FRANCESCA DA RIMINI
di Zandonai
A distanza di sei anni dalla messa in scena dei “Cavalieri di Ekebù”, punta estrema dello sperimentalismo armonico di Riccardo Zandonai, con cui si erra inaugurata nel 2004 la Stagione Lirica e di Balletto del Teatro, questa volta ritorna sul palcoscenico del “Verdi” l’opera considerata il capolavoro del musicista trentino:Francesca da Rimini. Fu composta sulla tragedia di Gabriele d’Annunzio che fu l’artista e l’intellettuale più importante che l’Italia abbia conosciuto a cavallo fra Otto e Novecento, l’unico (con Puccini) capace di affrancarsi dal provincialismo italiano per nutrirsi delle migliori esperienze culturali europee e rivisitarle alla luce di un talento multiforme e di una sensibilità iperattiva di cui Francesca da Rimini fu il risultato più compiuto. Quest’opera ha tutte le caratteristiche del capolavoro, non fosse altro che per il clima decadente, sottilmente melanconico che la permea; in particolare i personaggi di Francesca e le sue ancelle, immerse da Zandonai in un clima sognante lontano nel tempo, sono qualcosa che l’opera italiana forse fino ad allora non aveva ancora conosciuto. Il compositore in quest’opera riuscì infatti a tradurre, in uno spirito moderno i valori più distintivi del melodramma italiano e impresse un nuovo rilievo alla poesia del testo e una nuova centralità all’orchestra, tutta tesa a sottolineare i risvolti psicologici dei personaggi di questa leggendaria tragedia.
Ma il successo dell’opera si spiega anche con la perfetta compiutezza del personaggio della protagonista, che diventa, senza paragoni, un “tipo” del teatro del primo Novecento come Salomé, come Mélisande e come le passionali eroine veriste: in un Medioevo di maniera, essa è il simbolo modernissimo delle inquietudini decadenti. La sua “non vuole essere solo una grande storia d’amore, bensì la raffigurazione di uno scorcio di vita medievale, il quadro di un secolo della remota civiltà italiana” – afferma Zandonai – “Io l’ho sentita con profonda e commossa pietà per quell’amore appunto che la vincola al cognato e la conduce con lui ad una morte. Francesca è l’amore senza erotismo, e la coscienza viva che questa donna possiede del peccato, rivela in lei una profonda spiritualità».
L’opera aveva inaugurato nel dicembre 1919 la stagione lirica del “Verdi” sotto la direzione dello stesso Zandonai. Da Trieste, durante le prove, Zandonai scrisse: «Ho un’orchestra ottima ed educatissima della quale ho già guadagnato la simpatia e che mi dà delle grandi soddisfazioni. Il complesso delle voci è pure buonissimo tanto che spero in un’esecuzione accuratissima ed efficace. Del resto Francesca qui è attesa vivamente e con grande favore. Spero in un grande successo ». E veramente fu «un grande successo» indimenticabile.
Francesca da Rimini è considerata ancora oggi un’opera da primadonna come Magda Olivero, protagonista nel 1959 con Mario del Monaco di uno storico allestimento scaligero, che ha passato il testimone alla bulgara Raina Kabaivanska, la Francesca più frequente degli ultimi trent’anni, accanto a Leyla Gencer e Renata Scotto.
L’allestimento che il Teatro Verdi propone in occasione della undicesima edizione dell’opera, è realizzato in coproduzione con l’Opernhaus di Zurigo ed è curato dal regista Giancarlo Del Monaco uno dei più importanti della sua generazione che nella sua carriera ha al suo attivo più di cento regie di successo in tutto il mondo. Del Monaco mise in scena questo allestimento all’Opernhaus di Zurigo nel giugno 2007 e, di recente, all’Opéra Bastille di Parigi. Lo affiancano lo scenografo Carlo Centolavigna, la costumista Maria Filippi, l’assiente alla regia Elena Marzoni e il light designer Nino Napoletano.
Nel ruolo di Francesca saranno impegnate l’armena Hasmik Papian, già interprete di successo nel ruolo di Maria Stuarda nella scorsa stagione lirica, in alternanza con Patrizia Orciani Venus in Tannhäuser durante la passata stagione a Trieste; il bulgaro Zvetan Michailovich al suo debutto sul palcoscenico del “Verdi” comeCarlo Barricelli con cui si alterna nel ruolo di Paolo. Ritorna, sempre con grande gradimento da parte del pubblico triestino, Giorgio Surian che in alternanza con il giapponese Yasuo Horiuchi interpreterà il ruolo di Gianciotto, lo sciancato; Gianluca Sorrentino e Pablo Karaman interpretano il ruolo di Malatestino Dall’Occhio. Nel cast anche Louise Callinan ( Samaritana), Giovanni Guagliardo (Ostasio), Mario Bolognesi (Ser Toldo Berardengo), Elena Traversi (Smaragdi), le ancelle Milena Josipovich, Annika Kaschenz, Carla Di Censo, Erika Pagan, Manrico Signorini (giullare), Alessandro De Angelis (un balestriere) e Andrea Vincenzo Bonsignore ( un torrigiano).
La compagnia di canto, con il Coro istruito dal M° Alessandro Zuppardo, e l’Orchestra del Teatro Verdi sono sotto la direzione e concertazione del M° Fabrizio Maria Carminati, acclamato interprete di un vasto repertorio operistico di tradizione dal Belcanto italiano, interprete di Verdi, Donizetti, Paisiello, Rossini, Bellini, al ’900 italiano e tedesco (Leoncavallo, Giordano, Cilea, Menotti, Humperdinck). Si dedica anche a repertori desueti e del ’900 contemporaneo dirigendo opere in prima esecuzione assoluta.
La prima di Francesca da Rimini è preceduta dalla prolusione del musicologo e critico musicale Gianni Gori che venerdì 15 aprile alle ore 18 introdurrà il pubblico all’opera nella Sala del Ridotto del Teatro Verdi.
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