Era una normale mattina di quasi primavera. Tutta l'Italia era impegnata con le solite mattutine occupazioni. Eravamo una classe al quarto anno di un Istituto Tecnico. Erano anni di impegno politico, di prese di posizione radicali, di lotte sociali dure perchè stavamo appena appena alzando la testa dopo la grave crisi petrolifera degli inizi anni '70 ed erano tempi di scioperi, di cortei di protesta, di occupazioni di scuole ed atenei....
La notizia ci venne comunicata attraverso il circuito radio interno: a Roma, in via Fani, era appena stato rapito Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana.
Fu una strage. Per rapirlo le Brigate Rosse avevano barbaramente ucciso i cinque uomini di scorta, senza nessuna pietà.
Pochi di noi appartenevano a quel partito, la maggioranza si schierava a sinistra, qualcuno a destra, ma tutti percepimmo subito la gravità del gesto.
Un atto volto a colpire lo Stato nel cuore della politica. All'epoca la DC era il partito di maggioranza in Italia, anche se nel '76 si era rischiato il sorpasso a sinistra da parte del PCI, guidato da Enrico Berlinguer.
Erano due grandi schieramenti politici che sembravano incompatibili fra loro a prescindere, eppure i due leader stavano lavorando per trovare quella ormai leggendaria "terza via" che avrebbe probabilmente segnato un punto di svolta politica miliare. Il rapimento di Moro pose fine a questo progetto. Il Presidente DC fu tenuto prigioniero per 55 giorni, venne processato e condannato a morte dalle BR ed il cadavere venne fatto ritrovare il 9 maggio in via Caetani e questo è ormai Storia.
Lo Stato adottò la linea dura coi rapitori, non trattò mai con loro. L'allora Papa Montini fece appelli accorati per la sua liberazione senza nulla ottenere.
Quel 16 marzo, per alcuni aspetti, cambiò molto nella vita politica dell'Italia. Furono gli "anni di piombo", quelli contrassegnati da dure azioni di vera e propria guerra allo Stato da parte dei brigatisti, attentati mirati alle persone ed il clima era politicamente scuro e complicato. Tutti avevamo paura di tutti. Ci sentivamo tutti schedati, tutti controllati senza soluzione di continuità.
Molti degli scritti di Moro a proposito della "terza via" non vennero mai ritrovati...
Col senno di poi abbiamo capito che se un accordo ci poteva essere allora, poi, di fatto, nessuno ne ha più tentato il cammino. Forse Moro faceva paura più di tutto ai suoi stessi compagni di partito....