1978: luci nell'adriatico

Creato il 02 aprile 2014 da Dariosumer

"Madonne dei lumi", così le definivano nel Medioevo quelle misteriose luci, intense e brillantissime, che apparivano all'improvviso al di sopra della superficie del mare Adriatico accendendosi, moltiplicandosi, rincorrendosi e scomparendo altrettanto velocemente.
Ma la loro fama era nota già al tempo dei Romani, grazie a Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.) il quale ne parla nella sua monumentale opera, in 142 libri, intitolata "Storia di Roma dalla sua fondazione". Indagando così nel passato, si apprende che quelle strane luci apparivano praticamente in tutto l'alto Adriatico e si spalmavano dalla Croazia sino alle Marche, andando dalla costa al mare aperto. In estrema sintesi, queste luci sono così caratterizzate dai seguenti comportamenti:
1- una direzione preferenziale N/NE, non superiore a 30° sia sull'orizzonte marino che sull'entroterra;
2- rimangono visibili per tutto l'anno ma presentano picchi di visibilità in gennaio, agosto e settembre;
3- gli orari invernali di apparizione sono concentrati fra le 19,00 e le 23,00;
4- gli orari estivi di apparizione vanno dalle 21,00 alle 23,00;
5- vi sono apparizioni regolari, con luci distanziate in tempi multipli fra loro e apparizioni irregolari, con luci senza alcuna relazione temporale.
Cronache dell'incredibile
Ed ecco tutta la cronaca riscritta di ciò che realmente accadde nel corso dei mesi di novembre e dicembre di quel lontano 1978, tratti dagli articoli del quotidiano "Il Resto del Carlino", così come vennero riferite principalmente dal giornalista Claudio Santini. A quel tempo io avevo 25 anni e lessi con passione tutti i resoconti del grande giornalista su di un argomento decisamente "di frontiera" per un quotidiano così diffuso.
Cronaca del 12 novembre 1978: "A pesca con gli Ufo"
Pescara, 11 novembre - Nel tratto di costa che se ne va da Pescara a Pesaro ci fu qualcuno che giurò di aver visto gli ufo: globi color rosso chiaro che uscivano dal mare per puntare verso il cielo con una scia gelida. Altri a San Benedetto del Tronto sostennero di essersi trovati in mare in mezzo a colonne di acqua alte anche 10 metri mentre la bussola e il radar sembravano impazziti. Alla Capitaneria di Porto dissero: «Nulla di anormale è stato notato nel tratto di mare che terrorizza i pescatori. D'altra parte segnalazioni diretta del fenomeno non ce ne sono giunte». Però in tanti videro le motovedette militari uscire di notte e perlustrare fino all'alba. Così, alla Capitaneria suddetta, di nuovo risposero: «Si tratta di controlli normali». Il marinaio Carlo Palestrini disse: «Io ho notato una grande macchia bianca, alta 40/50 metri e larga quasi 1 chilometro. Il mare era in bonaccia. Io là non ci torno più". (Bonaccia: calma di vento e di mare).
Lo strano colloquio
La notte dell'11 novembre alcuni marinai, che tentarono un'uscita in mare per catturare pesce, udirono via radio, sul canale 16 Uhf, una conversazione fra la motovedetta militare Cp 2018 e la Capitaneria di Porto di Pescara: «Qui Cp 2018, ufficiale Bellomo in navigazione a 4 miglia al largo di Pescara. Abbiamo notato una specie di razzo color giallo chiaro che si è alzato dal mare verso il cielo. È salito per 200-300 metri».
Dalla Capitaneria dissero: «Recatevi subito sul posto».
Momenti di silenzio poi di nuovo dalla motovedetta: «Siamo giunti sul posto e non abbiamo notato niente: nessun natante, nessun naufrago. Eppure siamo sicuri di aver visto quel segnale».
Dalla Capitaneria: «Parlate più forte. Vi sentiamo malissimo. Ci sono molti disturbi».
Dalla motovedetta risposero: «Anche noi vi sentiamo male e poi c'è una cosa singolare: il radar non funziona più come prima».

Le prime teorie

Intervistati a tal proposito altri marinai abruzzesi dissero: «Dunque, non siamo solo noi ad avere le visioni». Il tratto di mare interessato va dal Conero a Pescara. Un marinaio disse: «Qui, tra i 20 ed i 30 km dalla costa, vi è una profondità di 100 metri ma vi è anche una specie di fossa che conduce ad una profondità di 500 metri. Di norma, il fondale è piatto ma diventa scosceso nei punti dove emergono le isole. Da queste parte il mare è di solito calmo ma all'inizio di giugno sono iniziati i problemi: sono stati notati degli strani andirivieni di flutti che hanno fatto pensare ad una specie di maremoto. Gli specialisti hanno però chiarito che quel fatto si doveva imputare ad un terremoto avvenuto nei Balcani». Altri marinai replicarono che quando vi fu il terremoto in Grecia non si vide nulla di simile. Le segnalazioni ebbero inizio da tre località: da Pesaro giungevano segnalazioni di strane maree, da San Benedetto del Tronto furono segnalate colonne di acqua che si alzavano all'improvviso e da Pescara vennero segnalati strani globi rosso-chiari che saettavano verso il cielo.
Altre teorie
Ad un certo momento si sparse anche la voce fantasiosa di un sommergibile straniero che stava esplorando tutta l'aerea, dai fondali alla superficie, aiutato in ciò da piccole imbarcazioni fatta uscire dallo scafo e rientranti in esso solo dopo averlo segnalato attraverso il lancio di segnali luminosi. Ragionando un po' più scientificamente, si tentò di formulare una teoria semplice e credibile, più nota come "Teoria del metano": poiché sotto i fondali dell'area presentano vi sono consistenti giacimenti metaniferi, che sono sondati di continuo dalle trivelle delle navi, è probabile che ne venga turbato l'equilibrio delle pressioni sottomarine; tutto ciò provocherebbe improvvise fuoriuscite di gas, tali da far ribollire l'acqua o da provocare fuoriuscita violente, sotto forma di colonna.
Cronaca del 13 novembre 1978: "La Marina indaga"
Alla data del 12 novembre si seppe che la marina stava indagando da quasi una settimana su ciò che era accaduto e continuava ad accadere nel Mar Adriatico, fra Pescara e Pesaro: globi luminosi che fuoriuscivano dal mare, puntavano verso il cielo e subito dopo si rituffavano fra le onde, acqua che ribolliva o che si alzava in colonne di 15-20 metri e radar che impazzivano per la durata delle misteriose manifestazioni.
La marina militare ammette gli avvistamenti
Vi fu subito una prima ammissione ufficiale da parte delle autorità: «Signori, non chiedetemi la spiegazione di quello che sto per dirvi perché non la so nemmeno io e se la sapessi non potrei dirvela. Qui accanto a me c'è il comandante Vitale Bellomo, responsabile della motovedetta CP 2018 (Pronuncia: venti, diciotto), che è stato inviato in perlustrazione con il sottufficiale Nello di Valentini, il sergente Corvaglia, i marinai Papoli e Margheritini», disse ai numerosi giornalisti l'allora comandante della Capitaneria di Porto di Pescara, Piero Gallerano. Il sergente Corvaglia disse: «Cosa volete che vi dica? Posso solo riferirvi i fatti, oggetto di una relazione inoltrata a Roma. Navigavamo a circa quattro miglia dalla costa quando abbiamo notato un globo luminoso salire dal mare e alzarsi, a circa 45 gradi verso il cielo. Ci siamo portati sul posto ma non abbiamo incontrato nulla di normale, cioè navi in avaria, naufraghi, battelli che chiedevano soccorso». Ad una domanda precisa di un giornalista, egli escluse che si fosse trattato di un messaggio previsto dal codice italiano di navigazione. Ad una successiva domanda riguardante il radar di bordo, egli rispose con queste parole: «Il radar non ha segnalato nulla: anzi, le apparecchiature strumentali sono "impazzite" per alcuni minuti mentre le comunicazioni radar sono diventate estremamente difficoltose». Il sergente, rispondendo ad una domanda precisa, concluse le sue dichiarazioni con la seguente affermazione:«No, non credo agli Ufo».
Tutti a Silvi Marina: il mare bolle!
Allora i giornalisti chiesero al comandante se egli sapesse di altre manifestazioni simili accadute in altri luoghi ed egli li indirizzò a Silvi Marina. I giornalisti si recarono immediatamente colà ed iniziarono ad intervistare la gente del porto. Disse Pasquale Orsini, del motopeschereccio IGEA:«Erano le 8 di venerdì mattina quando sono stato svegliato dal motorista Guido Ciaccio che mi ha detto:"Il mare bolle"; e io gli ho risposto: "Ma smettila"; e lui, di rimando:"Ma no, è proprio così". Allora sono salito in coperta e ho visto una cosa che non dimenticherò mai più: l'Adriatico era come una pentola pronta a buttar giù la pasta. Il fenomeno è durato cinque minuti. Poi, dopo un quarto d'ora, tutto si è ripetuto. Una cosa da pazzi. Mi sono sentito il sangue freddo come una "minerale" in frigorifero. Poi ho detto: "Ragazzi, testa a posto e torniamo in porto!».
Lampi rossi e radar impazziti
A queste parole, seguirono quelle di Roberto Cinchella, il quale era l'uomo di punta del peschereccio PADRE PIO:«Erano le quattro e mezzo di martedì scorso ed ero al largo. C'era foschia. Ad un tratto, nel cielo ho visto un lampo rosso, poi una macchia bianca come se il mare stesse per unirsi col cielo. C'era bonaccia. Ho gettato un occhio al radar e mi sono accorto che era impazzito. Cosa dovevo fare? Sono tornato in porto e non ho detto nulla per non sentirmi dire che ero diventato matto. Così ho chiamato via radio un altro pescatore». E l'amico, Giorgio Mazzoni, comandante del peschereccio AQUILA, dichiarò:«Avevo già sentito parlare di strani fenomeni da quelle parti. Così, appena avuta la segnalazione, ho drizzato le orecchie. Ho guardato il radar e sono rimasto di stucco. Le linee di fede (la banda che indica la prua della nave, seguendo la quale, se non ci sono ostacoli, si continua la navigazione) oscillava da tutte le parti. Ho chiamato i carabinieri che sono arrivati con una motovedetta. Per questo non ho fatto segnalazioni alla Capitaneria di Porto».
Morti misteriose
Ancora un'altra intervista ed ancora altri misteri. I giornalisti seppero che i fratelli Vincenzo e Giacomo De Fulgentiis, di 32 e 34 anni erano andati a pesca, per hobby, al largo di Montescuro, una località situata fra Giulianova e San Benedetto del Tronto. Il mare era tranquillo come l'olio eppure furono trovati cadaveri, a circa venti metri di profondità, morti nel naufragio della loro imbarcazione. I soccorritori dissero che la barca era in rotta di navigazione come se qualcuno vi avesse versato acqua dall'alto. Sulla vicenda, a quel tempo indagò il pretore di San Benedetto del Tronto. (Fonte: cuf)

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