IL CLIMA NEL PIATTO - REPORT DEL WWFWWF
Organizzazione che promuove la tutela e la conservazione della natura attraverso la preservazione della diversità biologica a livello di geni, specie ed ecosistemi. Il WWF sostiene numerose iniziative a favore della sostenibilità ambientale, contro l'inquinamento e l'uso irrazionale dell'energia e delle risorse, coinvolgendo l'opinione pubblica e volontari di tutto il mondo. SUL CIRCOLO VIZIOSO TRA CIBO E CLIMA: PRODUZIONE ALIMENTARE PRIMA CAUSA DI EMISSIONI CLIMALTERANTI - INSTABILITA' CLIMATICA, UN RISCHIO PER LA SICUREZZA ALIMENTARE
Tra le soluzioni: conservazione della biodiversità, lotta agli sprechi, dieta a basso tenore di carne, incentivi all’agroecologia e alla pesca sostenibile, indicatori di impatto ambientaleimpatto ambientale
L'insieme degli effetti (diretti e indiretti, nel breve o nel lungo termine, positivi o negativi, ecc..) che l'avvio di una determinata attività ha sull'ambiente naturale circostante. nelle etichette
La Campagna clima: WWF.it/clima
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L’immagine di un “serpente che si morde la coda” rappresenterebbe al meglio quel circolo vizioso che collega i cambiamenti climatici con il cibo mettendo a rischio la sicurezza alimentare globale: da un lato la prima causa del cambiamento climatico è il sistema alimentare, visto che l’agricoltura globale contribuisce con il 35% delle emissioni di anidride carbonica, metanometano
Idrocarburo che rappresenta il costituente principale del gas naturale. e protossido di azotoazoto
Elemento chimico costituente il 78% dell'aria in volume. L'uso commerciale più diffuso dell'azoto è nella produzione di ammoniaca, sostanza costituente dei fertilizzanti. L'azoto liquido è impiegato anche come refrigerante per il trasporto di alimenti. in cui la zootecnia, da sola, contribuisce per il 18% a tutte le emissioni di gas serra. Ma l’agricoltura stessa (e quindi la produzione di cibo) è proprio il settore più esposto ai rischi dei cambiamenti climatici indotti dai gas serra. Secondo l’International Food Policy Research Institute (IFPRI) per il solo effetto del cambiamento climatico sulle produzioni, il numero globale di persone che soffre la fame potrebbe aumentare del 20% entro il 2050, con incrementi particolarmente gravi (65%) in Africa subsahariana. La lotta contro la fame tornerà indietro di decenni a causa dei cambiamenti climatici se non si interviene urgentemente. Rispetto a un mondo senza cambiamenti climatici, nel 2050 potrebbero esserci 25 milioni in più di bambini malnutriti di età inferiore ai 5 anni, ovvero l’equivalente di tutti i bambini di quell’età di Stati Uniti e Canada (come indica Oxfam). Il Quinto e ultimo Rapporto dell'IPCC mostra che l’impatto del cambiamento su queste problematiche legate alla sicurezza alimentare, alla nutrizione, ai mezzi di sussistenza sarà peggiore di quanto precedentemente stimato e le conseguenze saranno avvertite molto prima, cioè già nei prossimi 20-30 anni.
Agricoltura dunque come vittima del cambiamento climatico e allo stesso tempo causa scatenante : è la sintesi del nuovo Report WWF “IL CLIMA NEL PIATTO” diffuso alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione che si celebrerà in tutto il mondo venerdì 16 ottobre. E proprio cibo e clima saranno al centro del “WWF DAY” in EXPO 2015: domenica 18 ottobre si parlerà di buone pratiche e consigli per ridurre l’impatto globale sulla biodiversità dovuto alla produzione e al consumo di cibo proveniente dalla terra e dal mare. La giornata è dedicata all’associazione in qualità di Civil Society Participant di Expo Milano 2015.
Nel Report si evidenziano le responsabilità dei consumi legati al cibo: il consumo di carne pro capite, infatti, è in continuo aumento, dal 1995 è incrementato globalmente del 15% come ricorda il Worldwatch Institute. E' la Cina il paese leader nel consumo di carne a livello mondiale ( nel 2012 ha raggiunto un consumo annuale di 71 milioni di tonnellate, più del doppio di quello degli Stati Uniti) Anche la dieta europea è notevolmente cambiata nel corso degli ultimi 50 anni e molti di questi cambiamenti sono andati nella direzione di una maggiore assunzione di carne. Secondo la FAO, in Italia il consumo di carne è aumentato di oltre il 190% dal 1961 (31 kg pro capite l’anno) al 2011, con 90 kg pro capite l’anno. Numeri che fanno riflettere dato che oggi, nonostante si produca nel mondo un quantitativo di cibo più che sufficiente per tutti, soffrono ancora la fame ben 795 milioni di persone, quasi una su nove di cui oltre la meta' in Asia.
GLOBALE, NAZIONALE, INDIVIDUALE: LE SOLUZIONI PROPOSTE DAL WWF
Passare dai sistemi di produzione alimentare dominanti al livello planetario, ad alto consumo di risorse naturali (come, ad esempio, il terreno fertile), all’ agroecologia (con minimo utilizzo di fertilizzanti e pesticidi e input – come il letame e i concimi organici - prodotti localmente) e alla pesca sostenibile. Le politiche devono incentivare anche fiscalmente queste pratiche e la contabilità ambientale deve entrare formalmente nelle politiche economiche e nella prassi delle imprese. Sono necessarie anche azioni di protezione e rigenerazione del suolo e degli equilibri idrici. Queste pratiche aumentano nel lungo termine sia la produttività che la creazione di posti di lavoro limitando al contempo le emissioni di gas serra. Ridurre infine l’utilizzo dei sistemi forestali in modo che questi possano fornire ‘servizi’ naturali indispensabili (sequestro di carboniocarbonio
Elemento chimico costituente fondamentale degli organismi vegetali e animali. È alla base della chimica organica, detta anche chimica del carbonio: sono noti più di un milione di composti del carbonio. È molto diffuso in natura, ma non è abbondante: è presente nella crosta terrestre nella percentuale dello 0,08% circa, e nell'atmosfera prevalentemente come monossido (CO) e biossido (CO2CO2
Gas inodore, incolore e non infiammabile, la cui molecola è formato da un atomo di carbonio legato a due atomi di ossigeno. È uno dei gas più abbondanti nell'atmosfera, fondamentale nei processi vitali delle piante e degli animali (fotosintesi e respirazione).
) di carbonio (anidride carbonica). Allo stato di elemento si presenta in due differenti forme cristalline: grafite e diamante. dal suolo, acqua e aria pulita, controllo naturale degli infestanti, impollinazione, etc).
Anche il modello di gestione della pesca deve cambiare: l’85% degli stock ittici mondiali è pienamente sfruttato o sovrasfruttato o esaurito. 160 milioni di tonnellate di pescato, di cui il 44% da acquacoltura, sono volumi non più sostenibili. Occorre incoraggiare i pescatori, i fornitori, i compratori e i venditori a impegnarsi per la certificazione sostenibile del pescato e la tracciabilità della filiera. Per l’Italia il WWF ha elencato 7 soluzioni nazionali a partire dalla promozione dell’agricoltura biologica ‘amica del clima’ con un obiettivo al 2020 di almeno il 20% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Promozione di aziende agricole multifunzionali, zootecnia estensiva, riduzione dei consumi di carne e latticini nelle diete con campagne di comunicazione, etichettatura con indicatore di impatto ambientale.
Il WWF ha stilato anche un DECALOGO PER UN’ALIMENTAZIONE SALVACLIMA che parte dall’acquisto di prodotti locali alla riduzione degli sprechi.
“E’ necessario un approccio alimentare più sostenibile, capace di ridurre significativamente gli impatti sui sistemi naturali e la biodiversità e di integrare in modo equilibrato le diverse componenti dell’alimentazione, come nel caso della dieta mediterranea, in modo da rispondere anche ad esigenze di benessere fisico e di salute – ha dichiarato Eva Alessi, responsabile sostenibilità del WWF Italia - E' necessario agire per una drastica riduzione dei consumi di prodotti animali, scegliendo una dieta "amica del clima che viene indicata nel nostro Rapporto”.
Schede di sintesi del report
I cambiamenti climatici rischiano di divenire un fattore moltiplicatore della fame e dell’insicurezza alimentare a livello globale agendo su tutte e 4 le dimensioni caratteristiche del sistema alimentare : la disponibilità, l’accessibilità, l’utilizzo del cibo e la stabilità. Una combinazione di fattori inciderà sempre di più sulla produzione globale di cibo: la crescente frequenza e intensità dei fenomeni meteorologici estremi, la crescente scarsità idrica, il peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie di base e la riduzione delle rese e delle produzioni in regioni vulnerabili. Oltre agli impatti sulle produzioni agricole, analogo destino subirà l’approvvigionamentoapprovvigionamento
Insieme di attività finalizzate al reperimento dei quantitativi materie prime necessarie allo svolgimento delle attività economico-produttive di un Paese consumatore. di cibo dagli oceani. Il pescato di alcune aree marine dei tropici calerà del 40%, potendo giungere persino ad un 60%, con gravi ripercussioni sulla sussistenza delle popolazioni che basano la propria alimentazione sulle fonti proteiche provenienti dagli oceani come ricorda la FAO. In mare, per esempio, ci sono molti esempi di come i cambiamenti climatici possano accelerare dinamiche già in atto: ad esempio la pesca dell’acciuga peruviana, una delle specie più pescate al mondo. Dagli anni ‘50 in Perù questa specie sostiene una fiorente industria legata alla produzione di farina di pesce. Le catture annuali, cresciute in maniera esponenziale per 20 anni, sono poi crollate per l’effetto combinato del sovrasfruttamento e del cambiamento delle caratteristiche delle acque, dovuto al fenomeno climatico. Questo ha avuto pesanti ripercussioni sull’economia del Perù. Nell’ultimo rapporto dell’IPCC, nel secondo volume sugli impatti, adattamento e vulnerabilità, viene dedicato un intero capitolo (il settimo) agli effetti sulle produzioni alimentari e si afferma che si può ritenere con “elevata confidenza” che le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle colture e sulla produzione alimentare sono già evidenti in diverse regioni del mondo. I cambiamenti climatici, indica il rapporto, causeranno cali delle rese medie globali dei raccolti agricoli del 2% a fronte di una domanda di cibo che invece crescerà del 14% ogni decennio. L’agricoltura e la produzione di cibo ai tropici risentiranno fortemente anche di modesti livelli di innalzamento della temperatura e questa riduzione della produttività cadrà ancora una volta in quelle regioni già afflitte dal problema della fame.
Il surriscaldamentosurriscaldamento
Raggiungimento di temperature critiche. globale favorisce anche la diffusione di patogeni trasmessi da acqua o alimenti: le infezioni da Salmonella aumentano del 5-10% per ogni grado di aumento della temperatura. Le emissioni connesse alle attività agricole, pari a circa il 35% del totale, sono dovute principalmente alle emissioni di metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) dai suoli agricoli (in particolare per le coltivazioni di riso) e dalle emissioni di CH4 dagli allevamenti.
CLIMA IMPAZZITO, PREZZI ALLE STELLE
IL PARADOSSO DELLO SPRECO ALIMENTARE
Attività di trasporto (di elettricità o di gas) agli utilizzatori finali attraverso le reti di distribuzione. e consumo. Combattere gli sprechi alimentari consentirebbe sia di distribuire meglio le risorse sia di arginare i cambiamenti climatici, ponendo un freno alle emissioni di gas serra.
PRESSIONE SUL CLIMA DALLA PRODUZIONE DI CIBO