È passato un po’ di tempo dall’ultimo articolo in cui ho parlato di libri ma eccomi di nuovo qui. In fondo si tratta di una novità per il mio scaffale se escludiamo Hunger Games – che ho recensito qui. Anzi, forse proprio sotto la spinta di Hunger Games mi sono avventurata nel mondo dei romanzi distopici.
Ho deciso subito di formarmi con un “classico”.
1984
George Orwell
Trama
L’azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l’anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c’è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un’esistenza “sovversiva”.
Curiosità
- Il titolo 1984 è l’inversione della data in cui il romanzo fu terminato, ossia 1948. Questo messaggio svela come in realtà 1984 non sia un libro fantapolitico ma un’analisi approfondita dei regimi del Novecento.
L’autore
George Orwell è lo pseudonimo di Eric Arthur Blair (Motihari, Bengala 1903 – Londra 1950), scrittore e giornalista britannico. Nato in India, studiò a Eton e prestò servizio nella polizia imperiale indiana dal 1922 al 1927, anno in cui decise di ritornare in Europa. Di salute fragile, animato dal desiderio di diventare scrittore, visse parecchi anni in povertà fra Parigi e Londra, esperienza, questa, che gli ispirò le pagine di Senza un soldo a Parigi e a Londra (1933).
Il primo romanzo, Giorni in Birmania (1934), atto di accusa contro l’imperialismo, è in larga misura autobiografico. Nel 1936 Orwell si arruolò nelle file dell’esercito repubblicano durante la guerra civile spagnola (1936-1939), della quale offrì un lucido resoconto in Omaggio alla Catalogna (1938). Allo stesso periodo appartiene La strada per Wigan Pier (1937), descrizione dolorosa delle condizioni di vita dei minatori disoccupati nell’Inghilterra settentrionale.
Difensore della libertà individuale, Orwell si batté contro ogni forma di oppressione; la sua condanna del totalitarismo si espresse pienamente dapprima nell’allegoria La fattoria degli animali (1945), romanzo di vasta popolarità in Gran Bretagna e all’estero che, in toni arguti e amari, traeva spunto dalle vicende della Rivoluzione russa e del tradimento degli ideali perpetrato da Stalin, e poi nell’utopia negativa di 1984 (1949), terrificante quadro di una società dove il Grande Fratello incarna un potere capace di condizionare e opprimere l’individualità dei cittadini. Fra gli altri scritti di Orwell, perlopiù autobiografici, si segnalano i saggi, le raccolte di lettere e articoli, e il romanzo Fiorirà l’aspidistra (1936).
Da 1984 furono tratti i film Nel Duemila non sorge il sole (1956) di Michael Anderson e Nineteen Eighty Four (1984) di Michael Radford, mentre da La fattoria degli animali fu tratto nel 1955 un film d’animazione.
Cronologia delle opere
ANNO TITOLO GENERE
1933 Senza un soldo a Parigi e a Londra Autobiografia
1934 Giorni in Birmania Romanzo
1935 La figlia del reverendo Romanzo
1936 Fiorirà l’aspidistra Romanzo
1937 La strada di Wigan Pier Romanzo
1938 Omaggio alla Catalogna Romanzo
1939 Una boccata d’aria Romanzo
1940 Nel ventre della balena Raccolta di saggi
1941 The Lion and the Unicorn Scritti politici
1945 La fattoria degli animali Romanzo
1946 Critical Essays Raccolta di saggi
1949 1984 Romanzo
1950 Shooting an Elephant Raccolta di saggi
Recensione
All’inizio dell’articolo ho introdotto l’argomento dei romanzi distopici menzionando Hunger Games. Ci tengo a mettere in chiaro una cosa: un abisso separa Hunger Games e 1984. 1984 non è solo un romanzo coinvolgente, ma un ritratto straordinariamente intenso del totalitarismo. L’autore ne ha tratto spunto unendo due dei sistemi più rigidi della propria epoca: il nazismo e lo stalinismo (vedi approfondimento in fondo all’articolo).
Divisione del mondo in 1984.
Le idee alla base del totalitarismo sono trattate con abilità e disciolte nella narrazione in maniera talmente riuscita da sembrare reale. A ciò contribuisce anche il fatto che si tratta di un romanzo piuttosto “fisico”: odori, colori, sensazioni corporee sono trasmesse in maniera diretta e contribuiscono a mantenere la cupezza dell’atmosfera.
Di grande importanza è la doppia valenza data alla memoria storica: da un lato, fonte di energia per il protagonista che crede nel passato; dall’altro, il passato è ritenuto importante dal Partito poiché attraverso la modifica teorica di esso, si può trasmettere ciò che si vuole alla popolazione del presente. Parecchia angoscia suscita la figura del Grande Fratello; tuttavia, riflettendoci, essa potrebbe essere meno pericolosa nella versione “dichiarata” di 1984 che in quella reale e odierna, subdola e silenziosa.
Manifesto del Grande Fratello, col Grande Fratello ritratto con caratteristiche somatiche comuni sia a Hitler sia a Stalin, tratto dal fumetto “1984 – The comic” di F. Guimont, 2004.
Secondo Orwell la capacità di resistenza dello spirito umano risiede nell’accettazione ragionata dei propri limiti, dunque la tirannia può esistere quando viene considerata sinonimo di forza. Per queste idee 1984 è un romanzo antiutopico. Non può mancare nelle letture degli appassionati del genere, ma anche in quelle degli appassionati di storia del Novecento.
Da 1984 furono tratti i film Nel Duemila non sorge il sole (1956) di Michael Anderson e Nineteen Eighty Four (1984) di Michael Radford, con John Hurt e Richard Burton.
Approfondimenti
Nazismo
Dottrina politica che dava contenuto ideologico al Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei (NSDAP; Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori), improntando la sua azione e, in generale, tutta la politica interna ed estera di Adolf Hitler e del suo governo dal 1933 al 1945. I principi centrali della dottrina nazista, per alcuni aspetti affine al fascismo italiano, erano ispirati alle teorie che sostenevano una presunta superiorità biologica e culturale della razza ariana formulate da Houston Stewart Chamberlain e da Alfred Rosenberg; ma il successo della formula politica in Germania fu dovuto anche alla sua relazione di continuità con la tradizione nazionalista, militarista ed espansionista prussiana, nonché al suo radicamento nella cultura irrazionalista di inizio secolo.
Hitler formulò un programma d’azione antidemocratico, imperniato sul nazionalismo e sull’antisemitismo. Hitler propose infatti un piano di ampliamento del territorio nazionale, giustificandolo con la necessità di allargare il Lebensraum (lo “spazio vitale”) per il popolo tedesco. Le altre nazioni dovevano sottomettersi alla razza ariana, in virtù della sua conclamata superiorità, destinata com’era a regnare sul mondo intero. Nemici degli ariani erano in primo luogo gli ebrei, responsabili del disastro economico e della diffusione delle ideologie marxiste e liberali.
Soppressi gli avversari politici e i diritti costituzionali e civili, il regime affrontò la crisi occupazionale, pianificando una ristrutturazione industriale e agricola dell’intero paese, eludendo le restrizioni del trattato di Versailles, abolendo le cooperative e ponendo le organizzazioni sindacali sotto il controllo dello stato. Grazie al “nuovo ordine”, la Germania hitleriana uscì dalla crisi: le sorti dell’alta finanza e della grande industria nazionale furono risollevate e gradualmente fu assorbita la disoccupazione; ma ciò fu dovuto anche e soprattutto al lavoro creato per la preparazione di una possente macchina da guerra, mentre veniva inaugurata una politica estera estremamente aggressiva e brutale.
Stalinismo
Termine utilizzato per designare, solitamente in senso peggiorativo, i tratti più autoritari del comunismo sovietico legati alla figura di Stalin: un eccessivo potere della burocrazia, un uso arbitrario delle repressioni di massa, un’esaltazione esagerata fino al grottesco della figura del segretario generale del partito (il cosiddetto culto della personalità), la liquidazione fisica degli avversari. Per estensione, il termine si applica ad altri regimi dittatoriali di sinistra: la Cambogia di Pol Pot, la Romania di Ceauşescu, la Corea del Nord di Kim Il Sung.
Negli ultimi anni della vita di Stalin, lo stalinismo divenne una sorta di religione di stato, i cui dogmi venivano accolti senza discussione in ogni campo dell’arte (realismo socialista), delle scienze sociali, della linguistica e delle scienze naturali (la genetica di Trofim Lysenko). Sul piano economico lo stalinismo si identifica con una concezione dirigista di pianificazione centralizzata, basata sulla priorità agli investimenti nell’industria pesante e sulla rapida collettivizzazione dell’agricoltura: una rivoluzione condotta a tappe forzate senza riguardo per i costi umani coinvolti. Dopo la denuncia dei crimini di Stalin nel rapporto segreto di Kruscev al XX congresso del PCUS nel 1956, il termine stalinismo è venuto a designare chi si rifà a un modello di esercizio del potere quale fu quello del dittatore sovietico, opponendosi alla modernizzazione e alla revisione del comunismo.