1976-2013 Tutti i volti di Carrie White: Parte 2

Creato il 27 dicembre 2013 da Fascinationcinema

Carrie White, una rana tra i cigni

“Penso che ogni protagonista debba avere una grande necessità. Nel caso di Carrie, bisogno d’amore e d’accettazione, un bisogno universale che tutti possiamo comprendere ed il suo personaggio è molto attivo nel cercare di soddisfare quel bisogno”, dice Kimberly Peirce.

“La Carrie di Sissy Spacek è tutta ingenua ed innocente. La Carrie di Angela Bettis è, sì, innocente, ma non si fa illusioni su se stessa e sul proprio ruolo nella gerarchia del suo liceo.” dice invece Bryan Fuller.

Ma com’è la Carrie originale?

Una rana tra i cigni. Era una ragazza tozza, con foruncoli sul collo, sulla schiena e sui glutei. I capelli senza colore. Carrie che non riusciva mai a prendere la palla neanche coi piedi; Carrie che arrancava in bicicletta, sempre in coda, sentendosi chiamare una volta “budino mal riuscito” e un’altra volta “faccia di merda”, odorando di sudore e non riuscendo mai a raggiungere le altre; e i pizzicotti, gli sgambetti nei corridoi della scuola, i libri spinti giù dal suo banco, le foto pornografiche infilate nella sua borsa e “nascondiamo da qualche parte le sue mutande” e “mettiamole questa biscia in una scarpa” e facciamole questo e facciamole quest’altro…

Insomma Carrie è una sfigatissima ragazzina americana, fin da tenera età emarginata, vittima del crudele bullismo dei suoi coetanei, che passa le serate in casa a cucire mentre la mamma ricama centrini e parla del Giudizio Universale. Scrive poesie come: Gesù Cristo mi guarda là dal muro / ma la sua faccia è fredda come pietra / e se mi ama, come lei dice / perché mi sento così sola e infelice? Se osa provare un rossetto in un grande magazzino, se lo toglie poi con un assorbente femminile, credendolo una salvietta struccante. La mamma infatti, convinta che se Carrie fosse rimasta pura, senza alcun peccato, le sue prime mestruazioni (la punizione del peccato di Eva) non sarebbero mai arrivate, non ha mai spiegato alla figlia l’esistenza del ciclo mestruale.

Quando dunque, sotto la doccia, Carrie vede il sangue scorrerle tra le cosce, pensa di star morendo dissanguata ed ha un comprensibile attacco di panico. Grida alle sue compagne di classe di aiutarla ma loro, che non immaginano il perché del suo stupore, non lo faranno, anzi. Nel 2013 la bulla Chris Hangersen addirittura la filmerà con lo smartphone e posterà il video su YouTube. Nel 2002 invece, l’avevano solo presa in giro nella doccia ma non avevano pensato a tirarle addosso gli assorbenti; allora per rimediare, Chris e le sue amiche le scrivono con la vernice spray rosso sangue “Tappatela” sull’armadietto della scuola e quando Carrie lo apre, nello scherno generale, le piove in testa una pioggia di Tampax. “La versione di Brian De Palma rispecchia gli anni ’70, l’era dell’innocenza in declino. La nostra versione ha più un che di innocenza già perduta. Semplicemente non abbiamo più la stessa percezione della violenza liceale che avevamo un tempo.” commenta Bryan Fuller. Ma se non fosse per la fantastica Angela Bettis, la storica scena della doccia, che fa da apertura solo nella versione del 1976, non sarebbe un granché nella versione del 2002 di Fuller. Resta più convincente comunque di quella del remake della Peirce, dove l’interpretazione della Moretz è piuttosto scadente e la scena nell’insieme, benché cerchi di imitare fin nella saponetta che cade sulle piastrelle il film di De Palma, non ha la stessa atmosfera sensuale e agghiacciante della Spacek che s’insapona lentamente nel vapore delle docce e subito dopo diventa un’isterica nuda e rattrappita che urla inerme sotto la pioggia di assorbenti e insulti. “Ho sempre voluto girare la scena delle docce in slow-motion.” – disse De Palma - “Prima che arrivasse il sangue volevo rendere l’erotismo poetico… il vapore, Carrie che si tocca, è tutto bello e meraviglioso… e poi BOOM!”

Buoni, cattivi e super-eroi

Il traumatico evento delle docce scatena il ritorno dei poteri latenti di Carrie. L’insegnante di ginnastica, Miss Desjardin, le dà uno schiaffo per calmarla, e sopra di loro scoppia una lampadina. Pochi minuti dopo, nell’ufficio del preside, un grosso portacenere salterà giù dalla scrivania (nel 2002 si muoverà l’intera scrivania, nel 2013 addirittura andrà in frantumi il dispenser dell’acqua!). Poco dopo, tornando da scuola, Carrie fa cadere un ragazzino dalla bicicletta ed inizia così a rendersi conto del proprio potere. Leggerà libri sull’argomento, o cercherà su Google a seconda dei tempi, imparerà cos’è la telecinesi ed inizierà ad esercitarsi sollevando libri e spazzole, fino a sollevare il proprio letto con se stessa sopra. Di tutto ciò De Palma non ci mostra molto: “Volevo usare la sua telecinesi come un’estensione delle sue emozioni, le sue sensazioni tradotte in azioni, che eruttano quando è terribilmente eccitata, terribilmente in ansia, o terribilmente triste. Il potere è nel suo subconscio, sempre un po’ fuori controllo, ma non ho mai voluto usarlo arbitrariamente, facendo volare oggetti in giro. E’ noioso, in un film. Okay, lei muove gli oggetti con la mente. Stabilito ciò, non credo ci si possa fare altro. Lo mostro solo quando è strettamente necessario.”

Nella serie di Fuller, quasi trent’anni di progresso tecnologico dopo De Palma, vediamo Carrie esercitarsi ed accorgersi con suo stesso stupore quanto il suo potere sia legato alle sue emozioni. Fedele al romanzo, la scena in cui Carrie aspetta che Tommy la venga a prendere per portarla al ballo, e lei cammina nervosa su e giù facendo distrattamente svolazzare fino al soffitto tutti i mobili del salotto. La Carrie della Moretz è invece quella in cui si nota di più, forse anche un po’ troppo, quanto sia contenta di scoprire d’essere telecinetica. Resa più coraggiosa dalla consapevolezza del proprio potere, Carrie decide infatti di perseguire quel che ha sempre cercato: di essere accettata, di integrarsi, di essere normale. Nonostante il terrore reverenziale che le incute la madre, la sua ribellione deve iniziare tra le mura domestiche, contro i soprusi e gli assurdi divieti materni: Voglio solo che mi lasci vivere la mia vita. La tua… la tua non mi piace. Voglio solo che tu capisca che le cose stanno cambiando, mamma. Sarà meglio che lo capiscano anche loro. Loro sono i compagni di scuola, che la deridono da sempre ed ora sono tutti particolarmente infuriati perché le ragazze più fighette del liceo, come punizione per l’assalto a Carrie nelle docce, sono state condannate a frequentare delle massacranti ore di ginnastica con la Desjardin o, in alternativa, a rinunciare al diritto di andare al ballo di fine liceo, momento importantissimo nella vita di ogni adolescente americana.

Quattro tra questi personaggi secondari tessono la trama del romanzo di King.

Sue Snell ed il suo ragazzo Tommy Ross, sono l’equivalente della nostrana accoppiata velina e calciatore: la bella della scuola e il capitano della squadra di football, bei voti, popolarità, bella macchina e troppo buoni per essere veri. Sue si pente dello scherzo nelle docce, va alle lezioni di ginnastica perché dice di meritare la punizione ma la accusano di voler solo andare al ballo, allora lei rinuncia al ballo e costringe Tommy ad andarci con Carrie “per aiutarla ad uscire dal guscio”. Un comportamento così poco plausibile che Sue verrà accusata di aver complottato ai danni di Carrie. Nella serie di Fuller, l’attrice sudafricana Kandyse McClure tenta di mostrare un po’ più in dettaglio una Sue dall’aria non particolarmente innocente mentre De Palma, nonostante abbia dato molto rilievo al personaggio, interpretato da Amy Irving (sia nel 1976 che da adulta in Carrie 2) non è riuscito, in pieno, a renderci partecipi delle sue motivazioni.

“L’ho guardato e ho detto wow, il personaggio di Sue non è sviluppato abbastanza” – ne dice infatti Kimberly Peirce – “Dobbiamo elaborare il fatto che… Ha cominciato lei nelle docce, ha spinto via Carrie per non sporcarsi di sangue la maglietta, chiamandola pazza. E’ lei che ha dato inizio a tutto, per questo si sente così in colpa e cerca una soluzione, ma non sceglie la soluzione giusta. Dovrebbe scusarsi con Carrie a farci amicizia, ma ad una persona privilegiata come lei non interessa, è più facile donare un fidanzato.”

Il suo comportamento da ipocrita santarellina manda in bestia la cattiva del romanzo, la sua amica Chris Hangersen. Chris, abituata a comandare e a farsi difendere dal papà avvocato, resta allibita quando le sue amiche non appoggiano il suo piano di disertare tutte insieme la punizione ginnica ed il suo odio per Carrie cresce a dismisura. Chris resterà coerente a se stessa e alle proprie idee, si ribellerà alla Desjardin e non sarà ammessa al ballo, ma giura che gliela farà pagare a quella “mangia-merda di Carrie White!” Un personaggio tagliente ma molto realistico, Chris (Nancy Allen) nel film di De Palma è resa, quasi satiricamente, una bionda permalosa e viziata, senza spessore, che non fa altro che fare pompini al suo ragazzo Billy Nolan, il tipaccio interpretato da un giovanissimo John Travolta, che aiuterà Chris a mandare a monte il ballo.

Non male anche la Chris bruna versione 2013, tosta fuori e insicura dentro: “Chris è abituata ad essere l’ape regina, abituata al potere, ad essere seguita dappertutto dalle sue amiche e dal suo ragazzo.” – spiega la Peirce – “Prende in giro Carrie come ha sempre fatto ma stavolta le sue amiche l’ammoniscono ed i professori, il preside e perfino suo padre, prendono le difese di Carrie. Chris sente di star perdendo terreno e potere, il che la fa incazzare, perciò vuole vendicarsi. Volevo una Chris realistica, per questo l’ho resa una ragazza vulnerabile, in competizione con Carrie.” La Peirce sceglie, con gusto, di dare al papà della sua Chris il volto dell’Hart Bochner di Die Hard. La Chris di Bryan Fuller è ben interpretata da Emilie de Ravin, la biondina che un paio d’anni dopo si schianterà gravida sull’isola di Lost. E’ il ritratto perfetto della cheerleader americana, carina, prepotente, subdola. “E’ stato particolarmente interessante scavare nella mente della bulla e razionalizzare il suo comportamento.” – ammette Fuller – “Naturalmente ho attinto ai miei stessi sentimenti anti-religiosi, per rendere più chiare le motivazioni di Chris: Chris odia Carrie non perché sia una sfigata indifesa ma perché è una persona profondamente religiosa, da cui Chris si sente minacciata. La religione la fa incazzare e si sfoga su Carrie, che personifica ciò che lei detesta.”

Ad accompagnare la perfida bionda, nella versione di De Palma, troviamo il già menzionato John Travolta in quella di Fuller invece un attore canadese sconosciuto (Jesse Cadotte) che da un impronta molto diversa al personaggio. Come terapia antistress il Nolan di Fuller investe cani randagi con la sua macchina e sarà lui l’ideatore del crudele scherzo finale. “Sangue di maiala per una maiala.”: da questa associazione mentale gli nasce l’idea, dopo la faccenda delle docce. Così, mentre la sua ragazza Chris e le sue amiche truccano le schede per la votazione del Re e della Regina del Ballo Studentesco, Billy ed i suoi amici sballati entrano di notte in una fattoria, sgozzano un paio di scrofe per riempire di sangue un secchio, che Billy conserverà in ghiacciaia per poi piazzarlo, con una carrucola e una corda, sulle travi sopra il palco della palestra della scuola, proprio dove verranno incoronati il Re e la Regina. Negli adattamenti, anche Chris va con loro alla fattoria: nel film di De Palma e nella serie di Fuller si limita ad incitare i ragazzi, mentre la Chris di Peirce accetta la sfida di Billy di sgozzare lei stessa un maiale e affonda la lama prima ancora che Billy riesca a contare fino a tre.

La notte del ballo studentesco

“Quando Tommy la invita al ballo, Carrie crede che sia amore.” – spiega la Peirce – “E’ l’amore la complicazione. L’amore le fa credere di poter andar al ballo e che andrà tutto bene.” Così, benché tema che sia tutto uno scherzo, Carrie accetta di andare al ballo con Tommy e lo scherzo fila liscio come l’olio: Chris, nascosta dietro le quinte con Billy, tira la corda al momento giusto e Carrie, nell’unico glorioso momento di popolarità e felicità della sua vita, in piedi sul palco accanto al bel Tommy, vestita a festa e appena incoronata Regina del Ballo davanti a tutto il liceo, si becca in pieno una secchiata di sangue di maiale freddo e rancido.

La Peirce ha scelto di mostrarci il getto di sangue che impatta sulla testa di Carrie per tre volte di seguito, mentre Fuller ha optato per aggiungere una goccia che cade prima sulla mano di Carrie e lei guarda su, beccandosi quel che sembrano 30 litri di sangue in piena faccia, una secchiata lunghissima. Ma la miglior secchiata resta quella di De Palma, che ci fa assaporare al meglio, come nel romanzo, l’iniziale stupore della folla che si tramuta poco dopo in risate sguaiate: “Fu un passo audace quello di girare quel tipo di suspense in slow-motion. Volevo prolungare la suspense della scena il più a lungo possibile.”

Mentre Carrie resta senza fiato, con le risate della platea che le rombano nelle orecchie e con il sangue appiccicoso che le cola lungo tutto il corpo, metafora della sua famosa doccia di sangue, il secchio si stacca dalla carrucola e cade in testa a Tommy, uccidendolo sul colpo. A quel punto Carrie, giustamente, s’incazza. “Quando lui cade, lei s’inchina su di lui” – dice la Peirce a proposito della sua Carrie“E’ la regina che piange il suo re. Ed i suoi poteri escono fuori controllo, come una manifestazione del suo dolore per quel lutto. Solo allora si arrabbia e dà la caccia a chi ha fatto questo.”

La Carrie di King, straziata da quel dolore, dagli sguardi e dalle risa, salta giù dal palco, scappa fuori dalla palestra e ne serra le porte con il suo potere, intrappolando tutti dentro. Apre mentalmente le valvole del sistema antincendio e con sadico piacere dall’oblò della porta li guarda morire fulminati quando fa cadere i cavi elettrici sul pavimento allagato dalla pioggia artificiale, finché la scuola non prende fuoco, risparmiando solo i pochi scampati da un’uscita laterale. Ma la reginetta insanguinata che amministra dal palcoscenico la sua cruenta vendetta ha un effetto visivo molto più d’impatto, quindi in tutti gli adattamenti Carrie resta on-stage, ferma lì in piedi, coperta di sangue. La Carrie della Spacek, per quanto fisicamente pietrificata dallo shock, sembra restare cosciente e muove a destra e sinistra la testa per prendere bene la mira e distribuire distruzione equamente. Alla Carrie della Bettis va letteralmente in tilt il sistema nervoso, si osserva incredula le mani insanguinate tremando come una foglia, poi le si rigirano gli occhi ed entra in uno stato catatonico nel quale il suo subconscio prende il sopravvento e scatena con precisione l’inferno intorno a sé, per otto lunghi minuti, tra sedie e tavoli che volano.

La Carrie della Moretz invece…

La regista sostiene che “E’ importante per me che quando Carrie arriva al ballo non abbia ancora imparato a padroneggiare il proprio superpotere, così che fuoriesca da lei senza il suo controllo.”, eppure la Moretz, perfettamente cosciente, se ne sta sul palco a fare mosse alla David Copperfield e sogghigni da indemoniata per tre minuti, mentre i cavi elettrici le ballano intorno come serpenti. I tre minuti di distruzione di De Palma hanno ancora un enorme fascino: “Volevo che la distruzione fosse mostrata in split screen, perché quante volte puoi spostare l’inquadratura da Carrie a quel che accade intorno a lei? Ho passato sei settimane a montarlo.”

Decisa ad uccidere anche la madre, che a sua volta l’attende per accoltellarla, dopo aver raso al suolo la scuola la Carrie del romanzo s’incammina verso casa e, dice King, tale è il potere telecinetico che irradia da lei che si potrebbe tracciare una mappa del suo cammino di distruzione. Fa cadere i cavi dell’alta tensione sui passanti, fa esplodere pompe di benzina dando fuoco a mezza città e svita le tubature dell’acqua cosicché i pompieri non ne abbiamo per spegnere gli incendi. Nelle versioni di De Palma e la Peirce, del suo percorso vedremo solo il momento in cui Billy e Chris cercano di investirla con la macchina e fanno una gran brutta fine, classica nel ’76 e nel 2002, particolarmente cruda nel 2013.

La prima cosa che fanno tutte le Carrie degli adattamenti appena arrivano a casa è un bagno, per lavarsi via di dosso il sangue. E’ proprio nella vasca che la Carrie di Angela Bettis si risveglia dal suo stato di trance, ritrovandosi a mollo nell’acqua sanguinolenta senza ricordare nulla. Quando la madre entrerà per ucciderla, Carrie, come nel libro, le fermerà il cuore con la forza del pensiero. Le Margaret di De Palma e della Peirce invece, moriranno entrambe  crocifisse contro gli stipiti della porta della cucina, inchiodate dai coltelli lanciati dalla telecinesi di Carrie: la Moore in fretta e dignitosamente, la Laurie gemendo e gridando per un buon paio di minuti come in un prolungato orgasmo masochistico.

Nel libro, dopo aver ucciso la madre, Carrie torna in strada per seminare altra distruzione, sentendosi come l’apocalittico Angelo con la Spada di cui le parlava sempre la mamma, che nel Giorno del Giudizio sarebbe sceso sui motel per sterminare i peccatori. Ma Sue la troverà poco dopo, morente di ferite e stanchezza nel parcheggio di un motel, in terra come un vecchio straccio senza nemmeno più la forza, lei con il suo immenso potere, di girarsi a guardare per l’ultima volta le stelle. Morirà sotto gli occhi di Sue, alla quale verranno proprio in quel momento le mestruazioni, scongiurando il timore di essere incinta di Tommy.

Nel film di De Palma invece, con lo shock del matricidio il potere di Carrie si scatena, forse suo malgrado forse no, sulla casa stessa. Carrie allora schioda la madre dallo stipite della porta e si nasconde nello sgabuzzino, dove muore quando la casa crolla, con il cadavere della madre tra le braccia, sotto al crocifisso di un Gesù dagli occhi fosforescenti e dalla stessa cotonata acconciatura anni ’70 di Margaret.

Nel remake della Peirce succede esattamente la stessa cosa, ma al posto di Gesù in casa c’è Sue Snell, che scappa fuori giusto in tempo per guardare la casa che collassa nel terreno.

Per chiudere con una tipica scena horror, De Palma aggiunge poi una Sue che giorni dopo, ancora sotto shock, sogna di lasciare dei fiori dove c’era la casa di Carrie e dove ora c’è un cartello cruciforme con scritto “Vendesi” e sotto qualcuno ci ha scritto “Carrie White brucia all’Inferno”. Quando poggia i fiori, dal terreno esce la mano insanguinata di Carrie che le agguanta il braccio. Nel 2013 invece, Sue va a visitare la tomba di Carrie al cimitero, sulla cui lapide bianca qualcuno ha scritto con la vernice spray rosso sangue “Carrie White brucia all’Inferno”. Sue poggia un fiore e s’allontana, mentre la lapide si crepa con un grido.

Anche la Sue di Fuller va al cimitero a visitare la tomba di Carrie, solo che ci va con Carrie, con una Carrie dalla parrucca col caschetto biondo. Quel che molto cambia nel finale di Fuller è che non era previsto fosse davvero un finale. Le prime due puntate della serie, due ore in tutto, coprono la trama del romanzo, ma il secondo episodio termina con Sue che aiuta Carrie a fingere la propria morte e l’accompagna in un’altra città, dove Carrie dovrà rifarsi una vita, presumibilmente aiutando persone con i suoi stessi poteri.

Femminismo, religione e compromessi

Così tante le donne a cui per ripicca Stephen King ha dato un ruolo di rilievo in questo romanzo, che è difficile dare il giusto spazio a tutte ma non dimentichiamo che Carrie, strattonata e maltratta da madre e compagne, viene più volte difesa e consolata dall’insegnante di ginnastica, Rita Desjardin. E’ lei che, allibita e disgustata, mette fine all’assalto nelle docce e si fa in quattro per far sì che tutte le bulle siano punite a dovere. Ma il consiglio scolastico, composto di soli uomini, non capisce la gravità dell’accaduto e Rita dovrà scendere a compromessi. Faticherà a contenere la propria rabbia contro le ragazze, tanto che Chris l’accuserà di ingiurie fisiche e verbali. Rita è un personaggio dai forti contrasti, dolce con Carrie, aggressiva e sarcastica con le altre. Purtroppo, la prima Desjardin, quella di De Palma, interpretata da Betty Buckley che dodici anni dopo vestirà i panni di Margaret a Broadway, è dolce quando serve ma il suo tono intimidatorio non è molto credibile, mentre nel 2013 la simpatica attrice Judy Greer, rimpiazza completamente l’aggressività con il suo tipico tono sarcastico, che resta immutato praticamente per tutto il film.

“Carrie è la protagonista ed ha due figure materne, Margaret a casa e Miss Desjardin a scuola. Con le mestruazioni arriva anche il potere. In quanti film si parla del ciclo mestruale?” – dice la dichiaratamente lesbica regista Kimberly Peirce quando parla di Carrie come romanzo femminista – “E’ essenzialmente una storia in cui si cerca di dare potere a chi non ne ha. Ci sono moltissime scene che supererebbero abbondantemente il test di Bechdel, non solo perché abbiamo scene in cui ci sono donne che parlano tra loro senza parlare di uomini, ma abbiamo addirittura due donne, Chris e Sue, che ogni volta che si ritrovano da sole con i rispettivi fidanzati, parlano sempre di Carrie, perfino mentre fanno sesso si fermano per parlare di Carrie! E’ un triangolo femminista.”

Visto il suo orgoglio nel riportare sul grande schermo una storia così femminile, ci si poteva aspettare qualcosa di meglio, quando invece si ha la netta impressione che la Peirce si sia lasciata spaventare troppo dal suo rispetto per Brian De Palma e dal timore di deludere le aspettative dei fan del Carrie depalmiano. Ma considerato che il romanzo stesso è un manifesto contro il fanatismo religioso basato sull’equazione “religione=follia” di cui Margaret è l’imbarazzante emblema, per la gioia di Bryan Fuller, che dà voce ai propri sentimenti anti-religiosi attraverso l’intollerante Chris, i credenti non ne escono per niente bene, così anche Fuller è dovuto scendere a qualche compromesso: “Vediamo anche un po’ del lato positivo della religione. David Keith, l’attore che interpreta l’investigatore, ha preteso che ci fosse almeno una scena che mostrasse i religiosi in modo un po’ più mite e un po’ meno fanatici-pazzi-da-legare. Quindi vediamo anche quel lato di Carrie.” Ma a parte questo piccolo compromesso, Fuller resta fedele al libro e coerente a se stesso, evitando ogni accenno al misticismo dei miracoli. Mentre nel film di De Palma e nel remake della Peirce vediamo il crocifisso dello sgabuzzino sanguinare come Fuller mette in chiaro la propria posizione fin dal primo frame, che scorre sulla parete della classe di Carrie, dove campeggia un grande poster dell’evoluzione darwiniana.

Delle tre Carrie quella di Fuller, dunque, è quella che si attiene di più al romanzo, quella di De Palma, invece, la più spettacolare e riuscita. Perdente è senz’altro quella della Peirce. Ma nessuna riesce ad essere all’altezza del personaggio descritto da King. La sprovveduta Carrie del romanzo infatti, nei suoi timori nei confronti di un Dio, tutt’altro che misericordioso venerato dalla mamma, è quella che tocca le nostre corde e solletica la piccola Carrie in tutti noi.

“Sei davvero convinta che brucerò all’Inferno mamma, solo perché voglio andare al ballo?”

“Il peccato ora ti conosce, e ti troverà! E quando ti troverà, nemmeno Gesù potrà aiutarti.”

“Gesù mi aiuterà se ne avrò davvero bisogno.”

“No, non se non ti ama più.”

“Gesù ama tutti mamma! Perfino me…”

Barbara Rossini

1976-2013 Tutti i volti di Carrie White: Parte 1


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