato di edilizia scolastica, di sociale, del ruolo delle donne, di abolizione vitalizi, della bellezza di una sfida controcorrente come quella delle primarie. Tutto bene, tutto bello. Ma non posso accettare che rappresentanti delle istituzioni, anche se magari alle primarie sono avversari interni, siano rappresentati come dei mangiapane a tradimento. Ecco perché ho difeso con veemenza Vasco Errani e i sindaci che con lui stanno gestendo una ricostruzione difficilissima. Difendendo Errani e i sindaci difendo la dignità della politica da chi dice che sono tutti uguali”.
E poi c’è tutto il resto. Un Bersani che non sottovaluta affatto la minaccia del sindaco che sta diventando grande. Il Pdl travolto da scandali e indecisione. Non ha ancora pensato ad una campagna di recupero della reputazione. L’Udc che mantiene la sua posizione pro-Monti con una determinazione che quasi non gli appartiene. Gli altri, i più piccoli che si barcamenano in un oceano caotico e indeciso. Tra questi c’è anche Nichi Vendola. Persino lui che della comunicazione, dei social, dei giovani aveva fatto i suoi cavalli di battaglia. Non funziona più. Almeno non tanto da spostare l’ago della bilancia. Se non attraverso alleanze improbabili.
E alla fine c’è Mario Monti che al momento detiene il 52% (a marzo era del 67%) della fiducia degli italiani. Senza strategia di comunicazione politica. Senza presenza sui social. Senza spin doctor. Senza grandi staff (in Fiera a Bari è arrivato solo con una portavoce).
Serena Fortunato