1milione di licenziamenti! Ridurre il cuneo fiscale! Adesso!
Creato il 08 aprile 2013 da Freeskipper
Intanto che loro "inciuciano" e "traccheggiano" la gente tira la cinghia e resiste come meglio può ai morsi della crisi. Ma alcuni non ce la fanno proprio più e non trovano altra soluzione che quella tragica e disperata di farla finita: "togliersi la vita"! Questa l’impietosa fotografia di un paese ridotto ormai allo stremo! Nell'arco del 2012 i licenziamenti hanno superato quota un milione (1.027.462), con un aumento del 14% rispetto al 2011 (quando sono stati 901.796). Un fiume silenzioso, ma inarrestabile, che ha travolto oltre un milione di persone. Tutte ritrovatesi senza un posto di lavoro, in preda ad una crisi che non accenna a diminuire. Anzi, cresce di mese in mese con un'impennata che fa venire i brividi. E “loro” - eletti dal popolo italiano da circa due mesi - stanno ancora lì a fare melina a perdere tempo! Parlano, parlano, parlano! A starli a sentire sono tutti bravi, hanno tutti le "loro" ragioni. Parlano bene, non c'è che dire. Sono esimi oratori, ma oggi quel che serve al Paese sono i fatti! Primo su tutti "il lavoro". Occorre creare nuove opportunità, ridurre il costo del lavoro, il più alto del mondo! Occorre ridurre il cuneo fiscale! Adesso! Subito, senza perdere altro tempo! Se non vogliamo far abbassare definitivamente la saracinesca al Paese Italia! Nel 2012, infatti, è stato registrato un saldo decisamente negativo tra le nuove assunzioni e le perdite dell'impiego: a fronte dei 10,2 milioni di rapporti di lavoro attivati, sono stati registrati quasi 10,4 milioni di lavori cessati per dimissioni, pensionamenti, scadenze di contratti e licenziamenti, sia collettivi che individuali. Tra questi, sono emersi 1.027.462 licenziamenti: il 13,9% in più rispetto al 2011 e il fenomeno è in fase ascendente: nell’ultimo trimestre dello scorso anno, infatti, i licenziamenti sono stati 329.259, con un innalzamento della media rispetto allo stesso periodo del 2011 del 15,1%. Da ottobre a dicembre scorsi, inoltre, le nuove assunzioni sono state 2.269.764, con un calo netto del 5,8% rispetto allo stesso trimestre del 2011. E la crisi non risparmia proprio nessuno. I rapporti di lavoro cessati sono stati infatti 3.205.753, senza importanti distinzioni di sesso: 1.534.795 interruzioni di impiego hanno riguardato le donne e 1.670.958 il fronte degli uomini. Rispetto al quarto trimestre 2011, i rapporti di lavoro conclusi nello stesso periodo del 2012 sono stati 6.494 in meno, pari ad un meno 0,2%, e di questi 3.436 hanno riguardato le donne. C'è da dire però che, a parità di numeri di licenziamenti, la condizione femminile è comunque più svantaggiata visto che le donne che fanno parte del mondo del lavoro sono sempre in quota inferiore rispetto alla presenza maschile. Diverse inoltre le conseguenze della crisi del mercato del lavoro nei diversi settori: dall'analisi dei dati a disposizione del ministero del Welfare, emerge una situazione peggiore nel campo dell'agricoltura e dei servizi, dove le attività cessate sono aumentate dell’1%. Meglio invece per l'industria dove la perdita del lavoro ha registrato una sensibile diminuzione nel trend, rispetto al 2011, pari al 6,3%. Andando inoltre a studiare le motivazioni che provocano una cessazione del rapporto di lavoro, emerge che la scelta è sempre meno volontaria da parte del dipendente: mentre i licenziamenti hanno avuto un aumento di 43.256 unità, le dimissioni sono calate del 17,6 per cento, pari a 74.065 unità.
Insomma governo o non governo, commissioni e sottocommissioni, saggi e meno saggi, cari Grillo, Bersani, Berlusconi, datevi una mossa: il Paese sta morendo!