Io me lo ricordo il 2 aprile 1985. Ero piccina, ma lo ricordo bene. Forse perchè mi fece impressione pensare a due bimbi come me dilaniati dal tritolo.
Di quel giorno, ricordo il boato, che ci fece pensare ad un terremoto. E ricordo la fuliggine sul terrazzo di casa: non era quella solita degli incendi estivi, era diversa. Caliginosa, spessa. Sapeva proprio di morte. E il prospetto della mia vicina di casa macchiato. E le urla, le sirene, i particolari macabri su quell'esplosione, destinata a Carlo Palermo, ma che aveva coinvolto una mamma e due gemellini. Più di tutto, ricordo una scarpina trovata settimane dopo,lontanissima. Di Giuseppe o di Salvatore. Non importava più. Perché Barbara, Giuseppe e Salvatore, se li era portati via la mafia, morti ammazzati.
Ammazzati da quell'orrore cui noi siciliani dovremmo essere abituati, sulle nostre strade di sabbia e sangue, di lupare bianche e nere. Ma non ci abituiamo mai. Ogni volta, è un pugno in faccia. Questo è il senso di “Non ti scordar di me”, promosso dal Comune di Erice, da Libera, Arci e dall' “Associazione nomi e numeri contro le Mafie”, che anche quest'anno dà il via ad una serie di iniziative in ricordo della strage mafiosa di Pizzolungo, il cui fulcro è la commemorazione della mattina del 2 aprile, cui oggi ha presenziato anche Don Luigi Ciotti.
Ma il senso vero, non è quello del mesto ricordo della foto sbiadita dell'ennesimo evento di sangue.
Non ti scordar di me: perchè il ricordo è vita, è immortalità, è educare i giovani a combattere l'orrore non solo per un giorno, ma metterli davanti alle responsabilità di essere Uomini e cittadini. Non ti scordare di me, significa non scordarsi che la mafia vuole uccidere lo Stato uccidendo i suoi uomini, ma prima di tutto il senso di umanità, dignità e civiltà del suo Popolo. Ma significa anche non scordarsi che dentro quello Stato, dentro quelle istituzioni, ci sono uomini in odore di mafia. Quegli stessi uomini che partecipano tronfi a questi eventi, con la fascia tricolore sul petto, che però è solo un pezzo di stoffa ed a volte è macchiato di sangue. Che è il sangue della dimenticanza.
Non ti scordare, Trapani, che la tua è una mafia d'èlite: da quando ti sei rifatta il restyling nel 2005, vivi in una pax mafiosa scandita dagli accordi tra imprenditoria e Cosa Nostra, travestita da associazionismo annacquato.
Non ti scordare, Trapani, che sei la terra di Messina Denaro, di Virga, di Mangiaracina.
Non ti scordare, Trapani, che sei la provincia di Comuni sciolti per mafia, dove i sindaci, persino da condannati, non si dimettono; sei la Provincia in cui l'ortolano di un ex senatore, faceva anche l'autista ai capi mafia, in cui un sindacalista faceva da piccione viaggiatore ai pizzini di Messina Denaro.
Non ti scordare, Trapani, che qui la Mafia ha messo le mani sui servizi pubblici attraverso il sistema delle esternalizzazioni, sulla metanizzazione, sull'immondizia, persino sull'acqua.
Non ti scordare, Trapani, che il tuo Sindaco, ex ufficiale del Sismi, non vuole che si parli di mafia ed i mafiosi sono “malandrini”, che poi si sente a disagio e rovina il vestito nuovo di via Garibaldi.
Non ti scordare, Trapani, che uno dei tuoi Senatori della Repubblica, è attualmente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa: e se lo Stato è garantista fino a prova contraria, io il tricolore su quel petto preferirei non vederlo. Fino a prova contraria.
Non ti scordare, Trapani, che proprio loro, tre giorni fa, erano appresso ai Misteri, volto istituzionale di te stessa: e francamente, sotto la croce di Cristo, nel “mistere” affidato al Popolo, creavano un ossimoro assordante.
Non ti scordare, Trapani, di Ciaccio Montalto, di Mauro Rostagno, di Barbara e Giuseppe e Salvatore.
Se sai contare, Trapani, inizia a camminare: sono molto più di cento passi, quelli che ti separano dal cambiamento, dall'affrancamento dal clientelismo, dalla Libertà. Ma la Carovana Antimafia và, viaggia. Seguila, Trapani, e non ti scordar di loro.
No, i trapanesi non scordano: a volte fanno finta, a volte si abituano semplicemente. Ma noi non ci abituiamo. Noi non scordiamo".
Valentina Colli