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15 marzo 2011: la data di non ritorno per l’intera economia italiana

Creato il 26 luglio 2011 da Davix89 @diariofinanza
Tutti in questi giorni sono concentrati ad analizzare e spulciare i conti della manovra economica record appena varata, ma molti si sono dimenticati di un avvenimento che pochi mesi fa ha di fatto messo le basi per un stravolgimento economico che cambierà il nostro paese per il prossimo ventennio… In quel di Bruxelles, il famoso 15 maggio, si tenne un €cofin che mi permetterei di descrivere rivoluzionario. Il perché di tale aggettivo o si può dedurre dalle agenzie che in quel giorno giravano, come questa:
Il 'pacchetto' passa ora al vaglio dell'Europarlamento (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 15 mar - Per la prima volta viene reso operativo il parametro del debito pubblico che mai finora ha fatto scattare una procedura per deficit eccessivo. In futuro (la norma del debito entrerà in vigore tre anni dopo la fine delle procedure in corso per deficit eccessivo) un paese potrà essere posto sotto stretta sorveglianza europea se il debito/pil non scende a un ritmo soddisfacente verso il 60% e questo anche se il deficit pubblico e' inferiore al 3%. Nel caso dell'Italia il deficit deve essere portato al (o sotto) il 3% del pil entro il 2012 … Visualizza altro
In poche parole se dalla nascita dell’euro ci si era focalizzati solo sul deficit/pil, lasciando di fatto il debito/pil nell’ombra. Ora si riprende il mano il trattato di Maastricht e si applica la previsione di quel trattato vecchio ormai di 20 anni, cioè ricondurre il debito/pil di ogni nazione europea sotto il 60%. Non chiedetemi perché proprio ora, visto che nel trattato è scritto e previsto dalla nascita dell’euro. Questo però cosa comporterà ai nostri conti pubblici? Vediamo di analizzarlo con un mio personale scenario (molto semplicistico) NOTA: lo stesso accordo stipulato dall’ecofin prevede che il ritorno all’interno del 60% del debito/pil debba realizzarsi in un ventennio, che io ipotizzo dal 2011 a 2032. La correzione che io simulo viene rivista di anno in anno e non è la semplice divisione aritmetica del debito da ridurre diviso i 20 anni. Una sorta di impatto proporzionale della correzione da qui ai prossimi 20 anni. Sempre in via previsionale, è stata stimata una crescita media del pil di 1%. Per tale ragione la mia stima porterebbe al 2032 il debito/pil ad aggirarsi attorno al 70% e il totale delle manovre risulterebbe nettamente inferiore all’attuale differenza ad oggi di debito eccessivo (970 miliardi). diminuzione del debito entro il 60% su pil - Italia  Come vedete già da quest’anno al 2012 servirebbero circa 59 miliardi solo per la riduzione di 1/20 del debito in eccesso (dal 60% all’attuale 120%). Una tale manovra, orientata solo alla diminuzione del debito (quindi implica deficit nullo), porterebbe già nel 2012 ad un ratio di 117%: un bel passo in avanti insomma. Però non bisogna dimenticare che tali entità di manovra devono essere indirizzati solo ed esclusivamente a ridurre il debito, il che non è possibile finché l’Italia è in deficit (sicuramente fino al 2014, lo dice lo stesso Tremonti e la finanziaria). Quindi, per così dire, tali manovre rappresentano il minimo di ogni finanziaria per i prossimi 20 anni, posto che l’economia non entri mai in recessione nei prossimi 20 anni (il che è di fatto di difficile previsione) e quindi non vi sia più ricorso al deficit-spending. Queste sono cifre che per uno che conosce un po’ i conti pubblici dovrebbero far prendere paura, perché ad esempio tale manovra da 59 miliardi di euro equivarrebbe a tagliare di netto tutte le spese infrastrutturali italiane, che valgono all’incirca 54 miliardi. Ovviamente tali manovre dovranno essere finanziate dallo Stato. Ma come verranno finanziate? E qui viene l’aspetto più preoccupante che l’italiano medio dovrebbe conoscere. Anche qui potrebbero venire in aiuto degli scenari ipotetici, che di fatto però propongono una situazione economica italiana ai limiti dell’inverosimile! Inverosimile perché, si voglia o no, la dimensione delle manovre da qui a 20 anni dovrà corrispondere a circa 545 miliardi di euro complessivi (secondo i miei calcoli che però mi portano ad un obbiettivo intermedio del 70% debito/pil) PRIMO SCENARIO: TAGLI ALLA SPESA Il primo scenario sarebbe quello di finanziare tali manovre solo ricorrendo ai tagli di spesa (ospedali, consumi, posti di lavoro nel pubblico impiego,…). Tale scelta comporterebbe quindi un taglio netto negli anni di 545 miliardi, portando il rapporto della spesa pubblica sul pil dal 50,5% al 12,4%. Un passaggio troppo drastico anche se diluito in un ventennio e politicamente irrealizzabile. SECONDO SCENARIO: DISTRIBUIRE LA MANOVRA EQUAMENTE TRA TAGLI ALLA SPESA E AUMENTI DELLE ENTRATE Altra soluzione potrebbe essere quella di ipotizzare un finanziamento di tale manovre basato sia sul taglio di costi che sull’aumento delle entrate. 15 marzo 2011: la data di non ritorno per l’intera economia italiana Se appare ancora impensabile una riduzione della spesa pubblica sul pil su valori vicini al 26% (valori che pochi stati sviluppati ad ora riescono a garantire, ovviamente con un welfare strutturato diversamente dal nostro), chi si può immaginare un pressione fiscale totale entrate sul Pil che per una decina d’anni rimanga a ridosso del 50% 53,5% della ricchezza prodotta? [Laffer] Quest’ultima ipotesi resta però la più probabile, perché di fatto può basare il suo finanziamento sulla ricchezza (e i risparmi) privati (COSIDETTA PATRIMONIALE), ed essere poi riscossa in maniera quasi immediata e quindi offrire maggiori garanzie. Quindi, da tale analisi è più che ovvio che da qui al 2015 una qualsiasi forma di tassa patrimoniale dovrà essere applicata, e non sarà sicuramente una-tantum. Il tutto sempre che vi sia una crescita media del 1% del pil, altrimenti… la situazione diverrebbe di fatto insostenibile e il default italiano inevitabile. www.diariofinanziario.info

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