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1955 – Giovanni Gronchi

Da Iomemestessa

Corre l’anno 1955, e Luigi Einaudi comincia a preparare i bagagli.

In controtendenza con chi l’ha preceduto e con la maggior parte di coloro che gli succederanno, non ha velleità di riconferma (‘sono troppo vecchio’).

Fanfani, che all’ultimo Congresso s’è impossessato della DC a spese della destra del partito (su tutti Andreotti e Gonella), decide di puntare su Cesare Merzagora.

57 anni, economista di tendenze liberali, ministro del Commercio estero con De Gasperi, eletto nelle file della DC ma da indipendente, è personalità di altissimo profilo.

Ma gli sconfitti del Congresso di Napoli del 1954 vedono nell’elezione del presidente della Repubblica l’occasione di un redde rationem a lungo agognato. Oltretutto, è venuta a mancare anche la figura di De Gasperi, che faceva da collante tra le diverse anime del partito.

Il 28 aprile, al primo scrutinio, il candidato DC, Merzagora, non va oltre i 228 voti, nonostante gli elettori DC siano 380, tutti presenti e tutti votanti. Merzagora, uomo intelligente, vorrebbe ritirarsi subito. Fanfani, decide di insistere, illudendosi di venire appoggiato dalle opposizioni.

Gli ostili a Fanfani (che di questo si tratta) confluiscono su Giovanni Gronchi, Presidente della Camera, 68 anni, pisano di Pontedera, già sottosegretario del primo governo Mussolini, ora tra le anime della sinistra DC.

Al terzo scrutinio è in testa Gronchi su Merzagora. I vertici DC tentano l’ultima disperata carta, cercando di convincere Gronchi a ritirarsi. Scelba, Presidente del consiglio, gli suggerisce il ritiro per non creare preoccupazioni agli alleati atlantici con le sue posizioni sinistrorse (ma pur sempre democristiane, eh). Gronchi, s’incazza. Per la prima e ultima volta non con tutti i torti. E asserisce che se andava come Presidente della Camera, non vede che controindicazioni vi siano alla sua elezione alla Presidenza della Repubblica. Poco dopo, Fanfani si rassegna e scarica Merzagora.

Al 4° scrutinio, il Presidente della Camera Gronchi elegge se stesso alla carica di presidente della Repubblica.

Lo stile Gronchi si intravede fin da subito, e la cerimonia di insediamento è un trionfo di maestosità che fa fin da subito rimpiangere il buon De Nicola che giungeva solo sulla propria auto.

Il discorso d’insediamento é tutto politico. Si pronuncia a favore dell’entrata di PCI e PSI nei palazzi del potere, si pronuncia contro il potere dei partiti e della burocrazia. E invita ad eliminare le differenze sociali ancora fortemente presenti nel Paese. Scelba, con un colorito ormai tendente al verde speranza, rischia più volte l’infarto.

Saragat, sdegnato, sbotta ‘Abbiamo anche noi il nostro Peron’. Efficace ritratto in sei parole.

Intollerante con la satira, diverrà celebre il caso della trasmissione Un, due, tre in cui Tognazzi e Vianello mettono in scena l’abbastanza innocente parodia di un incidente occorso al Presidente. Trasmissione chiusa. E i due comici all’indice per anni.

Manovra il Parlamento sino a far cadere l’odiato Scelba prima, e la destra DC nel suo complesso, poi.

Iperattivo in politica estera, creerà non pochi grattacapi ai governi con uscite a volte francamente improvvide.

La moglie, anzi la seconda moglie, l’eterea Donna Carla, di 25 anni più giovane, esibisce nelle foto una magrezza rasentante l’anoressia e un’espressione mesta da santa minore. D’altra parte, delle amanti del Presidente a Roma come a Pontedera, tutti sanno tutto. Persino lei. Forse, soprattutto lei.

Gli scandali del Presidente, dai rapporti con l’Eni all’uso disinvolto del denaro pubblico, alle frequentazioni poco chiare, raggiungono anche le colonne dei giornali.

Il suo mandato scade nel 1962.

In 7 anni, dal ’55 al ’62 un gentiluomo è stato rimpiazzato da un trafficone, e il Paese s’avvia ad essere quel gran porcaio che conosciamo da sempre.

Il settennato in pillole:

Il 19 novembre 1955 va in onda sul Programma Nazionale, la progenitrice di Rai Uno, la prima puntata del quiz televisivo Lascia o raddoppia?, conduce Mike Bongiorno ed inizia la leggenda della televisione. Dallo Studio 3 della Fiera di Milano

Il 2 dicembre 1956 a Cuba, Fidel Castro sbarca con il Granma, una barchetta, accompagnato da un pugno di rivoluzionari. La guerriglia contro il presidente Fulgencio Batista ha inizio.

Il 15 febbraio 1957, Andrej Andreevič Gromyko è il nuovo Ministro degli Esteri dell’URSS. Lo resterà ininterrottamente fino al 1985. Se anche nei momenti più bui non è scoppiata una guerra nucleare lo dobbiamo anche e soprattutto a lui ed al suo buonsenso.

Il 28 ottobre 1958 sale a sorpresa al soglio pontificio Angelo Giuseppe Roncalli, già Patriarca di Venezia, che prenderà il nome di Giovanni XXIII. “Date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa!”. A suo modo, per quel mondo e quell’ambiente, un rivoluzionario.

Il 13 febbraio 1959 Mattel inizia a commercializzare le Barbie. Il sogno e il gioco di milioni di bambine, ancora oggi. Ma anche, perchè no, uno dei simboli del capitalismo, insieme alla Coca-Cola.

L’11 ottobre 1960 la RAI inaugura Tribuna elettorale in occasione delle imminenti elezioni amministrative. L’anno successivo l’operazione verrà coronata da Tribuna politica. Per chi fosse troppo giovane per averle viste, ricordo certe facce, certe cravatte, certi doppiopetti tutti uguali. Una tristezza e una noia infinite. Senza cerone, senza calze sulle telecamere. Nature nel loro pervicace provincialismo. Rivisti oggi, fanno tenerezza.

Il 28 maggio 1961 a Londra: con un articolo pubblicato su The Observer, Peter Benenson un avvocato, lancia un appello a favore dell’amnistia per due giovani arrestati a Lisbona durante la dittatura di Antonio Salazar. La campagna di sensibilizzazione dovrebbe durare un anno, l’appello però attrae migliaia di sostenitori e nasce Amnesty International

Il 20 febbraio 1962 John Glenn è il primo statunitense in orbita nello spazio.


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