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2010 Rewind: Olafur Arnalds, Yann Tiersen, Francesco Tristano, Clogs, Balmorhea, JOHANN JOHANNSON.

Da Sonofmarketing @SonOfMarketing

Continua il nostro "tour" per riscoprire il 2010. Un appuntamento che proporremo per tutti il periodo estivo (tutti i sabato) e se vi garba continueremo anche una volta finita la stagione. Andremo a  ripercorrere il 2010 attarverso i dischi più significativi. Ogni volta presenteremo 5 album che sono legati da un sottile filo. Le altre volta come filo conduttore abbiamo scelto l'elettronica e il post-punk. Questa volta abbiamo deciso di andare a pescare quei dischi che in qualche modo hanno un'influenza diretta o meno della musica classica Enjoy!
 


2010 Rewind: Olafur Arnalds, Yann Tiersen, Francesco Tristano, Clogs, Balmorhea, JOHANN JOHANNSON.

AND THEY HAVE ESCAPED THE WEIGHT OF DARKNESS - OLAFUR  ARNALDS. Fra i compositori più geniali contemporanei che conferma come l’Islanda sia un covo di geni musicali. Il giovan artista nordeuropeo sforna un disco stupendo che miscela sonorità post-rock alla musica classica regalando brividi ed emozioni che ti fan toccare il cielo con un dito. Le tracce dai nomi impronunciabili sono una più incantevole dell’altra e ricordano le atmosfere immaginarie di molti gruppi del nord-europa. Le prime due canzoni sono un pugno allo stomaco ma nel senso di vibrazioni positive. Più piena dal punto di vista sonoro la terza traccia Tunglið. Il disco va senza annoiare mai (ed è questo l’aspetto più interessante essendo un disco strumentale) e su questi toni si arriva fino alla splendida Gleypa Okkur, la migliore del disco dove l’aspetto rock prevale sul classico. Quest’ultimo torna in modo maestoso in Hægt, Kemur Ljósið e con la successiva Undan Hulu riesce a disegnare uno stato d’animo sinistro, morboso ma allo stesso tempo rassicurante. L’ultima traccia, con un titolo la cui solo lettura risulta difficoltosa, si conclude questo stupendo disco che è sicuramente  fra le migliori cose del 2010.

  

DUST

2010 Rewind: Olafur Arnalds, Yann Tiersen, Francesco Tristano, Clogs, Balmorhea, JOHANN JOHANNSON.
LANE – YANN TIERSEN. Famoso per aver composto un numero considerevole di colonne sonore per film (il magico mondo di Amelie su tutte), Yann Tiersen torna con un album  folkche si tinge a tratti di un suono cupo e vede commistione tra il post-rock e naturalmente di suoni orchestrali. Dust Lane, la seconda traccia è la perfetta proiezione di questa descrizione. Invece la prima canzone, Amy, parte in modo tetro per poi assumere, toni più eterei. La collaborazione con Matt Elliot (Third eyed foundation) si fa sentire in Dark stuff, dove il senso di inquietudine incrementa col passare dei minuti, anche se con Palestine troviamo una base più nervosa che tenebrosa. In chapter 19 si fa sentire ancora una volta la mano pesante di Matt Elliot, e quel parlato rende ancora più oscura la canzone insieme al violino che incalza. Dopo il crescendo di Ashes, si arriva alla canzone più bella del disco Till the end con un saliscendi da paura. Nell’ultima tarccia Fuck me ricompare la voce femminile che riesce bene a sostenere i cambi di ritmo, oltre che il concetto semplice ed essenziale della canzone.


THE CREAT

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URES IN THE GARDEN OF LADY WALTON – CLOGS. Nati da una costola dei The National e attivi dal 2001, arriva il nuovo album di questo fantastico gruppo che ptoremmo collocare nell’ampia categoria post-rock. Un disco che riesce con composizione a dir poco eccezionale a disegnare l’anima delle persone e dei loro umori. Con i primi due pezzi (Coccodrillo e I used to do) si nota subito la contaminazione della musica classica dove agli archi costeggiano chitarre e mandolini. On the edge impressiona per il risvolto liricheggiante con la splendida voce di Shara Worden. Con un suono senza tempo si continua con the red seas, l’enigmatica e particolare adages of clearing e la splendida the owl of love dove torna la voce della WOrden che sembra uscita da una vera e propria opera lirica. Torna prepotente e dolcemente la chitarra in the last song. Il disco si conclude con un altro terzetto da brividi: la sussurrata e eterea to hugo, la più intima e malinconica raise the flag e l’onirica we were here che vede la partecipazione di Sufjan Stevens. Un disco dalle atmosfere sognanti ma mai soporifero.


AN

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D IN THE ENDLESS PAUSE THERE CAME THE SOUND OF BEES – JOHANN JOHANNSON. Anche in questo caso ci muoviamo fra il post-rock, la classica e nella musica d’atmosfera. Straordinario compositore islandese (e non poteva essere altrimenti) con all’attivo già 7 album, ritorna con un disco incantevole che delizia le orecchie con composizioni contemporanee prevalentemente classiche e chill out (in senso lato) che permettono un’introspezione non indifferente dell’ascoltatore. Da premettere che trattasi di un concept album in quanto colonna sonora di Varmints, un film del 2008.  Si comincia con un dolce intro di pianoforte di Theme, nella quale successivamente irrompono gli archi e anche dei versi di gabbiano: davvero suggestiva. Molto evocativa e tetra City Building, altrettanto oscura The flat preceduta dalla più romantica entering the city. A seguire la più “positiva” e onomatopeica Rainwater a cui seguono la più tesa Siren Song per arrivare alla più oscura (ma intensa) Pods (una delle più belle del disco). Dopo un momento di “relax” con la dolce The Gift e si torna con Dyng city alla parte cupa del disco; a seguire una versione particolare di City building e poi la canzone più riuscita del disco ovvero Escape: tensione massima dove il violoncello fa da padrone. Inside the pods ed end theme chiudono magistralmente il disco.


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IDIONSYKRASIA - FRANCESCO TRISTANO. E’ incredibile come un semplice pianoforte possa rendere “aggraziato” anche il genere techno colorandolo con una bella performance al pianoforte con tocchi di glitch e dubstep. Promosso, ma il problema è sempre quello per questo dischi: la ripetitività delle varie tracce.

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CONSTELLATION - BALMORHEA.Musica minimalista che tende al classico con varie sfumature. Un disco che rapisce e delizia le orecchie cosi come i precedenti (In particolare spiccano River Arms e All is wild, All is silent). Herons and on the weight of the night sono le due perle del disco. 

Miniplaylist (1 pezzo per ogni album):


Francesco Tristano - Idiosynkrasia
Johann  Johannson - Dying City
Olafur Arnalds - Gleypa Okkur
Balmorhea - Night Squall
Yann Tiersen - Ashes
Clogs - I used to do




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