18. Cene

Creato il 07 febbraio 2011 da Fabry2010

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Tornato a casa, il dottor Cavedagna trova a stento il tempo per cenare. Apre il frigo alla ricerca di avanzi che non lo privino della lucidità necessaria per continuare a scrivere. Si getta sul formaggio fresco della Land, ma si accorge che è scaduto: il donnone che lavora in casa lo ha tradito ancora. Fruga nervosamente fra i contenitori in plastica che sbavano olio dappertutto: passa in rassegna melanzane mezzo spappolate, verdure dai filamenti inestricabili, una fettina di carne bianca che gli ricorda i plantari anatomici a concia vegetale utilizzati per i calli ai piedi; nell’ultimo scomparto c’è una busta con alcuni mandarini e un sacchetto slabbrato con due limoni lisi. Sul lato destro campeggia una confezione gialla di maionese Calvè che annuncia la novità di uova d’allevamento a terra. Per completezza, Cavedagna registra una scorza di parmigiano e una scatola di Yovis granulato per sospensione orale. Mentre mastica le melanzane, si guarda distrattamente intorno: sul frigorifero c’è un orologio grigio che va indietro di parecchio; più in là, un vassoio pubblicitario dell’amaro Benedectine con un uomo e una donna in trance che lo sorseggiano; da un chiodo arrugginito pende un souvenir del Togo che gli mette tristezza e due fogli con la dieta ragionata dello studio Ienca ; sul tavolo accanto, un blocco per note circondato da penne che non scrivono, forse per scoraggiare biglietti di protesta all’indirizzo del donnone. Il pavimento è sporco e spesso invaso da formiche: lui cerca di difendersi con un insetticida atomizzato in polvere utile anche per cimici, pulci e scarafaggi. Si consola pensando ai nuovi temi che ha trovato per i suoi elzeviri: un critico può essere scrittore? Le interruzioni favoriscono o danneggiano la creatività? Luce e buio da distribuire nell’intreccio, ottimismo e pessimismo, libertà, valori, scrittori grandi e piccoli. Mentre affonda il cucchiaio nel barattolo del miele – gli era sfuggito a un primo sguardo frettoloso – pensa che deve solo ingegnarsi a trasformarli in personaggi, oggetti, situazioni.



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