17 ragazze

Creato il 20 marzo 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2011

Distribuzione: Teodora Film

Durata: 90′

Genere: Drammatico

Nazionalità: Francia 

Regia: Delphine/Muriel Coulin

Judith Butler [filosofa post-strutturalista statunitense] critica la rappresentazione naturalistica della differenza sessuale condivisa dal femminismo  storico, e cioè l’idea che il genere sia una costruzione sociale, mentre il sesso sarebbe un dato naturale. Né il sesso né il corpo sessuato della donna sono qualcosa di naturale. Questi ultimi, come il genere, sono performati di giorno in giorno, sono il modo in cui le donne rivoluzionano la propria femminilità, articolandola  differentemente e rompendo, in tal modo, le regole. […..]L’atto performativo avviene in comune ed è fondato sulla partecipazione e la comunicazione. Non si tratta di affermare alcun tipo di identità, ma di sovvertire la logica generale dell’identificazione”.

Questa, in estrema sintesi, la posizione sostenuta da Antonio Negri e Michael Hardt in Moltitudine (2006), laddove, analizzando le pratiche  che eccedono la capacità di ‘cattura’ del comando capitalista, si sottolinea la potenza eversiva dell’informe, di ciò che, non essendo inquadrabile in categorie prestabilite, costituisce un punto d’arresto nel vorace movimento di ri-territorializzazione normalmente all’opera.

L’agile premessa permette di introdurre l’interessante lungometraggio d’esordio di Delphine e Muriel Coulin, 17 Ragazze, presentato nella sezione Semaine De La Critique dello scorso Festival di Cannes, e vincitore del Premio Speciale Della Giuria alla ventinovesima edizione del Torino Film Festival. Realizzato dal produttore storico dei fratelli Dardenne, Denis Freyd, il film è ispirato a una storia realmente accaduta in una piccola città francese sull’Atlantico, Lorient, centro operaio quasi completamente distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, e che negli anni ’50, dopo la ricostruzione, prometteva di diventare una micro metropoli all’avanguardia. Invece, a tutt’oggi, questa realtà portuale vive una profonda crisi economica e umana, e in questo contesto privo di speranza e possibilità di progresso prende corpo l’anomala storia di un gruppo di ragazze che, per sottrarsi a uno scialbo futuro fatalmente alle porte, dà vita a una pratica performante – per l’appunto – attraverso cui rivendicare il proprio diritto all’autodeterminazione.

Una dopo l’altra, le protagoniste, Louise Grinberg (La classe, 2008), Roxane Duran (Il nastro Bianco, 2008) e Esther Garrel (figlia di Philippe e interprete de L’apollonide – Souvenirs de la maison close, 2011, di Bertrand Bonello), e tutte le altre giovanissime interpreti, come in un effetto domino, decidono di rimanere incinte, per contestare un modello famigliare (e scolastico) decrepito, non più in grado di rispondere alle nuove istanze provenienti dal corpo sociale, cercando di realizzare un’alternativa comunitaria eccedente l’autoreferenzialità escludente delle conventicole (famigliari) in cui sono costrette. I maschietti con i quali s’interfacciano si rivelano appendici trascurabili, mentre i genitori dimostrano una consistente incapacità di comprensione e gestione degli eventi. Convocati dalle figlie a fornire indicazioni su come interpretare il presente per agire nel futuro, riescono a balbettare appena una sciarada di luoghi comuni, a cui essi stessi non credono.

Allora che gioia ritrovarsi in un camper abbandonato sulla spiaggia, fantasticando una vita da trascorrere insieme, probabilmente accudendo a turno i nascituri, dividendosi i compiti della funzione di riproduzione sociale, dalle pulizie alla preparazione dei pasti, e magari riuscire ad ottenere un riconoscimento per questo. Ma tutto dura giusto il tempo di qualche stagione, e l’incoscienza di un grande sogno stramazza sotto i colpi di una realtà tutta tesa a celebrare la vittoria dell’ordinario, del linguaggio dell’informazione, censurando qualsiasi tipo di relazione che ambisca a una dimensione aneconomica.

Registrare un evento, testimoniare un misfatto: questo è il merito di Delphine e Muriel Coulin (quest’ultima, tra l’altro, già attiva nel mondo del cinema come assistente operatore di Krzysztof Kieslowski, Louis Malle e Aki Kaurismäki) che con il loro piccolo film hanno dato corpo alla volatilità di un istante che trafigge la temporalità quotidiana, rendendone visibile la traccia.

Luca Biscontini


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