Segno della crisi? In parte sì, sicuramente, ma l’Osservatorio Europcar, che si basa sull’autorevolezza dell’Istituto Doxa, ha scoperto anche altro sulle vacanze degli italiani nel 2013. Innanzitutto che, dopo anni di caduta libera - dal 56% nel 2010, al 49% nel 2011, fino al 43% nel 2012 (-13% totale) – il numero dei vacanzieri si stabilizza e sale, seppur di poco, al 44% degli italiani. Che gli italiani, quando scelgono dove andare in vacanza, si dividono tra i curiosi in cerca di località completamente nuove (36%), i prudenti (35%) che privilegiano luoghi già visitati una (12%) o più volte (23%) e gli abitudinari, che tornano sempre nello stesso posto (29%). La ricerca mette in evidenza come cresca sempre più l’attenzione per le attività che si possono svolgere una volta a destinazione (il 21% dichiara che sceglie dove andare in base alle attività da praticare, il 12% mette sullo stesso piano località e attività) e che i vacanzieri italiani sono attivi, se è vero che ben il 94% si dedicherà ad almeno un’attività sportiva, culturale, escursioni, hobby o altro durante le proprie vacanze. E per un terzo dei vacanzieri si tratta di una passione da praticare solo in questo periodo.
Dunque la destinazione è importante ma si trasforma in un “contenitore” dentro il quale trovare eventi di vario tipo, percorsi enogastronomici o naturalistici, locali più o meno di tendenza dove di sviluppare nuove relazioni: un aspetto, quest’ultimo, che diventa sempre più importante, perché per quasi i tre quarti di chi si muove da casa (72%) la vacanza è sinonimo di aggregazione e socialità. Italiani compagnoni? Forse dovremmo parlare di italiani sempre più social-evoli, se è vero che 2 su 10, soprattutto tra 15 e i 34 anni, si affidano ai social network anche durante la vacanza per trovare in loco compagni che condividono le stesse passioni.
Una cosa è certa: per gli italiani, quello che conta in vacanza è ‘cosa si fa’ e ‘in compagnia di chi’, e non tanto dove lo si fa. Ecco perché si “tradisce”: le destinazioni che sembrano tutte uguali e non sono in grado di attrarre un target specifico, corrono il rischio di sostituzione, come lo chiamano i guru del marketing territoriale (che per fortuna non scrivono sui giornali di gossip). Fuor di scherzo, sono temi sui quali è utile riflettere al più presto, soprattutto in Italia che, pur essendo “unica e distintiva”, subisce la concorrenza di mète vicine e più abbordabili.
Ma quelli che partono, dove vanno? All’estero, appunto, per il 26% (era il 19% nel 2012) con preferenza per le destinazioni low cost come Spagna, Grecia, Croazia che, insieme, pesano per circa il 50% delle destinazioni straniere.; e in Italia per il 73%, con la Puglia ancora prima regione, seguita da Toscana e da, ex aequo, Sardegna e Liguria. E naturalmente, mare (67%), montagna (18%), città d’arte (6%) e tour (3%) a pari merito con lago, campagna o altre destinazioni. Enti di promozione turistica attenzione: per tradire basta poco, il 10%.