1440 minuti di occasioni (moltiplicato per un anno intero)

Da Lasere


Questo mi (vi) auguro per l’anno che spinge, che è quasi già.

(una soglia immersa nella nebbia, come metafora dell’anno nuovo verso cui ci avventuriamo, alla cieca; la foto è di Luigi Ghirri, uno dei miei artisti preferiti)

Stupitevi di un colore, di una foglia, di una parola; di un sapore, di una luce, di un silenzio o di un grido; di un angolo di strada, un passante che corre, uno sbaglio che si ripete, un treno che parte; stupitevi del dolore, anche, ché se lo si sente significa che siamo, ancora, nonostante tutto; stupitevi di esserci, semplicemente, ogni volta che potete.

Questo solo vorrei per i miei giorni a venire (io che più di ogni altra cosa temo il vuoto dei miei buchi neri, l’eco delle mie caverne, il nero-pece delle mie anestesie): esser capace di stupore, accoglierlo e sostenerlo, senza necessariamente vederlo tramutarsi in sgomento; ed è un augurio che invito a cogliere, chiunque lo senta suo.

Lascio questi versi facili a ribadire il concetto, come delicato monito; e buon anno nuovo a chi passa e passerà :-)

Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.

Inspirazione, espirazione, un passo dopo l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.

Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.

Nessun come e perché -
e da dove è saltato fuori uno così -
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.

Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro
oppure
(e qui un paragone mi è mancato).

Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter d’occhio.

Su un tavolo più giovane, da una mano d’un giorno più giovane,
il pane di ieri era tagliato diversamente.

Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.

La Terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.

E’ durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.

Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.

W. Szymborska, Disattenzione, in La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009)


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