2 maghi

Creato il 23 maggio 2012 da Francosenia

Al tempo della seconda guerra mondiale, c'era a Londra un mago molto conosciuto, chiamato Jasper Maskelyne. Maskelyne era un illusionista, rampollo di una famiglia di maghi inglesi, che si ritrovò senza più lavoro quando la guerra svuotò i teatri di Londra. Per cui decise di rivolgersi agli Alleati, e riuscì a convincerli che i suoi trucchi avrebbero potuto esser loro di aiuto. Andò a combattere sul fronte del Maghreb e si rese protagonista di alcune imprese straordinarie, come la famosa difesa di Alessandria. Al comando di un plotone di ceramisti, vetrai, disegnatori, falegnami ed altri artigiani ed artisti, Maskelyne mise in atto diversi trucchi, effetti ottici, giochi di luce, carri armati di cartongesso, città fatte di illusione; un turbinìo di ingegno che lavorava soprattutto ad obiettivi di distrazione e difesa. Il suo contributo alla vittoria della guerra in Africa è, ancora oggi, considerato fondamentale.
Avrebbe portato il suo ingegno sul "set" dello sbarco in Normandia!
Anche Juan Pujol Garcia alla fine ebbe il suo riconoscimento, anche se postumo, e anche se gliene importava il giusto. L'uomo misterioso che tutto il mondo conosceva come Garbo era anche lui un mago, ma un mago di un genere diverso. La magia di Juan Pujol fu quella di inventarsi come spia, senza che fosse mai entrato nemmeno in un consolato, in tutta la sua vita. L'abilità di Garbo consisteva nell'ingannare gli altri, e far loro credere tutto quello che voleva, qualsiasi cosa fosse necessaria. Un po', come se fosse uno scherzo. Uno scherzo - come dire - pesante. Sì, pesante. Ma serio.

"L'informazione segreta è facile da ottenere. Se è segreta abbastanza, allora la conosci solo tu. A questo punto, tutto quel che serve è un po' di immaginazione" - da "Il nostro agente all'Avana" (film del 1959 di Carol Reed) -

Juan Pujol Garcia, prima di essere Garbo, era nato a Barcellona nel 1912. Fino allo scoppio della guerra, era un stato come qualsiasi uomo della classe media, un industriale, uno dei tanti della borghesia catalana del tempo. Non si discostava molto dallo stereotipo della persona della sua cerchia, salvco che una strana teatralità che lo rendeva un po'eccentrico. Come avvenne per tanti altri, la guerra civile cambiò il corso della sua vita. Trascorse il primo anno come un "topo", nascosto nella cantina della sua casa per sfuggire alla coscrizione, confidando, come la maggior parte, in una guerra di breve durata. Quando non riuscì a sopportare più la reclusione, si unì al bando repubblicano e quando finì la guerra rimase a Madrid. Madrid, molti non hanno dubbi nell'indicarla come la città delle spie, tra il 1939 e il 1945, soprattutto per la sua amicizia con l'Asse e per la sua posizione strategica. In ogni caso, Pujol si trovava a Madrid quando prese la decisione di cambiare tutto: si presenta all'ambasciata britannica ed offre i suoi servizi.
La seconda guerra mondiale stava avanzando senza pietà, ed il volontarismo era abbastanza comune a quel tempo. Alcuni sono semplicemente alla ricerca di un lavoro, di mezzi di sussistenza, ma non Pujol:
"Un piano cominciò lentamente a prendere forma nella mia testa: dovevo intraprendere qualcosa di fattibile. Dovevo fare la mia parte (“poner mi granito de arena”) per l'umanità."
Ma gli inglesi, che non sanno chi diavolo sia quest'uomo e cosa diavolo voglia, si dimostrano evasivi e gli raccomandano di restare neutrale.
Senza pensarci su due volte, Pujol va a tentare la fortuna presso l'ambasciata tedesca e si mette a disposizione del Terzo Reich. Incredibilmente, i nazisti lo accettato con entusiasmo come soldato dei servizi segreti tedeschi. Gli verrà data un'infarinatura, un addestramento sommario, e verrà inviato in Gran Bretagna, nel cuore degli Alleati, a spiare gli inglesi.
La farsa ha inizio nel 1941. Infatti, invece di trasferirsi a Londra, in realtà se ne va dalle parti di Lisbona, a Cascais per l'esattezza. Da lì, inizia ad inviare relazioni all'Abwehr (il servizio d'intelligence militare tedesco) come se si trovasse in Inghilterra. Senza saper parlare una sola parola di inglese, senza mai essere stato in Inghilterra, Pujol usa la stampa inglese, insieme a qualche guida di riferimento, come riviste e almanacchi, per mettere insieme ingredienti credibili nelle sue relazioni. Crea una rete di sub-agenti in tutta Europa che gli forniscono informazioni preziose. Un pilota portoghese, uno studente venezuelano, un maestro svedese. Qualsiasi cosa. Tutti erano falsi ed esistevano solo nella sua immaginazione ed in quella delle sue "vittime", i tedeschi. Però tutti avevano un nome ed un profilo personale molto dettagliato. Avevano una vita reale: si ammalavano, si sposavano, morivano, erano amanti di Garbo, cambiavano lavoro, ed indirizzo, e così via. Tutti questi agenti riferivano a Pujol tutte le informazioni che poi lui mandava ai suoi superiori tedeschi, sempre avidi di dettagli. Che se le bevevano! Il trucco risiedeva in un miscuglio di passione retorica, di dati più o meno certi che riusciva ad ottenere, oltre ad altri dati non verificabili e, soprattutto, c'era l'immaginazione.
Ma Pujol non aveva certo dimenticato i suoi propositi, ed il corteggiamento al "MI6" (Military Intelligence, Sezione 6. del Servizio Segreto Inglese), continuò a Lisbona, anche se a Madrid era stata respinto. Gli inglesi, che seguivano i suoi passi, non gli credettero nemmeno questa volta, e chiesero una prova. Come prova, Pujol passò ai tedeschi informazioni su un supposto convoglio alleato. La risposta tedesca fu immediata: non esitarono a dispiegare le loro forze sul luogo, e nel momento, indicato da Garbo, per difendersi da un attacco fantasma che, ovviamente, non avvenne mai. Gli inglesi lo arruolarono.
A questo punto, se lo portano in Inghilterra, lo addestrano e gli insegnano alcune cose. Perfezionano il metodo e gli forniscono informazioni più pertinenti e più succose per i nazisti. Dopo gli 11 mesi passati da Pujol, da solo, a scervellarsi, la nuova tattica prevede ora di passare informazioni precise ai tedeschi, però al momento sbagliato, in modo che il danno possa essere controllato o, male che vada, ridotto al minimo.
In pochi mesi, Pujol divenne una delle migliori spie della Germania, per il Reich. I rapporti di Garbo erano pieni di passione ed esenti da tutto quel ciarpame burocratico, ivi compresi proclami per la causa nazista e disprezzo per gli alleati. Per chi lo leggeva, Garbo era una persona, un camerata, un vero soldato del Reich, cui contribuiva notevolmente, e di cui nessuno sospettava minimamente. I mitomani nazisti, privi di ogni senso dell'umorismo, si bevevano qualsiasi cosa. Ora, Juan Pujol era pronto a mettere in scena il suo trucco più importante, l'evento più importante della guerra: l'invasione della Normandia.

Garbo, Rapporto del 9 giugno 1944. Letto personalmente da Hitler stesso:

"Dopo aver consultato personalmente l'8 giugno a Londra i miei agenti Jonny, Dick e Dorick, le cui relazioni sono state inviate oggi, io sono del parere, viste le grandi concentrazioni di truppe, nel sud-est e nell'est dell'Inghilterra, che non fanno parte delle attuali operazioni, che queste operazioni sono una manovra di distrazione per confondere il nemico e realizzare l'attacco decisivo altrove. A causa di continui attacchi nemici nelle aree menzionate, situate in una posizione strategica, l'attacco avverrà probabilmente nello Stretto di Calais "

Tutta Europa sapeva che gli Alleati avrebbero attaccato sul continente, da qualche parte. La domanda era dove. Lo sbarco, che Stalin reclamava da mesi, doveva tener conto del clima e dello stato del mare (la qual cosa ritardò di un giorno l'operazione), e doveva avere un sostegno sufficiente da parte dei servizi. Inoltre, non si trattava di un mero confronto militare, ma doveva sorprendere il nemico, come aveva fatto Hitler quando aveva attaccato la Francia, attraverso le Ardenne, nel 1940.
Dal punto di vista logistico, l'operazione di "inganno intelligente" era altrettanto complessa dell'operazione militare stessa. Si articolò attraverso una messa in scena degna di Hollywood: finti imbarcaderi, falsi rimorchiatori e falsi  convogli navali, rifornimenti paracudatati in aree sbagliate, bombardamenti sistematici di luoghi inutili, scelti con cura, ed un intenso traffico di radiotrasmissioni; il tutto per creare un'ombra convincente. Il problema era di riuscire ad inscenare il dispiegamento ed il rumore di un grande esercito. Ma alla regia c'era un grande. Il più grande. Maskelyne. Per settimane, i tedeschi controllarono ossessivamente lo stretto di Calais, riservando solo uno sguardo distratto alle spiagge della Normandia. Garbo continuò ad alimentare la menzogna più e più volte, nei suoi rapporti, confermando che tutte le prove puntavano su Calais, e sostenendo la tesi che la Normandia fosse solo l'invasione della menzogna. Garbo era, al tempo stesso, la stella delle spie tedesche ed il gioiello di quelle inglesi.
Naturalmente, a sbarco avvenuto, a Garbo venne chiesto conto del suo "errore" circa l'indicazione del luogo di attacco. La risposta di Pujol ai suoi amici tedeschi fu: "Sembra che le esercitazioni per la manovra di distrazione in Normandia abbiano avuto molto più successo di quanto si aspettavano. Così hanno annullato la seconda invasione, quella di Calais".
I tedeschi non capirono mai con chi avevano avuto a che fare. Quando persero la guerra Pujol conferirono a Pujol la più alta onorificenza (la croce di ferro), lo retribuirono con una paccata di soldi, lo ringraziarono per i suoi servizi e gli presentarono le scuse per la sconfitta. Il trucco era perfetto: era durato fino alla fine.

Bene, tutto questo è diventato anche un film, un documentario diretto da Edmon Roch, "Garbo, el espía (2009)". Giocato fra il fake e l'ironia, attraversato da frammenti di cinema, è una pastiche ambigua di realtà e finzione che si muove sul confine del credibile. E', per intendersi, a misura di Garbo. Il personaggio rimane misterioso. Non si sa se fu la Guerra Civile Spagnola a fare di lui una sorta di giustiziere, oppure se fu solo un opportunista trascinato dagli eventi, in un gioco di sopravvivenza destinato ad assumere dimensioni incredibili. Insomma, uno che ha salvato il mondo per caso, mentre pensava solo a salvare sé stesso! La scena in cui, a 72 anni, passeggia su una spiaggia della Normandia, non è molto chiara, ma è di un fascino assoluto, e sembra quasi metterci davanti agli occhi la giustizia poetica della storia. Le parole di Pujol, esagerate che ci raccontano come "l'umanità non poteva tollerare quel satanico splendore. Ed io ancor meno. Per questo ho lottato contro l'ingiustizia e l'oltraggio con le sole armi che possedevo".


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