Anno: 1968Durata: 141'
La trama (con parole mie): dall'alba dell'Uomo al futuro dell'Infinito, dalle scimmie alla scoperta delle loro prime armi d'osso alle astronavi che danzano nello spazio siderale, seguiamo le vicende di chi incrocia la strada di un misterioso monolito che pare risalere a quattro milioni di anni prima della civiltà.Heywood Floyd, studioso inviato sulla Luna per studiare un esemplare dello stesso gemello rispetto a quello che illuminò i primi Uomini, coglie un segnale che indirizza verso Giove: diciotto mesi dopo un'astronave guidata dai due piloti Frank Poole e Dave Bowman e dal calcolatore senziente HAL 9000 fa rotta verso il gigante gassoso.Quando il computer di bordo inizierà a dare segni di squilibrio, per gli occupanti della nave la sopravvivenza diventerà una priorità, almeno fino al raggiungimento della loro meta.A quel punto ci si muoverà andando oltre. E oltre. E oltre.
La Storia della settima arte dovrebbe considerare il 1968 come una sorta di vero e proprio anno zero, qualcosa come Avanti 2001 e Dopo 2001.
Dalle origini del Cinema, i Lumiere e Melies, Murnau e Chaplin, Welles e Lang, hanno posto basi simili alle meraviglie dell'antichità come le Piramidi d'Egitto, illuminando di stupore il pubblico e rendendo possibile il successo di un mezzo che è ad oggi tra i più potenti che la comunicazione umana conosca, realizzando Capolavori a volte considerati addirittura superiori all'Opus Magna di Kubrick.
Ma nessuno di loro, e nessuno dopo, ha mai osato portare sullo schermo qualcosa di grande quanto 2001: odissea nello spazio.
Qualsiasi recensione, voto, opinione, analisi tecnica risulterà sempre riduttiva rispetto a quello che, a mio parere, è e resta il film più importante del Cinema.
Dai primi, incredibili, venti minuti dedicati all'alba dell'Uomo che già basterebbero a portarlo nell'Olimpo della settima arte si vola dritti negli spazi siderali ricreati come una danza di effetti e modellini, musica per gli occhi come solo l'inarrivabile Stanley riusciva a comporre - e come faranno, alle soglie del nuovo millennio, ispirandosi proprio al suo approccio, due grandissimi di questo tipo di poetica visiva, Tarantino e Wong Kar Wai -, prima di partire alla volta di Giove osservando la tecnica stupefacente - come muoveva la macchina quest'uomo nessuno la muoverà mai, non me ne vogliano tutti gli altri - mescolarsi alla tensione crescente del confronto tra HAL e i due piloti della nave, culminata con sequenze da apnea nel vuoto siderale in grado di ispirare generazioni intere di Capolavori della fantascienza - Solaris, Alien, Blade runner, Moon tra gli altri - stendendo il tappeto per quello che, a conti fatti, è il trionfo assoluto ed incontrastato del regista newyorkese: il viaggio che conduce Dave Bowman attraverso l'Infinito, il Tempo e lo Spazio, e che esplode in una vera e propria sinfonia di suoni, immagini, colori, visioni che hanno più di qualsiasi altra influenzato l'intera carriera di cineasti fenomenali giunti dopo questo punto zero del Cinema, da Tarkovskij a Sokurov, da Malick ad Aronofsky.
L'Uomo di Kubrick, imperfetto ed in grado di valicare i confini ultimi proprio grazie alla sua stessa imperfezione - incredibile il confronto tra Bowman e HAL, dalla partita a scacchi ai blocchi di memoria smontati uno per uno - porta l'Universo dentro di sè, lascia che lo stesso lo attraversi, ci si specchia cercando la strada che percorrerà dalla nascita, alla maturità, alla morte, prima di rinascere ancora una volta.
L'Uomo di Kubrick è violento e viscerale come le scimmie con il loro primo sangue, sofisticato e politicizzato come Floyd, pronto a nascondere l'esistenza del monolito ai colleghi russi - si sentono ancora gli strascichi del Dottor Stranamore -, capace di gettarsi oltre le macchine, le intelligenze artificiali, i perfetti sistemi senzienti e lo spazio per affrontare il confine più terribile e sconvolgente di tutti: quello che porta dentro se stessi, proprio come Dave.
L'Uomo di Kubrick, per parafrasare un piccolo gioiellino di questo 2013 cinematografico, è infinito.
Ed è infinito 2001: odissea nello spazio, il film che più osa della Storia del Cinema.
Nessuno prima e nessuno poi sarebbe riuscito allo stesso modo a raccogliere la sfida di racchiudere la Storia dell'Uomo entro i confini di una pellicola: Stanley Kubrick riesce nell'impresa eliminando gli stessi, valicandoli attraverso il suo cristallino talento visivo unito ad un coraggio che normalmente non si assocerebbe ad un cineasta giudicato freddo ed ossessivo come lui.
Con tutto il cuore di cui dispone, l'incredibile Stan si tuffa oltre l'ostacolo, e dalle scimmie armate di ossa conduce dritti ad un disegno interstellare che pare una geometria divina, pur se orchestrata da qualcuno che divino decisamente non è e non fu: come dire che dall'arrivo del treno e dal viaggio sulla Luna si è passati attraverso una Rosebud del futuro che ha preso forma nel nuovo volto del Cinema.
Con 2001 è morta la settima arte, per risorgere in due ore e venti minuti.
Neppure qualcuno decisamente più potente, noto e celebrato del Maestro dei Maestri era riuscito in un miracolo di questa portata.
Lunga vita a Stanley Kubrick.
Lunga vita a 2001.
Se esiste o mai esisterà IL film, signore e signori, è tutto qui.
Ed è solo l'inizio.
MrFord
"Everything, everything, everything, everything..
In its right place
in its right place
in its right place
right place."Radiohead - "Everything is in the right place" -