Niente di tutto ciò. Si tratta della fotografia di uno dei battesimi che sono stati celebrati da papa Ratzinger nell’invidiabile scenario della Cappella Sistina in occasione del Battesimo del Signore, festa religiosa che cade ogni anno la prima domenica dopo il 7 gennaio.
L’occasione di quest’anno ha visto ben sedici neonati, non certo figli delle barbone di Termini bensì, più appropriatamente, progenie di altrettante rispettabili coppie di dipendenti vaticani, che hanno atteso tra un pianto e un vagito di essere inumiditi dalle mani papali, facendo così il loro ingresso nel jet-set della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Ignare bamboline in candido taffetà, i piccoli battezzati c’entrano assai poco, a onor del vero, con la festa che il Vaticano ha inteso celebrare in modo così smaccatamente hollywoodiano, e cioè il ricordo del battesimo di Gesù: anzitutto per l’ambientazione. Non le carni michelangiolesche né i corpi austeri dei genitori vaticani, ma la promiscuità dei bagnanti del Giordano ha fatto da cornice, duemila anni or sono, all’evento che si intende onorare. Che pensare, poi, del fatto che il battesimo di Gesù sia stato officiato, per così dire, da un laico, ossia da quel profeta chiamato giustamente Giovanni il battezzatore che tutto era fuorché un sacerdote ammantato di lucidi broccati? E infine, soprattutto, quando si è fatto battezzare da Giovanni nelle acque del Giordano Gesù non era un bambino.
«Il battesimo», ha detto il papa evidentemente dimentico che, oltre ai lustrini cattolici apostolici romani, esiste al mondo una varietà di religioni che per chi le professa sono state donate all’uomo da Dio tanto come il cattolicesimo, «è la prima scelta educativa». Difficile immaginare che, estrema unzione a parte, possa esisterne un’ultima; ma come slogan cinematografico va decisamente bene così.