1954-2014 / Baudo: "La tv ci ha fatti crescere" (Il Secolo XIX)

Creato il 29 dicembre 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
Baudo, che effetto le fa sentire che la tv compie 60 anni?«Un bell’effetto, di questi 60 anni 54 li ho passati dentro, ho visto la grande tv, i suoi momenti felici, quando la tv bloccava il Paese,insegnava, era di alto spessore culturale».
E ora?«Stiamo assistendo a questa seconda parte malinconica di una tv che è sì più piena di emittenti,ma senza qualità».
Parlava dei momenti felici, quali sono stati i suoi?«Le collaborazioni con Sordi, Gassman, Monica Vitti in “Canzonissima”, i miei “Fantastico” che sono stati molto belli e ovviamente Sanremo, sarei ingrato se non citassi i miei tredici festival»
I momenti meno belli?«Qualche programma che poteva venire meglio. Chi fa questo mestiere ha il dovere e il diritto di sbagliare, ho sempre intentato strade nuove, cercato di rinnovarmi: “Tutti a casa” era un programma attualissimo, ebbe buon successo, ma non fu capito come si doveva».
Dice che la tv, appena nata, aveva una funzione culturale.«È servita a migliorare l’unificazione dell’Italia, eravamo separati, la tv doveva accorciare il Paese per farlo sentire più stretto e unito».
Quanto la politica ha influenzato la tv?«All’inizio era discreta, non raccomandavano singoli personaggi, ma solo un po’ i programmi, era meno invadente, si accontentavano della modica quantità: negli ultimi tempi è entrata con violenza nelle viscere della tv. È diventata una tv raccomandatizia, con la conseguenza che vediamo personaggi che non hanno qualità eccelse per farla».
Qual è stato il momento in cui la politica ha invaso la tv?«Il momento clou è stato appena è nata la tv di Berlusconi. Faceva una sua tv, pagata da lui, con i personaggi che voleva lui e quindi gli altri partiti, non potendo avere un ingresso in Fininvest dovevano ricorrere alla tv di Stato e hanno cominciato a raccomandare da quell’altra parte».
Si aspettava che Grillo, con cui lei ha lavorato all’inizio della sua carriera, diventasse un leader politico?«Non me l’aspettavo per niente, anche perché non credo in quello che fa, il suo è uno sketch che continua, non gli accredito un valore obiettivo. In termini politici si sta divertendo nella stesura del suo personaggio comico, vive un momento di arruffapopolo: dice che può cambiare tutto, ma non ci dice mai come vuol cambiare e cosa vuole fare».
Chi l’ha delusa di più in tv?«Grandi delusioni non ne ho avute. Anche oggi ci sono personaggi come Bonolis, Frizzi, Conti, sono validi, possono fare bene, ma non sono stimolati da programmi particolarmente impegnati».
Non ha citato Fazio, solo una dimenticanza?«Fazio ha creato uno stile, è un personaggio che funziona».
Le piacciono i suoi Sanremo?«L’anno scorso mi è piaciucchiato, il problema non è suo, sono le canzoni che non si trovano più, i nostri cantautori non scrivono più belle canzoni, quelle di oggi durano 24 ore e poi te le scordi. Un presentatore può metterci tutta la buona volontà per rendere la torta più appetitosa, ma se gli mancano gli ingredienti è difficile che riesca buona».
Il Festival resta sempre un appuntamento nazionalpopolare di grande richiamo…«Più per convenzione e per abitudine che per affetto vero. Negli ultimi tempi non si è imposto, sono cinque giorni di grande ascolto che serve per riempire la casseruola del palinsesto tv, ma alla fine non se ne parla più di domani».
Ora i cantanti escono dai talent…«I talent sono belli, fatti bene, ma escono personaggi, non canzoni, sono programmi televisivi, con la scusa di fare il talent».
Le piacciono?«Hanno la loro dignità. Maria De Filippi li fa benissimo, anche di quello di Simona Ventura non si può parlare male, ma escono talentini che si sciolgono come palle di neve al sole».
In questi 60 anni anche l’arrivo dei reality ha cambiato la tv…«L’incendio del padiglione che doveva ospitare la casa del prossimo “Grande Fratello”, secondo me, è stato causato da autocombustione: ha detto basta da solo. Perché illudere ancora questa gente? I discorsi che si fanno in quelle stanze sono sciocchezuole, piccole liti, piccoli amori, qualche bacio rubato, non si discutono temi seri».
Tutto già scritto degli autori?«Gli autori hanno grande responsabilità, ficcano dentro i concorrenti, gli dicono quello che devono fare, ogni personaggio è la composizione di un presepe che dovrebbe costituire lo spaccato di un paese. Se l’Italia dovesse vivere e salvarsi con i personaggi del “Grande Fratello” stiamo freschi».
Come saranno i prossimi 60 anni della tv?«Speriamo di grande risorgimento, è lo stesso augurio che facciamo a questo Paese, che non si spenga e trovi nei giovani la forza di rinascere. I giovani si stanno impigrendo, stanno invecchiando senza essere stati giovani. L’avventura della giovinezza è la cosa che più rimpiango, ero una palla di fuoco, questi giovani invece sono stanchi, consumano giornate davanti ai tablet».
Che ricordo ha della sua prima volta in tv?«Per me è stato un miracolo, ho fatto un provino, non avevo nessuna raccomandazione, mi hanno chiamato e fatto subito fare la tv in diretta, onestamente è stato uno degli shock più grandi della mia vita che mi ha immerso subito nel circuito del lavoro e mi ha dato la sensazione di potercela fare».
I suoi genitori speravano per lei una carriera di avvocato.«Erano spaventati, la tv era un mistero, una scatola magica dentro cui accadevano delle cose. C’erano politici come Giorgio La Malfa che erano persino contrari alla tv a colori, c’era una parte culturale del paese che la osteggiava dicendo che avrebbe rovinato il Paese».
Il suo futuro è ancora in Rai?«Sono destinato geneticamente alla Rai».
Della sua esperienza in Mediaset ha solo brutti ricordi?«L’esperienza creativa dell’uomo è una specie di torta in cui ci sono tanti sapori, ce ne vogliono anche di diversi. Non la rinnego affatto».
Intervista di Tiziana Leoneper "Il Secolo XIX"

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