15. L’unica eresia

Creato il 27 settembre 2011 da Fabry2010

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Dovrei raccontare quella storia orrenda.
C’è un uomo seduto in terra, con le gambe rinsecchite, la faccia tumefatta, lo sguardo fisso sull’apparecchio fotografico: che vuole dire? Ha ancora la forza di comunicare?
Il lavorio per i permessi di soggiorno, il tentativo di salvarne il più possibile coi salvacondotti vaticani, la mobilitazione per sostenere i ricercati con aiuti materiali di ogni tipo.
Tra gli adulti in abiti dimessi spuntano due bimbe: una col viso spaventato, l’altra sembra abbozzare un sorriso inverosimile.
Non ho mai capito come si potesse infierire su un bambino, sbatterlo su un treno e spedirlo in un luogo da cui non si torna quasi mai. Me lo chiedo ancora: com’è possibile guardarlo negli occhi? Come si può guardare negli occhi un bambino che condanni a morte?
La donna che stringe sua figlia ha qualcosa tra le mani: sembra un aeroplano, un giocattolo insomma – possibile che una madre, in quei momenti, possa salvare un dettaglio così insignificante? Possibile che l’amore arrivi a tanto?
Redassi non so quanti certificati di battesimo, sì, di battesimo, senza preparazione, senza sacramento – c’è qualcosa che può chiamarsi bugia sulla soglia dell’eccidio?
La faccia tumefatta, quindi, i capelli che sembrano bruciati, le guance rigate di nero – una traccia delle lacrime? Un’ustione provocata? La magrezza estrema che crea zone d’ombra inconcepibili?
Pensai che un sacramento non vale nulla se non è capace di salvare un uomo, una donna, la bambina in cui si scopre la memoria opaca di un sorriso.
Ma sono gli occhi che turbano, occhi in cui non trovi un brandello di speranza, una scheggia di sogno.
Che tutta la burocrazia, i corsi, i ritiri, l’acidità di catechiste supponenti sono una bestemmia di fronte a un bambino che sta partendo per la strage.
Ti prego, di’ qualcosa, chi ha potuto ridurti in questo modo? Non riesco a reggere il tuo sguardo, è una tenebra che rovescia il mondo, ne cerca il nucleo incandescente per bruciare in un istante la superficie insensata, l’illusione che lo spinge verso il nulla.
Che le chiese e le parrocchie, gli istituti e i palazzi d’oro del papa sono un sacrilegio di fronte all’aeroplano nella mano della madre.
Apri le labbra, di’ qualcosa; dietro si vedono le braccia, abbandonate lungo il corpo, le braccia arrese, impotenti, la paralisi della paura, lo sgomento di fronte alla violenza umana.
Che i pettegolezzi, le beghe, le trame che strisciano nelle sacrestie, nei corridoi degli edifici sacri sono l’unica eresia di fronte alla faccia rigata, agli occhi spiritati, alle gambe rinsecchite, alla fiducia estinta per l’eternità.



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