Napoli è un rosario di ricordi che si perdono nella notte dei tempi e sgranandoli riaffiora alla mente quell’8 maggio 1966, anno del primo dei 28 precedenti nella massima serie in Sardegna. In quell’occasione gli azzurri si imposero per due reti a zero, la prima delle cinque vittorie in terra sarda, ma nessuno dei rossoblù ci bada ormai più (scusando la rima), inebriati sicuramente dalle 9 vittorie (la prima nel 1970) e dai 14 pareggi che nel corso degli anni hanno fatto entusiasmare la Curva Nord, mettendo a volte a dura prova le coronarie di qualche sostenitore un po’ attempato. Memorabile a tal proposito è il 3 a 3 del 12 dicembre 2009, frutto di una gara di pura passione che vide partenopei in vantaggio per due reti a zero (Pazienza e Lavezzi) e il Cagliari ribaltare il risultato nell’ultimo quarto d’ora con Matri, Larrivey e Jeda, per poi chiudere con il pareggio siglato da Bogliacino.
Cagliari – Napoli però non è solamente gioia, ma è una storia di scontri vergognosi e rivalità lontane di cui qualcuno forse non ricorda nemmeno più le origini; è una storia fatta di tanti episodi e tante lacrime, come quelle copiose versate da Roberto Muzzi nel giugno 1997 proprio nello stadio del capoluogo campano in occasione di quel maledetto spareggio contro il Piacenza; è una storia di errori e di rabbia, come quella dei tifosi sardi alla vista di un gestaccio rivolto loro da quel Daniel Fonseca che nel 1992 con la maglia azzurra non esitò a farsi beffe di chi prima l’aveva osannato e poi barbaramente fischiato.
Cagliari – Napoli è anche questo. E pazienza se il S.Elia con una capienza da stadio di provincia non sarà la giusta cornice di un nuovo dipinto di gesta del calcio conta. Il suo valore rimarrà comunque invariato.
Gianmarco Cossu
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