19 Marzo. Mio padre.

Da Loredana De Michelis @loridemi
"Ho i peli sensibili, patalucco di un moscerino!" dice mio padre dando una gran pacca al zanzarino dei mirtilli che si era posato sulla sua gamba.
Io rido, lui è molto serio: sai quanto sono sensibili i peli?
D'altronde ne ha un sacco, forse sono un organo di senso come le vibrisse.
Sta separando le foglie dalle grive con un metodo che ha inventato lui: le mette su un vassoio che ha inclinato appena appena appoggiandolo da un lato su una torre di presine. Le grive rotolano in quanto tonde e le foglie restano dove sono. Ha pulito così anche un grosso barattolo di mirtilli, che assieme alle grive è andato a raccogliere in uno di quei posti dove si avventurano soltanto lui e lo Yeti.
Ieri invece era andato al lago montano di non so dove, a sfatare la fifa, perchè un mese fa era lì a pescare, ma c'erano dei pirla che gli spaventavano le trote, allora lui si è messo più in basso, è salito su una pietra, la trota ha abboccato, lui ha tirato, si è un po' sbilanciato, la pietra si è inclinata e gli ha intrappolato una caviglia. Lui è caduto di lato battendo la coscia su un’altra pietra, appuntita, e si è anche tagliato una mano: sangue dappertutto.
Siccome c'erano cinque gradi e lui non aveva sensibilità alle mani e la gamba gli faceva un male cane ha pensato di chiamare aiuto almeno per disincastrarsi, ma poi no, che figura ci faceva? Ci ha messo un po' ed è arrancato a riva. Pensava di essersi rotto il femore, ma siccome invece stava in piedi, ha solo impiegato un quarto d'ora ad aprire la zip dello zaino con le dita gelate per mettersi un cerotto e poi si è fatto a piedi il ritorno. La gamba però gli faceva malissimo, ci ha messo 5 ore di cammino, invece delle solite due. Ha zoppicato un mese e gli hanno pure fatto un'ecografia al muscolo, visto l'ematoma. Niente.
E' di gomma. L'anno scorso è caduto di faccia dalla bici, gli hanno dato dei punti, cambiato un ponte e non si è rotto neppure il naso.
Poi mia madre deve farci la marmellata con le grive, senza zucchero, con il dolcificante Pick.
Fuori in veranda c'è la gatta Briciola, che è un siamese incrociato con un pesce martello. Ha un morso un po' profondo, che le fa il muso piatto e squadrato, con i canini che pendono draculeschi. E' dei vicini, ma ha sempre fame e miagola in continuazione, come se parlasse. Mangia dalla ciotola "ospiti" che i miei genitori le hanno messo fuori, e non osa entrare, sa che la manderebbero via: è una gatta tanto socievole con gli umani ma se la prende con la povera Minù che ha 16 anni, è siamese anche lei, vecchia, scheletrica e con l'espressione assolutamente incarognita.
Minù è il micio di casa, beve l'acqua esclusivamente dal rubinetto del bidet. Pesa due chili. è grossa come una talpa, ha la testa perfettamente rotonda e un naso così piccolo che sembra di plastica.
Poi c'è Pongo, un gatto rosso con la coda a pennacchio, che lui fa vibrare come un'antenna. E' sempre dei vicini ma anche lui preferisce il ristorante de Michelis, cibo più vario e spesso trote fresche. Pongo a momenti finiva come sua madre: ammazzato dai cani di un altro vicino. L'hanno recuperato in extremis mentre annegava in una pozzanghera, svenuto. Ha fatto una settimana d'ospedale.
I piccoli di gazza che erano nati nella cassetta per le lettere del signor Bruno invece sono annegati davvero, sempre per via della pioggia forte di quest'anno. Così mio padre è partito con gli attrezzi e un'idea delle sue, pratica e bizzarra, per modificare la cassetta e impedire un'altra tragedia a primavera. Perchè qui, ai piedi del piccolo monte S.Giorgio, che ha in cima un monumento che è uno stappabottiglie, la vita è ancora un po' antica e la morte frequente come la vita, ma a volte dura persino di più.
Mio padre la sfida da sempre, correndo in bici e sugli sci a rotelle lungo le statali, tra il fosso e i camion, saltando su pietre limacciose con gli scarponi del 56', correndo come un pazzo su automobili scassate.
Ogni volta che mi accompagna in stazione e fa il pelo a tutti, frena di botto all'ultimo momento perchè secondo lui quello davanti doveva andare, tira le marce fino a farmi venire i capelli dritti perchè il diesel ha le marce lunghe, fa battere il motore in testa perchè "questo" nuovo diesel ha le marce corte, mi viene un attacco terribile di pazzia e vorrei riempirlo di botte e in caso d’impossibilità, uccidermi subito sganciando la bomba nascosta nel molare.
Quando arriviamo in stazione lui mi deposita e poi parte alla ricerca di un parcheggio in divieto di sosta sicuro. Prende una multa ogni tre giorni e quando è passato col rosso ha costretto mio fratello a sobbarcarsi la responsabilità, perchè lui, oltre ad avere esaurito i punti aveva anche la patente scaduta da un anno.
Gliel'hanno rinnovata, figurarsi: ha 11 decimi per occhio. Vede anche dietro le sue spalle. Si aggira per i binari di Porta Susa controllando ogni movimento, ogni persona strana e ogni bullone svitato. Da lontano sembra un grillo in braghette, magro com'è, con le gambette snelle e un bulbetto di pancetta tonda, le mani dietro la schiena e qualche capello bianco che gli svetta a mo' di antenna.
Poi lo guardo negli occhi che brillano del colore dell'acciaio e mi ricordo che la mia ribellione letteraria è cominciata da lì: in quell'azzurro di stoviglie sfido chiunque a trovarci qualcosa di quieto e sottomesso. Io quella poesia là non l'ho mai capita, forse si riferiva ad una paralitica: questo signore che trapana qualunque cosa con lo sguardo, ha l'agilità e lo scatto di un centometrista, e se ti tira un ceffone te ne accorgi solo dal bruciore della guancia e dal ronzio delle orecchie. Deve avere i piedi ammortizzati, non lo senti mai arrivare. Come non bastasse può tirarti un sasso in fronte da cento metri e non sbagliare mai. Avrebbero dovuto recrutarlo nel Mossad.
Sta perdendo colpi però: ieri si è messo a tirare giù fichi dalla pianta e me li tirava sul balcone, a raffica senza quasi guardare, come sempre. Si fida, sono una sua recluta, la migliore. Non si è neanche preoccupato che li schiacciassi nel prenderli: me li tira con l'effetto, così io li prendo assecondando la rotazione senza romperli. Il problema è che io manco di un allenamento costante, visto che conosco solo lui che fa queste cose, e per giunta invecchio, in proporzione più veloce: sarà il fumo. Così ho mancato un fico, che si è spatasciato contro il muro di casa, e data la velocità che aveva, anche con gran botto. Un brivido di terrore mi ha percorso la schiena: per una cosa così papino può darmi della deficiente tutto il giorno. Ma lui non si è girato, sta diventando sordo. E io mi sono salvata concludendo la nostra esibizione senza insulti e come da regola senza complimenti. Mia madre ha cancellato velocemente ogni traccia. Poi lui come sempre si è sporto troppo dalla scala centenaria, di recupero, e con alcune modifiche di sua invenzione, e ha perso l'equilibrio: per me questo è stato uno spettacolo inaudito.
Quando ha capito che stava andando, ha spiccato un balzo e si è appeso ad un ramo, che si è spezzato dandogli il tempo di passare ad un altro come Tarzan. Si è spezzato anche quello ma era più basso e lui è atterrato come un paracadutista.
Io dal balcone, lontana, ho potuto solo guardarlo in faccia: avesse cambiato espressione un solo secondo. E' tornato in casa togliendosi alcune schegge dalle mani.

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