Qui vid’i gente più ch’altrove troppa, /e d’una parte e d’altra, con grand’urli, /voltando pesi per forza di poppa. (Inferno – Canto VII)
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate. (Inferno – Canto III)
Stupirsi perché c’è la carta igienica.
E provare un’emozione enorme nel trovarla, anche se è di carta crespa!
Sì, perché questi treni in cui noi comuni mortali viaggiamo in casi di sfortuna (ovvero quando Ryanair non copre la tratta che devi fare perché devi andare in un paesello sperduto della Campania dove neanche fanno così buona la pizza) non è che lo sembrano: sono proprio dei viaggi della speranza; di quelli non organizzati, però. Ecco la mia esperienza:
Il 19 maggio la sottoscritta, accompagnata da stralci di famiglia e da una borsetta contenente 14 pacchi di fazzoletti e un pacco extralarge di salviette umidificate, entrava in quel della stazione di Palermo per recarsi dal capoluogo siciliano alla capitale delle mozzarelline di bufala: Napule, vuagliò!
Alle ore 19 il treno si degnava di partire con “solo” mezz’oretta di ritardo, laddove il vagone di seconda e ultima classe era già anticipatamente ripieno di polveri scure e ben palpabili, più figlia viziata e madre cicciona incastonate sulle poltroncine annerite di grascia*. Ne approfitto per ringraziare la cara figlioula, giacché mi ha allietato per tutte le 11 ore di viaggio sfotticchiando un povero vecchio tracheotomizzato ma logorroico e mettendo gli scarponi sopra-sotto-accanto a chiunque, soprattutto alla povera madre, che se li è ritrovati anche in faccia deliziandoci con i suoi gemiti di lamentele anche nel cuore della notte.
Ovviamente, la ragazzetta viziata non era il peggio che potesse capitarci.
A Milazzo il vagone di seconda e ultima classe venne letteralmente invaso da un’orda di adolescenti che saranno probabilmente la rovina della Sicilia del prossimo futuro: arzilli virgulti fatti di carne impastata al dialetto più incarcato** che insultavano il vecchio logorro(i)co, che tiravano pugni alle fragili pareti degli scompartimenti e che speravano di farsi compagnia tutta la notte a suon di cugghiune e test’i cazzu*** (idillio infranto quando la sottoscritta e la matrona siciliana intimarono loro di tacere o sarebbero stati “volatili per diabetici”).
Dal lato opposto a queste deliziose vicende si trovava invece il paradiso trenestre, ovvero scintillanti vagoni di prima classe dotati di tutti i comfort (acqua, copertine, lenzuola e cuscini, versus noi plebei, cui al massimo davano il poggiatesta di ottava mano) e inevitabilmente vuoti nel 97% circa dei casi! Ora, dovete voi sapere che, viaggiando io con la mia nonnina di 81 anni, le avevo prenotato la cuccetta deluxe in prima classe, promettendole di correre da lei per ogni suo bisogno.
Bien: posto che non avevo considerato che il treno fosse lungo mille chilometri e che le poltroncine pulciose fossero collocate nell’ultima carrozza, mentre le cuccette dorate intorno alla prima, ebbi anche la fortuna di incontrare una sorta di “trenista” che (a) prima mi fece la gigantografia mentale delle tette (b) poi mi cacciò dalla zona “deluxe“, affermando che la nonnina, se aveva bisogno, avrebbe chiamato… il conducente! Ma… Cioè… Probabilmente il conducente guida il treno, no? O in alternativa la notte schiaffa il pilota automatico e dorme! O magari non esiste proprio, è una legenda trenistico-metropolitana. In ogni caso, secondo quella testa di brociolone, mia nonna per pisciare (cosa che avviene in media ogni 13 minuti) doveva chiamare il conducente. Beh, in fondo se lo dice lui, amen; io mi faccio all’indietro circa 1 chilometro e mezzo di treno e mi addormento con i piedi della ragazzetta a 2 cm dalla faccia, giacché domani è un altro giorno.
L’incipit la dice tutta: solita mezz’ora di ritardo e solita poltroncina dell’ultimo vagone, con l’innovazione della fila immensa da intasamento per salirci su; solo dopo l’arrembaggio avremmo capito il perché: masse umane sdraiate ovunque, affannate a rubare posti a questo e a quello e a trattarsi male l’un l’altro, mentre tutti indistintamente morivamo di puzza di piedi e di ascelle grazie all’aria condizionata spenta e ai finestrini in cui avevano dimenticato di inserire la funzione “apri-chiudi”.
Nel “mio” scompartimento, campeggiavano 2 anziani: lui, privo di mocassini, alzava i leggiadri piedini muniti di cuasette**** verde smeraldo spunnate***** sul pollicione destro; lei, la legittima moglie, ovvero miss-burp, era una ruttomane incallita che ci diede il benvenuto con due delle sue più belle performances; performaces che ci avrebbero allietato per tutta la notte. …Non c’è da stupirsi che il piccolo passeggero di 6 anni che occupava la sesta poltroncina del nostro scompartimento si sia addormentato dopo 32 secondi esatti dal suo ingresso tra noi; Freud avrebbe esclamato giulivo: ritiro primitivo!
Ebbene, il ritiro primitivo lo ebbi anch’io, giacché l’anziano dai piedi in libertà decise che era il caso di chiudere la porta della scatola di sardine in cui eravamo infilati in 6, ovvero di darci la morte per via di gas autoprodotti da lui e dalla moglie. Per salvarmi, io mi addormentai dopo 37 secondi, ovvero subito dopo aver provato invidia per il bambinetto incosciente.
La Dea Sfortuna volle però che alle 6 di mattina io mi svegliassi con la vescica in esplosione; riuscii a dribblare in apnea i 2 puzzomani che asserragliavano la porta e a lanciarmi nel corridoio. Non sapevo che lì mi si sarebbe presentato uno spettacolo assai più tragico: di fronte a me, aria altrettanto viziata e una gimkana di corpi degna delle olimpiadi 2012: gente distesa a terra, appollaiata a 2 a 2 sulle sedioline dimensione culo-di-bambino che arredavano il corridoio e ovviamente annidata dentro il cesso o accanto alla sua porta, con bagagli di dimensioni inimmaginabili a impedire l’accesso alla sacra tazza di 10 cm di diametro.
Alla luce di tutto ciò, posto che la mia esperienza precedente con Trenitalia è stata alterata da quel famoso treno che deragliò a Messina nel luglio 2002, e posto anche il mio ultimo viaggio in aereo Trapani-Torino con Ryanair (che mi è costato a malapena 2 orette di fastidi mentali e di cosce aggrancate******), ho colto sulla mia pelle sudicia come sia grazie ai disservizi da Terzomondo sopraelencati che una compagnia aerea in teoria low cost (e in pratica tendente al magna magna) come la Ryanair riesca a prosperare mentre i nostri treni italiani vanno in malora tra cessi scrostrati, ritardi, sovraffollamenti, mancanze di ossigeno e di posti per tutti.
Quantomeno, la Ryanair, con i suoi prezzi in origine bassi ma in continuo aumento, con i suoi sedili talmente vicini gli uni agli altri da farti rattrappire le gambe, con le sue hostess che parlano solo inglese, con i suoi mille carrellini che tentano di impaccarti cibi-profumi-gratta&vinci-sigarettesenzafumo a prezzi astronomici, con tutti i suoi sotterfugi per spillarti sempre più soldi, con le sue mille restrizioni sui bagagli, con i suoi bagni minuscoli, con le sue bottigliette d’acqua a 3 euro cadauna altrimenti puoi morire pazzo di sete… Beh, quantomeno quella stronza della Ryanair ti porta a destinazione con ancora un po’ di anelito vitale per affrontare il resto del viaggio. E la paghi quanto un treno italiano dopo il quale devi dormire 2 giorni per riprendere forme e facoltà umane.
Chi è lu fess?
* Sporcizia
** Pesante, accentuato
*** Coglione e testa di cazzo
**** Calzette
***** Bucate
****** Intorpidite