18. Una domanda

Creato il 17 settembre 2010 da Fabry2010

da qui

- Ascolta, Leopoldo.
Ha cominciato a parlare all’improvviso, emergendo da un raccoglimento intenso.
- So bene che stai cercando una risposta alla domanda sul romanzo: è possibile, oggi, perpetuare un genere minacciato dalla polverizzazione della società e della persona, per cui lo schema obiettivo-ostacolo-traguardo non convince più nessuno, a meno che non porti i segni della lacerazione dell’esperienza umana dal Novecento in poi? Non considero nemmeno i libri commerciali, prodotti con un target elaborato nelle officine infallibili del marketing, specchietti per le allodole che rimpinguano le casse di editori-imprenditori. Può chiamarsi romanzo la replica di forme svuotate di ogni traccia vitale? Perfino una pubblicità istantanea può suscitare interesse per lo scioglimento di un nodo, il raggiungimento di una meta, tanto la narrazione è iscritta nel codice genetico dell’umanità; ma è triste approfittare di un bisogno psicologico per propinare al pubblico qualunque spazzatura. Bisogna riconoscere la colpa d’origine, la sentenza di condanna che pesa sul capo di noi tutti; solo da quel punto si può partire alla ricerca di una via d’uscita, nonostante il fallimento prevedibile, lo scacco doloroso. S’interpella, almeno, la verità della nostra condizione, sospesa tra anarchia distruttiva e dittatura soffocante. Dobbiamo confessarci a vicenda le ossessioni che ingolfano i sensi e l’intelletto: solo allora si potrà sapere se c’è un varco destinato a interrompere la solitudine.
E’ tornato il silenzio; l’uomo vestito di grigio è immobile, a braccia conserte, con l’enorme colletto inamidato. Leopoldo ragiona tra sé e sé: non potrebbe strappargli una spiegazione ragionevole di ciò che li ha portati in quella stanza? E’ forse il sogno che permette a chiunque di identificarsi nel personaggio o nella trama, come se il minimo dettaglio si rivelasse una proiezione in scala di una sorte universale? E’ il labirinto che, dopo un’infinità di percorsi e giravolte, ti riporta nello stesso punto, di fronte a un altro che si rivela immancabilmente estraneo?
Suona il campanello. D’istinto, Leopoldo si precipita alla porta e la spalanca con un gesto liberatorio e disperato nello stesso tempo. Nel vano appare una figura femminile, con uno sguardo pensieroso e preoccupato.
- Maria!



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