Non è la prima volta che li vedi, ma è come se lo fosse. Un ritornello che comincia quasi a tediarti, ogni volta che si intrufola tra i pensieri. Ma che... proprio non ne vuol sapere di rimanersene in disparte, coperto dal silenzio di una mente che - a volte - vorrebbe semplicemente riuscire a non pensare. Ti avvicini con la mano già tesa e poco importa che qualcuno stia cercando di scattare una fotografia. Il bisogno di quella carezza è talmente tanto forte, che non te ne frega niente nemmeno di rimanere indietro rispetto agli altri. Tocchi con sicurezza prima S. Ubaldo, che è il Cero di cui porti la camicia, poi S. Giorgio e S. Antonio. Perché, contrariamente a quanto dicano in molti, anche se il giallo è il tuo colore, il tuo cuore ha screziature di azzurro e di nero. E batte forte anche per quelle due carezze. E batte forte anche nel continuare a guardarli tutti e tre ancora immobili. E batte forte, forte, forte anche quando ti ritrovi a dire sottovoce: Coraggio! Forza tutti e tre! Coraggio!!! Non vorresti, ma devi andare. C'è una lunga rampa di scale in pietra da salire, un passaggio da attraversare non proprio comodissimo e una piccola scala a chiocciola che - complice anche lo stomaco ancora vuoto - riesce a farti arrivare in cima e a farti sentire come se fossi appena scesa dalle montagne russe. Non ci pensi. Prosegui e vai avanti, fino a che... eccola! La cima del palazzo dei Consoli. Dove più su non si può salire. Dove è possibile arrivare a dominare con lo sguardo Gubbio intera. Dove altri, prima di te, sono già in attesa di un'emozione.
Ti accosti agli amici costeggiando i merli. Alcuni fogli attaccati qua e là avvertono di non sporgersi troppo oltre. Allora, ubbidisci e ti affacci quel tanto che basta per rimanere a bocca aperta di fronte alla bellezza dei tetti. Sicuramente, al momento in cui le case sono state costruite nessuno ha pensato che un giorno qualcuno si sarebbe ritrovato ad ammirare quel puzzle imperfetto di coppi e a rimanere estasiato dallo spettacolo. Ma, l'effetto che fa l'intera visione, quel quadro che non puoi staccare dalla parete per appendere da un altra parte, è proprio quello di lasciarti a bocca aperta. Non è la prima volta, ma è come se lo fosse. Ecco un'altra cosa per cui ti ritrovi a rassegnarti. Oltre ai pensieri e alle emozioni che non ne vogliono sapere di farsi imbrigliare, c'è quella città che non smetterà mai di stupirti. Guardi i parcheggi senza macchine, che per un giorno almeno regalano l'illusione di un tuffo nel passato, guardi quelle vie ancora poco animate, che già sai si riempiranno all'inverosimile, e - girandoti - guardi i profili dei colli sullo sfondo della città. In cima a quello di mezzo c'è la Basilica. E' per lui che siamo in Festa... per S.Ubaldo, per il Santo Patrono. L'ultimo rapido tour con gli occhi, prima di concentrarsi sui movimenti agili dei Campanari, che si preparano per cominciare. Sistemano meglio i tappi alle orecchie, si incitano a vicenda con qualche pacca sulla spalla, poi... via! Ognuno al suo posto, si comincia!
Il primo tocco ti coglie impreparata.
Anche se stavi guardando, anche se sapevi che l'avresti sentito in quel preciso momento. Lo senti nello stomaco. Con l'effetto molto più potente di una bella canzone che trovi per radio. Con l'effetto molto più entusiasmante del volo di milioni di farfalle. Ed è come se occhi e stomaco fossero improvvisamente collegati.
Ti senti vibrare dentro e, mentre le orecchie continuano a catturare la perfezione di quella voce, senti gli occhi riempirsi di lacrime. Un'amica vicino a te si lascia sfuggire un: "Mamma mia, che bello!". Ti volti a sorriderle e ti accorgi che anche lei sta lottando per non scoppiare a piangere. In qualche modo, ti fa sentire meno sola. Non che ci sia nulla di male nel piangere, soprattutto quando si tratta di lacrime di gioia. Ma... c'è sempre quella piccola parte di te che detesta essere l'emotiva della situazione e che si augurerebbe di ritrovarti un pizzico più temprata di fronte a certe cose, man mano che gli anni avanzano. Niente da fare. Cerchi di essere veloce, nel tirar fuori un fazzoletto dal pacchettino che hai messo in tasca prima di uscire. Perché... guai a trovarsi in giro per Gubbio il giorno dei Ceri, senza i fazzoletti a portata di mano. Da piccola odiavi le volte in cui tua madre te lo ripeteva fino allo sfinimento (perché, per qualunque evenienza...). Adesso, però... è proprio vero che ci sono cose che detesti, che un giorno potrebbero tornarti utili. Riprendi a sorridere e continui a vivere la magia del momento. Continui a lasciarti rapire dal Campanone ad ogni tocco. Anche se non vorresti che il tempo passasse, anche se spereresti di riuscire a bloccarlo in quell'istante che senti perfetto, che ti sta cucito addosso come il più bello dei vestiti, che ti fa sentire bene.
Il tempo continua ad andare e non c'è verso di fermarlo. Non hai l'orologio al polso, ma...
Le nuvole che si muovono, ti dicono che continua ad andare.
La gente che lascia il silenzio di casa, per riversarsi allegra nelle vie, ti dice che continua ad andare.
Il suono dei Tamburini, che arriva alle orecchie e si mescola con quello del Campanone, ti dice che continua ad andare.
"E' come se fosse già domani".
Lo senti dire poco lontano da te e ti ricordi di averlo sempre pensato. Per ogni evento bello, ma in particolare per la Festa dei Ceri... quando il giorno arriva e puoi viverlo, è come se fosse già domani. Non è più attesa, è vita. Non è più aspettativa, è realtà. Ti rendi conto che prima di subito il sole sarà alto nel cielo. Che le Brocche saranno lanciate, con il rumore dello schianto sopra al pavimento della Piazza coperto dallo scroscio di grida di gioia. Che sarà di nuovo l'ora di pranzo, con la tradizione del baccalà alla ceraiola. Che non ci sarà il tempo per un riposino, anche se senti di averne veramente bisogno, perché gli amici aspettano per continuare a festeggiare. Che in un tripudio di colori e di canti si aspetteranno le sei della sera, per la partenza verso il monte. Tutto di corsa, tutto con frenesia, tutto... come in un lampo. Ti ritroverai in cima al monte, sorpresa che i piedi si siano mossi tanto velocemente. Ti ritroverai a battere le mani per quegli ultimi passaggi. Ti ritroverai a gridare, sperando che la voce non ti abbandoni.
Il 15 Maggio. Ascolti gli ultimi tocchi del Campanone e scatti una nuova fotografia.
PS: Scrivere del giorno dei Ceri non è mai facile. Non si è mai sicuri di utilizzare le parole giuste, non si è mai sicuri di descrivere le situazioni con la stessa limpidezza con cui si lasciano vivere; anche se si è certi di scrivere con il Cuore. In un caos di pensieri e di concetti, si prova a mettere nero su bianco il frutto di una miriade di Emozioni.
Ringrazio tutti coloro che, con me, hanno voluto condividere per l'ennesima volta tutto questo. E ringrazio in maniera speciale il mio quasi-cognato Pier Paolo (spero non te la prenderai per la citazione!), per avermi regalato la Gioia di un sogno realizzato: Il 15 maggio... a pochi passi dal Campanone!!! :-D Un grazie grande anche alla mia mia amica Valeria, per la pazienza con cui spesso mi ha ascoltata esternare le mie emozioni e perché... nella decisione di lasciare il telefonino a casa, mi ha prestato il suo per immortalare l'attimo inaspettato.