Per la visita del Führer, il 9 Maggio 1938, Firenze, la città della cultura per eccellenza, mette in scena una rappresentazione folcloristica dove bandiere e sbandieratori celebrano la sua gloria.
La giornata fiorentina — in tutto dieci ore, dalle 14 a mezzanotte del 9 maggio 1938 — è concepita come un unico spettacolo che l’Archivio Storico del Comune di Firenze ricostruisce come mostra collaterale ad ‘Anni Trenta’ di Palazzo Strozzi, attraverso l’esposizione dei bozzetti per l’addobbo delle strade, delle carte per la preparazione, delle fotografie della città il giorno della visita.
Il viaggio di Hitler in Italia prevedeva la visita di Roma, Napoli e Firenze. Ed è facile intuire come l’intero viaggio fosse stato organizzato nei minimi particolari, sia sotto il profilo della sicurezza (sul cui aspetto intervenne la polizia tedesca), sia come coreografia.
Per addobbare Firenze fu deliberato dall’Amministrazione comunale, nel febbraio 1938, l’istituzione di un apposito “Ufficio per i festeggiamenti in occasione della visita del Führer” e fu incaricato un gruppo di givani artisti di preparare i bozzetti per l’addobbo delle strade. La manifestazione fu filmata dall’Istituto Nazionale LUCE, con un ampio spiegamento di mezzi, e trasmessa dall’EIAR, con radiocronache in diretta diffuse in tutto il mondo.
Il viaggio del Cancelliere tedesco in Italia era iniziato il 3 maggio 1938 e rappresentava, dal punto di vista diplomatico, la restituzione di un analogo viaggio fatto da Mussolini in Germania, nel settembre dell’anno prima; mentre dal punto di vista politico era l’ostentazione del patto di collaborazione tra l’Italia fascista e la Germania nazista, il così detto Asse Roma-Berlino.
Ma tutta la magnificenza della preparazione alla visita, tutti gli addobbi e i festoni, a nulla servono, più tardi nella storia, davanti alle bombe.
“Si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch’esse
di cannone e di giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali schiantate,
di larve sulle golene, e l’acqua séguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole”.
Da “La Primavera Hitleriana” di Eugenio Montale.