I successi di Napoleone nel 1800 sia in politica interna,sia in politica militare ed estera,si ripercossero nella penisola italiana.
L'Italia fu coinvolta nelle vicende della Francia rivoluzionaria tra il 1796 e il 1799.
I francesi furono contemporaneamente conquistatori e liberatori.Conquistatori perchè,i governanti,in una visione <<europea>> degli interessi francesi,considerarono l'Italia come merce di scambio con l'Austria per concessioni sul Reno,e fonte di finanziamento per coprire le spese militari;liberatori perchè,i generali non potevano disilludere i giacobini italiani riguardo i principi della Rivoluzione.
Napoleone,come rappresentante della Francia,firmò accordi col Regno Sabaudo(28 aprile 1796) ,col regno di Napoli(10 ottobre 1796) ,col granducato di Toscana(gennaio 1797) ,col papa(19 febbraio 1797) ,con l'Austria(preliminari di Leoben e trattato di Campoformio,18 aprile e 18 ottobre 1797) ;come rivoluzionario,istituì la Repubblica Cispadana e la
Cisalpina,riconosciuta dall'Austria a Campoformio.Nel 1798-99 nasceranno:le repubbliche ligure,romana e napoletana.Inoltre,avverrà il controllo francese sull'intera penisola.
Con Napoleone,ci sarà una prima esperienza di organismi statali dipendenti dalla protezione francese,nei quali furono emanate costituzioni,ordinamenti amministrativi,chiamati a responsabilità di governo esponenti antichi e nuovi della classe dirigente locale.
La repubblica Cisalpina nel 1805 divenne Regno d'Italia,retta da Eugenio di
Beauharnais,figliastro di Napoleone,la Repubblica fu annessa all'Impero(1804),col decreto di Fontaineableau(1807),fu annessa la Toscana dopo la breve vita del Regno d'Etruria(marzo 1801-ottobre 1807),nel 1808 Parma e Piacenza,nel 1809 lo Stato pontificio e le province illiriche oltre l'Adriatico,comprese Carinzia,Croazia,Istria e Dalmazia,per qualche tempo
“italiche”.Nel 1805 con la pace di Presburgo la Francia riottenne dall'Austria Veneto,Istria e Dalmazia,assorbiti nel Regno d'Italia,cui furono annesse nel 1808 anche le Marche.Nel 1806 divenne re di Napoli Giuseppe Bonaparte,nel 1808 gli succedette Murat.Nel 1806 entrarono fra gli Stati vassalli Lucca e Piombino.
Nel 1811(il figlio di Napoleone e Maria Luisa d'Austria diventa re di Roma),l'Italia era divisa in quattro zone principali:il tratto “imperiale” che si estendeva lungo la costa mediterranea oltre Roma,i regni satelliti d'Italia(nord-est) e di Napoli(sud),gli antifrancesi Sicilia e Sardegna,protetti dalla flotta inglese.
Alcuni territori subirono un declassamento da Stati autonomi a province dell'Impero francese o del regno italico;il Piemonte,Genova,Venezia,Toscana,Stati minori vissero in una posizione subalterna.Si condizionera così,negativamente,il periodo napoleonico.Anche dopo
il 1814-15,sottovalutando il progresso civile realizzatosi.Inoltre,vi furono casi di mancata continuità governativa.Venezia fu sottoposta alternativamente al dominio austriaco e francese,il Regno di Napoli e lo Stato pontificio,tornarono ai loro <<legittimi>> sovrani.
Gli ordinamenti francesi si estesero ai territori annessi.Nel 1802 il Piemonte fu diviso in 6 dipartimenti(cinque nel 1805,dopo l'assorbimento di Genova,3 dipartimenti).La Toscana fu divisa in 3 dipartimenti,Parma 1,lo Stato della Chiesa 2.
A capo del dipartimento c'era il prefetto,di nomina governativa,assistito dal consiglio di prefettura incaricato dal contenzioso,e dal consiglio generale,organo consultivo:formato da notabili designati dal governo,si riuniva una volta all'anno per ripartire la fondiaria ed esprimere dei voti.Troppo poco per essere la <<voce>> del Paese.Semplici funzionari erano i sottoprefetti e scarso peso ebbero i consigli distrettuali.
Il Regno d'Italia nella sua massima estensione contò circa 7 milioni di abitanti,il Mezzogiorno 5 milioni(1814).Diversa la vita politica:la repubblica italiana(poi regno) ebbe una costituzione,vi funzionarono organi rappresentativi;nel Regno di Napoli,Giuseppe Bonaparte promulgò una costituzione(1808,statuto di Baiona),mai entrata in vigore.
A Milano ministri ed alti funzionari furono sudditi del Regno.A Napoli,minacciata da Borboni e inglesi dalla Sicilia,vi fu una notevole presenza francese.
Il modello da riprodurre era lo Stato amministrativo francese.Si attuarono misure per regolarizzare il debito pubblico,per razionalizzare distribuzione e prelievo del carico fiscale,per riorganizzare il territorio e l'amministrazione della giustizia.
A Milano e Napoli l'amministrazione fu centralizzata.Nella capitale i ministeri,in periferia funzionari esecutivi degli ordini superiori.Nel regno Italico il modello francese fu attuato dal 1805:a capo del dipartimento il prefetto,assistito dai due consigli e alle sue dipendenze i
viceprefetti;nel Mezzogiorno a capo delle province gli intendenti,talvolta militari per i problemi di ordine pubblico:dovevano controllare la vita locale,polizia,istruzione,riscossione delle imposte,vigilanza sui comuni,il governo chiedeva un continuo aggiornamento su spirito pubblico,demografia,economia,risorse del territorio.Il limite alla loro autorità era dato solo dalla magistraturae dall'esercito.Nei regni gli organi destinati ad esprimere le esigenze del Paese(consigli dipartimentali o provinciali e distrettuali),ebbero il compito di distribuire il carico fiscale e di segnalare i bisogni locali(istituti culturali e assistenziali,lavori pubblici...).Furono poco ascoltati.
Nel regno Italico ,i comuni furono distinti in 3 classi,secondo il numero di abitanti e istituti governativi.Ai comuni di prima e seconda classe fu posto un podestà,a quelli di terza un sindaco,assistiti da 6,4 o 2 savi anziani;fu conservato il consiglio comunale di 40,30 e 15 membri.Podestà e sindaci erano nominati conr regio decreto o prefettizio,le altre cariche erano scelte dal governo.
Nel Mezzogiorno le università presero il nome di comuni,sempre divisi in 3 classi.Capo era il sindaco,i suoi collaboratori erano <<eletti>>(2),il consiglio(8-30 membri),<<decurionato>>.Le nomine erano effettuate dall'intendente o dal Ministro degli Interni.
L'ordinamento giudiziario seguì il modello francese.I centri principali ospitarono tribunali civili,penali e corti d'appello,i reati minori furono affidati a giudici monocratici nei piccoli centri.
Decisiva per lo sviluppo moderno della società fu la codificazione napoleonica:il codice civile,portatore di una visione della proprietà e della famiglia rispondente alla società borghese,il codice penale,i codici di procedura civile e penale,il codice di commercio .
La distribuzione degli organi amministrativi e giudiziari secondo un ordinamento
regionale,la loro dipendenza gerarchica dalla capitale,ridisegnarono la mappa del potere locale.Nell'Italia centro-settentrionale persero importanza città con tradizioni di autogoverno,alcune persero territori storicamente collegati ad esse e subirono un calo dei commerci.Nel Mezzogiorno il decentramento di alcune funzioni statali ridimensionò il ruolo assorbente assunto da Napoli e favorì il coagularsi di interessi locali intorno ai capoluoghi di
provincia o distretti;altra innovazione fu la fine della giurisdizione feudale.
Nel settore finanziario,la fondiaria sostituì le antiche imposte,quasi unica imposta
diretta,riscossa sulla base di catasti geometrici o almeno descrittivi.Altre imposte dirette,la
personale e quella sulle patenti(esercizio di commercio e professioni),riscosse nel regno Italico,trovarono applicazione contrastata nel Mezzogiorno.Malviste furono le tasse di registro e bollo.Imposte indirette furono le dogane,dazi di consumo attribuiti ai comuni,le privative.Il pareggio dei bilanci dello Stato e delle amministrazioni locali fu spesso ottenuto solo sulla carta con artifici contabili.Comunque,la finanza pubblica trovò una certa stabilità.
Altri provvedimenti ammodernarono Stato e società.La soppressione di molti ordini religiosi,l'incameramento dei loro beni permise:riduzione dell'influenza
ecclesiastica,circolazione di massa di beni immobili fino allora sottratti al
commercio,acquisizione di introiti straordinari per l'erario.Importante nel Mezzogiorno fu l'eversione della feudalità(abolita il 2 agosto 1806):le giurisdizioni baronali e i proventi annessi tornarono allo Stato,ma fu conservata la nobiltà ereditaria con i relativi titoli.I diritti
feudali furono aboliti soprattutto senza indennizzo.Un'altra legge stabilì che i demani feudali ed ecclesiastici fossero divisi tra i comuni(risarcimento per l'abolizione degli usi civici) e gli antichi possessori,che avrebbero avuto la proprietà libera da ogni gravame.Le terre attribuite ai comuni dovevano essere divise in quote e assegnate agli abitanti.Pur perdendo importanza politica,la nobiltà conservò la proprietà terriera e continuò a contare molto nella vita del
Paese.
Dunque,beneficiari dell'età napoleonica furono nobili e borghesi,alti,medi e piccoli,purchè capaci di inserirsi nella macchina statale e sfruttare i cambiamenti in atto.Nuovi ricchi affiancarono antiche aristocrazie,parzialmente colpite nelle fortune economiche.Una amalgama si realizzò tra nobiltà di antico regime e noviltà nuova <<borghese>>,ricca grazie a speculazioni finanziarie e attività commerciali e alla carriera pubblica,aspirante a vedersi
riconosciuta soprattutto per l'ampiezza del patrimonio fondiario,in quanto la proprietà terriera rimase l'elemento sociale più qualificante.I nobili suffragarono il loro status con cariche pubbliche,alle quali,il requisito economico consentiva l'accesso:furono il simbolo della centralità del momento istituzionale.Dopo il 1800 si costituì una società cui valori primari erano:proprietà fondiaria,ricchezza,gerarchia degli uffici.
Vecchia aristacrazia terriera e nuova borghesia trovarono ampio spazio nelle strutture statali(amministrazione e assemblee periferiche).
Il pubblico impiego progredì maggiormente.La moltiplicazione dei ministeri e degli uffici comportò l'ingaggi di numeroso personale,cui si richiedeva capacità ed impegno,base economica,garanzia di interesse alla stabilità del regime.valorizzazione delle capacità individuali permise a molti di fare rapida carriera,contribuendo a una nuova mentalità,alla consapevolezza del ruolo burocratico,in cui confluivano esperti,tecnici e intellettuali.Lo
Stato napoleonico promosse quella valorizzazione della componente burocratica e
professionale,a scapito dei ceti commercianti e industriosi,che avrà molta importanza successivamente.
Si da impulso ai lavori pubblici.In piemonte si attuano canali d'irrigazione,sistemazione del regime delle acque,si attua un catasto moderno,si eliminano gli intralci al commercio interno.Lo sviluppo della viabilità segue il criterio di facilitare il transito tra Francia e Italia e lo spostamento degli eserciti,ma anche di migliorare le comunicazioni locali e i rapporti
interni nella penisola.Oltre alle strade del Moncenisio e del Sempione si aprono
collegamenti tra Piemonte e Liguria,si costruiscono ponti.Milano si giova dell'apertura della strada del Sempione,è collegata a Livorno attraverso Modena e Bologna.Le poste funzionano.Servizi pubblici di diligenza collegano Torino a Roma e Napoli,le notizie arrivano rapidamente da Parigi a Milano mediante telegrafo ottico.
Nel regno di Napoli si cura la manutenzione delle vie consolari.E' compiuta la strada degli Abruzzi,portata avanti quella della Calabria,indispensabile per gli ostacoli che la flotta inglese crea al traffico di cabotaggioSi sviluppa la viabilità provinciale.Il servizio postale segue il modello francese.
Grande operosità in tutti i campi.Eppure,lo spirito non fu sempre
<<collaborativo>>.L'adozione di sistemi fiscali,amministrativi,giudiziari,differenti da quelli che hanno sempre regolato la vita delle popolazioni,sconvolge abitudini,danneggia interessi,trova resistenze psicologiche,fondate difese di posizioni di potere politico e/o
economico.Le infrastrutture sono inferiori alle necessità reali della trasformazione in atto.I nuovi centri del potere amministrativo non sempre sono collegati al territorio che fa capo ad essi,l'assistenza ai poveri,fino allora assicurata dalla Chiesa,è parzialmente sostituita dalle istituzioni laiche;grandi opere di valorizzazione della terra restano progetti.
Le maniffature,la siderurgia,i settori in <<concorrenza>> con la Francia,furono sacrificati e mantennero margini positivi convertendosi alle sole fasi iniziali della lavorazione,lasciando quelle finali all'industria francese,finendo per intensificare attitudini da Paesi produttori di materie prime.Fu così per la seta,per la lana,per il ferro dell'isola d'Elba.Altri settori,come il
cotone,subirono un boom fittizio che avrebbe pesato negativamente sull'economia di molte zone dopo il crollo napoleonico e la caduta dei prezzi.Gli effetti negativi della subordinazione economica alla Francia si sentirono dopo il 1810(crisi agricola),mentre nei primi anni del dominio napoleonico l'inserimento in un sistema commerciale e produttivo più ampio fu,soprattutto per il Milanese,positivo.
L'inserimento nel sistema doganale francese e gli effetti del blocco continentale danneggiarono i porti più vivaci(Livorno,Genova...),penalizzando flotte commerciali,e,chiusi i mercati orientali,costrette a direzioni obbligate.Sulla modernizzazione delle strutture statali finì per pesare negativamente l'impressione di sfruttamento e conquista.
In molte zone i contraccolpi negativi del sistema si sovrapposero a situazioni di crisi e di disagio preesistenti al dominio napoleonico,legate alla congiuntura degli anni novanta del Settecento,caratterizzati da alti prezzi,crescita demografica,raccolti mediocri.
Si acuì il rapporto città-campagna,La campagna risentì maggiormente della crisi
economica.Le capitali declassate,Torino,Genova,Venezia,Firenze denunziarono la perdita dell'antica importanza con la diminuzione della popolazione.Milano si ingrandì,Napoli ebbe una lieve flessione.I centri minori(capoluoghi di provincia),svilupparono una nuova caratterizzazione urbana,legata agli uffici.Furono i ceti più poveri a sopportare gli impatti negativi dell'azione politica e ad opporre maggiore resistenza al nuovo ordine di cose.
In Italia cominciò ad affermarsi l'emigrazione,fenomeno poi accentuatosi nei decenni successivi.Inaugurò una forma più integrata e di opposizione allo Stato.Suggire alla leva con la renitenza,le automutilazioni,le simulazioni di malattia,i matrimoni precoci,la diserzione,significava evitare miseria e fame.
Nell'età napoleonica il malcontento popolare si manifestò con bande di fuorilegge.Moti generalizzati furono evitati grazie alla presenza dell'esercito nei punti strategici,all'opea di persuasione svolta dai notabili,all'accordo con la Chiesa stabilito nei primi anni del dominio napoleonico che impedì il risorgere di fenomeni di sanfedismo anche quando l'imperatore aggregò alla Francia i domini pontifici e fece arrestare Pio VII .La protesta sociale solo
tardi,nel 1813-14,si caricò di valori ideologici.Si espresse in moti isolati,legati alla sussistenza,ai prezzi,alla precarietà della vita quotidiana:le manifestazioni antifrancesi di carattere politico furono occasionali,non collegate tra loro.Il brigantaggio fu sbocco di una
criminalità antica e di tensioni vecchie e nuove,di carenze strutturali e aggravamenti congiunturali.Assunse carattere di guerriglia popolare e nazionale solo nel Mezzogiorno,alimentato dalla Sicilia,dai Borboni,che tentarono con l'aiuto degli inglesi anche spedizioni intese alla riconquista del regno.Fu domato intorno al 1811.
Degrado della situazione alimentare e sanitaria;diffusione della vaccinazione antivaiolosa ma anche incipiente cronicità di malattie connesse alla deficienza del vitto,come la pellagra;contagi di morbi legati alla vita militare e alla frequente mobilità delle truppe;pauperismo,mendicità,criminalità dipendenti dalla acuita miseria nelle campagne,brigantaggio...
L'effetto della napoleonica va valutato in un più lungo periodo,sulla base della profonda trasformazione giuridica,economica e sociale allora realizzata e delle nuove forze messe in moto.
La società italiana esce rinnovata dagli anni 1800-1815,con istituzioni moderne,con quadri amministrativi giudiziari e militari dotati di consapevolezza del proprio ruolo,col ridimensionamento della presenza della Chiesa.Minore efficacia ha la lotta contro i ceti privilegiati,grazie agli esiti non rivoluzionari della vendita dei beni dello Stato e delle principali riforme riguardanti la proprietà.La nuova distribuzione delle terre non influisce
sullo sviluppo dell'agricoltura nel senso di un reale ammodernamento dei sistemi di coltivazione e dei rapporti di produzione nelle campagne,non solo nell'immediato ma anche sul lungo periodo.
La lotta contro la feudalità incide realmente solo dove ha mantenuto intatto il proprio peso economico e sociale,come Mezzogiorno e zone del Piemonte;la redistribuzione della proprietà terriera danneggia soprattutto il clero che la nobiltà.Comunque,importante è il coinvolgimento di tutta la penisola in una simile,quasi contemporanea esperienza di modernizzazione e conquista;sia l'uno che l'altro aspetto contribuiscono alla omogeneizzazione della società degli antichi Stati.
Le innovazioni mettonoin moto le forze locali,provocando risposte
differenziate,conseguenza di precedenti sfasature tra le varie zone del Paese:è tuttavia unico il modello a cui si ispirano,unica la controparte,costituita dalla volontà e dalla politica di Napoleone.All'ombra del predominio francese si attua nella penisola l'unità
istituzionale,emerge una classe dirigente dotata degli stessi requisiti che si pone con la medesima intensità il problema della partecipazione alla vita dello Stato.Ma,l'unità nazionale,è ancora una semplice aspirazione di intellettuali.
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