Trane è stato uno dei più importanti innovatori degli anni 60 ponendosi come cerniera tra la poetica de bebop e la rivoluzione del free jazz.
Il passaggio breve ma intenso di questo grande musicista ha marcato un profondo divario tra la musica degli anni 50 e quella degli anni seguenti: in appena un secolo di storia, il jazz si è trasformato da musica popolare in musica colta.
Un passaggio,come detto più volte, non voluto nè cercato, ma conseguenza di un pubblico diverso, di un mercato discografico che spinge solo al profitto, di una musica che non ha più artisti veri, ma solo repliche ben confezionate dall'industria.
La musica dagli anni 80 ad oggi non ha più il genio, il talento vero che suona da bambino e che ha davvero la musica nel sangue.
La musica oggi è diversa, è alla portata di tutti e questo è un bene,ma ha perso la sua esclusività e la paghiamo con la mancanza assoluta di talenti naturali.
Nelle scuole superiori segue Lester Young e Johnny Hodges che lo spingono verso il sassofono alto.
Dopo la guerra entra nella Eddie "CleanHead" Vinson Band e suona il sax tenore, passa poi con Jimmy Heath ed inizia la sua passione per l'improvvisazione.
Nel 1948 entra a far parte dell'orchestra di Dizzy Gillespie in cui suona il sax contralto.
Sono anni di pieno be bop anche se si sente nei suoi assoli la voglia di qualcosa di diverso.
Nel 51 l'orchestra si trasforma in un settetto e Coltrane passa nuovamente al sax tenore: con questa formazione registra il suo primo brano.
Iniziano purtroppo i suoi problemi con la droga dalla quale non ne uscirà mai completamente e che lo porteranno ad una fine prematura.
Nel 55 Sonny Rollins si ritira temporaneamente dalle scene,come spesso era abituato a fare, e Miles Davis lo ingaggia.
L'incontro fra questi due geni della musica è qualcosa di sensazionale, Davis molto pragmatico aveva un concetto di musica diverso,i suoi brani si ascoltavano come un tutt'uno, senza apparenti cuciture, Trane invece era molto irrazionale, la sua musica veniva smontata e rimontata continuamente.
Non sorprende che i due non andassero d'accordo, il loro rapporto rimase sempre conflittuale.
Coltrane decide di andarsene, ma Davis aveva firmato impegni e per nostra fortuna e della musica tutta, rimase.
Nel 1955 incidono Ah-Leu-Cha, Two Bass Hit, Little Melonae e Budo.
L'eleganza sembra essere la caratteristica principale di questo quintetto: tutto è uniforme, piano, basso e batteria sono fusi in tutt'uno, il ritmo è elastico e incalzante.
La sensazione di unità espressiva era reale e dovuta sia alle ripetute prove sia all'affiatamento.
Ogni pezzo è arrangiato con cura, ma l'arrangiamento è nascosto, spesso consiste in una nota, un accordo del piano, in un frammento melodico.
In brani come If I Were A Bell e I Could Write A Book, i solisti possono allungare a piacere l'ultimo giro armonico, e avvisano di ciò la ritmica usando come segnali d'avvertimento piccoli frammenti del tema, nascosti nell'assolo.
Per far questo occorrono sicurezza e affiatamento assoluti.
Davis era un perfezionista, non da meno lo era Coltrane, in una delle ultime sedute suonarono per un'ora e mezza di musica di seguito, senza rifacimenti, come fosse una serata in club.
Ne uscirono ben quattro dischi Cookin', Relaxin', Workin' e Steamin' , incantevoli per freschezza e perfezione.
Giant Steps segna il punto di inizio della sua ascesa musicale.
Il titolo Giant Steps è a doppio senso, Coltrane allude non solo alle scoperte che va facendo di giorno in giorno, ma anche alle difficoltà che l'improvvisatore deve affrontare durante l'esecuzione del brano.
Difficoltà che nascono dal bebop di cui l'album è ancora parte.
Nel be bop è complessa la modulazione da una tonalità all'altra, il musicista è costretto a cambiare scala, a cambiare la scelta delle note, a cambiare all'istante il suo pensiero musicale.
Un album che è diventato ormai un classico del jazz, brani come Countdown, But Not For Me, Central Park West, Body and Soul,Spiral e Naima sono classici intramontabili di questa musica.
Nel 1960 al sax tenore incide un altro album stupendo My Favourite Things.
Elvin Jones non si limita a tenere lo swing ma interagisce costantemente con il solista,gli fornisce un tappeto ritmico dal quale in ogni momento si possono derivare spunti per improvvisare.
Dopo anni di studio la sua smania perfezionista lo aveva condotto ad una assoluta padronanza tecnico armonica e gli assoli incisi con il gruppo di Miles Davis, quali ad esempio Oleo, Straight no Chaser, o quelli con il suo gruppo Moment's Notice, Countdown, Giant Steps, rispecchiano la sua raggiunta perfezione.
Coltrane con il suo gruppo incide brani che hanno letteralmente cambiato la storia di questa musica, brani come Africa Brass, Impressions e la sua suite A Love Supreme, nella quale glorifica l'amore di Dio, hanno posto delle pietre miliari sulle quali si è poi sviluppato tutta la musica moderna.
Aspira all’universalità della propria musica, perché ognuno possa comprendere il suo messaggio, cessa di essere solamente un formidabile solista e diventa un grande musicista ed un importante innovatore.
Studia la musica modale suonata in Africa, in India, in Cina, e nascono brani come Liberia, Venga, Jaleo, India, Brasilia.
Nel maggio 1961 incide Olé Coltrane, nel quale si accosta alla musica modale spagnola.
In questa occasione, alla formazione di base, si aggiungono Eric Dolphy al flauto e al sax contralto e Freddie Hubbard alla tromba.
L'album fu acclamato in modo quasi unanime, e divenne ben presto il disco jazz più venduto nel mondo.
In esso fu vista la somma di tutte le sue ricerche e gli approfondimenti da lui compiuti negli ultimi anni, ma anche la chiusura di un altro capitolo della sua vita artistica.
Nel 1960 Ornette Coleman aveva gettato scompiglio con il suo free jazz, un jazz in apparenza libero da ogni regola, spesso ostico non solo per il grande pubblico, ma anche per molti jazzofili.
Coltrane si schiera dalla parte di questi innovatori, nonostante le aspre critiche verso questa forma estrema di jazz, butta sulla bilancia tutto il suo prestigio, appare insieme ai suoi praticanti ed incide con loro.
La frequentazione delle filisofie orientali poi lo aveva indotto in uno stato di passiva accettazione del destino, si era convinto di dover morire presto e per questo affrontò il male senza curarsi.
La certezza della morte imminente lo indusse ad andare avanti nella sua ricerca artistica senza più remore, come in una folle corsa verso la fine di tutto.
L’ultimo concerto dal vivo è del 1966, non vi sono incisioni, ma testimoni hanno raccontato che la sua musica era di un'intensità selvaggia e soverchiante.
Il primo disco è in quartetto, l'ultimo che segue personalmente, uscirà poco dopo la sua morte.
Contiene una musica ancora nuova e diversa, di sublime bellezza, in cui tutte le ricerche, le inquietudini, i conflitti, le violenze che segnano l'intera sua opera sembrano conciliarsi sotto il segno di una ritrovata serenità.
L'iniziale, brevissimo Ogunde Varere è un commosso addio alla vita: sopra gli arpeggi del pianoforte intona una melodia, antica e moderna che nasce dal blues, in un momento di sublime bellezza.
Muore nel mese di luglio dello stesso anno stroncato da un tumore al fegato, rifiutando ancora una volta qualsiasi cura.