L’ho
scritto a caldo, dieci giorni fa: non sapremo mai verità sulla morte
di Giulio Regeni, che tuttavia puzza moltissimo di operazione tesa a
incrinare le buone relazioni di interscambio tra Italia ed Egitto,
destinate a rafforzarsi ancor di più dopo la scoperta da parte
dell’Eni
dell’enorme
giacimento di Zohr, a scapito della Francia, soprattutto, ma anche
del Regno Unito, con notevoli ripercussioni sulle loro economie
interne. Fosse stato eliminato dalla polizia o dai servizi segreti
egiziani, il suo corpo non sarebbe mai stato ritrovato: partivo da
questo solo dato per formulare l’ipotesi,
che ora vedo diventare una pista battuta pure da chi investiga sul
caso (ne davano notizia, stamane, Fiorella Sarzanini per il Corriere
della Sera e Carlo Bonino per la
Repubblica). Questo mi fa osare un altro
azzardo: dal trattamento subìto da Regeni penserei a una cellula
della Dgse (Direction
générale de la sécurité extérieure).