150° Storie d'Italia
copertina realizzata da Sergio Toppi
Giovedì 27 Gennaio e Giovedì 3 Febbraio 2011 saranno pubblicati, in allegato a Il Giornalino e Famiglia Cristiana, due volumi intitolati 150° Storie d'Italia. Realizzati per raccontare la storia d'Italia e il percorso compiuto per fare del nostro un paese unito, i due volumi raccolgono storie inedite realizzate da alcuni tra i migliori artisti del nostro panorama fumettistico, gente del calibro di Sergio Toppi, Carlo Ambrosini, Ivo Milazzo, Corrado Mastantuono, Pasquale Frisenda, Giorgio Cavazzano e Marco Nizzoli. Tutte le storie raccolte nei volumi, a esclusione del prologo, saranno sceneggiate da Francesco Artibani. Per meglio capire cosa conterranno questi volumi e lo spirito con cui sono stati realizzati, abbiamo intervistato l'autore.
I N T E R V I S T A A F R A N C E S C O A R T I B A N I
Ciao Francesco, questa settimana sarà distribuito in tutte le edicole il primo, di due volumi, con cui il Giornalino celebrerà i 150 anni dell’unità d’Italia. Due volumi di cui si sa davvero poco, se non i nomi di alcuni degli autori coinvolti… Cosa ci puoi dire a riguardo?
L’idea è nata in maniera semplice, partendo dall’intenzione di provare a raccontare un po’ di questi centocinquant’anni cambiando il punto di vista, con una storia raccontata dal basso, senza condottieri, capi di stato, eroi e letterati. Parlandone con Ivo Milazzo il progetto ha iniziato a crescere raccogliendo in tempi brevi adesioni fondamentali come quella del Museo del Fumetto di Lucca, nella persona di Angelo Nencetti e quindi delle edizioni Paoline, con il direttore del Giornalino, padre Stefano Gorla. Da Lucca partirà poi una mostra itinerante e all’esposizione delle 180 pagine originali si aggiungeranno le 32 pagine scritte da me e disegnate da Giuseppe Palumbo per il volume “Otto regine” realizzato per la Provincia di Perugia sempre nell’ambito di questo anniversario.
Questo centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia cade in un periodo storico davvero molto particolare. Un popolo che non sente davvero fino in fondo di essere unito e, anzi percorso da un forte sentimento di indipendenza e separazione. Con quale spirito ti sei dedicato allo sviluppo e alla realizzazione di un’opera simile?
L’intenzione era quella di provare a ricordare ai lettori quel cammino che ha portato all’unità andando però oltre la data del 1861 e arrivando fino ai giorni nostri. Quest’unità non va data per scontata; è un valore importante che nei momenti di difficoltà di una nazione diventa l’elemento fondamentale per sopravvivere. I protagonisti delle sei storie parlano di questo, senza retorica e con grande naturalezza, calati nella quotidianità del loro tempo. Lo spettacolo attuale dell’Italia e degli italiani non è particolarmente esaltante ma lo trovo perfettamente in linea con un secolo e mezzo di storia patria in cui ai dissesti morali ed economici sono seguiti momenti più alti di crescita, etica e strutturale.
Tavola di Sergio Tisselli, da 150° Storie d'Italia, San Paolo, il Giornalino
Si può dunque dire che la rilettura della storia dell’Unità d’Italia si presta benissimo per parlare dell’Italia di oggi?
Sicuramente sì! Spero che questa iniziativa possa rappresentare una delle tante occasioni di approfondimento (e se spaventano i libri di storia basta anche un volume velocissimo da leggere come “La patria, bene o male” di Fruttero e Gramellini per ricostruire in maniera alternativa ma rivelatrice il percorso della nazione dal 1860 a oggi).
La storia dell’Unità d’Italia è fatta di miriadi di fatti e personaggi, più o meno noti ma tutti ugualmente importanti. Che tipo di ricerche hai fatto per scegliere quelli secondo te più significativi?
Il tema dell’unità è contrapposto a quello della divisione e della separazione. Dall’unità geografica e politica a quella umana di chi si ritrova dopo essersi smarrito, le sei storie del volume raccontano di altrettanti viaggi o imprese. La scelta non è stata facile ma ho cercato di individuare alcuni momenti distanziati nel tempo così da cadenzare il racconto, mettendo in scena situazioni, personaggi e ambienti differenti. I due volumi partono con una sorta di prologo di Sergio Toppi in cui delinea il carattere nazionale dell’italiano prima del 1860 e poi da Porta Pia passando per le due guerre mondiali si arriva ai nostri giorni parlando di emigranti, quelli che dal sud partivano per il nord industriale fino al dramma degli extracomunitari.
Tavola di Sergio Toppi, 150° Storie d'Italia, San Paolo, il Giornalino
Oltre a te, quali sono gli altri autori coinvolti nella realizzazione di questi volumi?
La squadra di autori è una di quelle cose uniche che capitano una volta nella vita di uno scrittore e sono assolutamente felice di poter condividere lo stesso tetto cartaceo con Sergio Toppi, Ivo Milazzo, Carlo Ambrosini, Giorgio Cavazzano, Pasquale Frisenda, Marco Nizzoli e Corrado Mastantuono.
Da sceneggiatore unico del progetto come hai affrontato la scrittura di queste storie? Nello scriverle hai pensato allo stile di ognuno dei disegnatori? E come è stata affidata ogni storia ad ognuno di essi?
Parto con una precisazione doverosa: ho scritto tutto tranne la sceneggiatura per Toppi, che l’Autore ha curato personalmente. A Toppi ho fornito uno spunto relativo alla battaglia del Volturno che lui ha inserito come capitolo conclusivo di una vicenda che inizia molto tempo prima. L’abbinamento autore/episodio nel caso degli altri racconti ha sicuramente tenuto conto delle attitudini personali ma non più di tanto dal momento che si tratta di autori così bravi in grado di disegnare qualsiasi cosa. L’esperimento più interessante è quello delle tre storie a quattro mani che compariranno nel secondo volume. Frisenda/Milazzo, Nizzoli/Cavazzano e ancora Cavazzano/Mastantuono: a giudicare dal risultato direi che l’esperimento è perfettamente riuscito.
Tavola di Ivo Milazzo, 150° Storie d'Italia
San Paolo, il Giornalino
La celebrazione dei 150 anni dell’Unità nazionale rappresenta, se non mi è sfuggito nulla, un po’ il tuo ritorno al fumetto dopo un periodo trascorso a scrivere per altri mezzi (tra cui segnalo la sceneggiatura della seconda pellicola dedicata alle Winx). Con il tempo prevedi che il tuo lavoro per il fumetto sarà sempre più sporadico?
In questi ultimi tempi ho lavorato molto per l’animazione televisiva (oltre a seguire il lavoro di Red Whale). Di storie a fumetti nuove ne sono state pubblicate (penso alle due miniserie per Panini/Marvel, “X-Campus” e “Young Doctor Strange”). Ho scritto per Glenat “Willy Wonder” una nuova serie per ragazzi disegnata da Silvio Camboni e in uscita ad aprile in Francia, “Otto regine” per Palumbo e nuove storie per Lupo Alberto. Ho poi ricominciato a scrivere per Topolino e a occhio e croce il fumetto continuerà ad essere per me un’occupazione importante. Sicuramente non sarà l’occupazione principale; da sempre sostengo l’importanza della diversificazione e per questo l’animazione mi ha impegnato – e mi impegna – profondamente. In questi ultimi anni ho seguito, insieme al gruppo di Red Whale, molte produzioni: Winx Club, Mostri & Pirati, Pop Pixies e Spike Team sono quelle già uscite e presto ne seguiranno delle altre e credo che questa sia l’unica strada possibile per chi si occupa di scrittura. Quello del fumetto è un mercato instabile e puntare tutto su un personaggio o su una casa editrice oggi è estremamente imprudente.
Tempo fa si era parlato della prosecuzione di alcune serie da te ideate, in particolare di Monster Allergy e del Boia Rosso. Poi non se n’è saputo più nulla. Ci sono novità in proposito?
Per il Boia Rosso c’è l’intenzione di andare avanti e una seconda avventura già iniziata a cui a me e Ivo Milazzo piacerebbe dare seguito. Per Monster Allergy le cose sono diverse perché è in uscita l’edizione spagnola mentre in Francia sono in arrivo delle grosse novità, dal momento che la serie ha cambiato editore (un cambiamento in meglio, per fortuna…).
tavola di Corrado Mastantuono, 150° Storie d'Italia
San Paolo, il Giornalino
Sei un autore di grande successo, capace di creare personaggi e situazioni agevolmente adattabili a mezzi di espressione differenti e di spaziare tra animazione e fumetti. Eppure ho la sensazione che nel mercato del fumetto italiano ci sia spazio sufficiente solo per il classico fumetto d’avventura italiano e che tutte le altre iniziative sia destinate a soffrire (almeno dal punto di vista squisitamente commerciale). Qual è la tua opinione?
Il mercato fumettistico italiano è inevitabilmente fondato su pochi gruppi editoriali. Esistono tante altre realtà con grandi idee ma pochi soldi ed è lì che il meccanismo si inceppa perché senza la necessaria promozione o la giusta distribuzione moltissimi prodotti di grande valore restano inchiodati a venduti indecenti. Sarebbe importante avere grandi gruppi disposti a investire nel fumetto così da promuovere il mezzo e creare la domanda che non c’è. L’abbuffata di allegati che ha affollato le edicole mi pare abbia giovato solo agli allegati, senza nessuna ricaduta positiva sul resto del mercato; mi piacerebbe vedere da parte degli editori più lungimiranza e più investimenti a lunga scadenza per creare i lettori di domani (ma non sono particolarmente ottimista).