Sarà l’anno del Governo Di Maio il 2016. Renzi vincerà il referendum Costituzionale, Mattarella scioglierà le Camere perché l’Assise del Senato dopo il referendum confermativo sarà stata delegittimata dal voto popolare e si andrà a votare con l’ italicum per rinnovare il Parlamento. Il PD non prenderà il 40% ed al ballottaggio Luigi Di Maio batterà Matteo Renzi. A trovarsi in accordo col Financial Times è Michele Ainis, ordinario di diritto pubblico a Roma 3, considerato tra i più raffinati costituzionalisti italiani, al suo attivo numerosi libri e saggi. Editorialista del Corriere della Sera ed opinionista delle più note tribune televisive: Renzi è bravo a distruggere, molto meno bravo si è mostrato nella fase di ricostruzione dell’architettura istituzionale. Non è vero che ha abolito il bicameralismo. Ben sette categorie di Leggi infatti, necessiteranno dell’approvazione del nuovo Senato. Con la differenza che i nuovi senatori non saranno eletti direttamente dai cittadini, questo l’aggiungiamo noi. Un altro errore di Renzi è stato quello di liquidare i rapporti con le parte sociali in modo semplicistico, osserva Ainis e chiude l’intervista ritornando su un concetto che gli deve essere molto caro: quello della classe politica che una volta eletta non dovrebbe cedere alle lusinghe del consenso, ma dovrebbe mantenere un profilo alto e distaccato dall’opinione pubblica e per il suo status, godere di ogni sorta di privilegio. Ainis già in passato si era schierato a favore della immunità parlamentare se ricordate, ora si spinge oltre e quasi irritato, definisce “becera” la critica all’eccesso di spese istituzionali. Lui immagina i politici alla stregua di sacerdoti evidentemente, da mantenere sugli altari con tutti gli onori e le protezioni riconosciute ad una casta di intoccabili. Dobbiamo riconoscere che il diritto di Ainis ci sembra credibile quando fa l’oroscopo, meno in tutta onestà, quando si misura con la fase di ricostruzione dell’architettura politica. Ma tant’è. Le parole di Ainis però saranno state musica alle orecchie di Gianfranco Rotondi, l’ultimo democristiano che non ha ancora rinunciato a riconquistare l’elettorato cattolico anzi, lo dà per scontato: gli italiani non sono dei comunisti trinariciuti e ritorneranno tra i moderati di centrodestra. Perché il sogno si avveri, riconosce di aver bisogno dei voti di Salvini, della Meloni e di un candidato premier. Il leader invece già l’abbiamo sostiene, ed è il vecchio Silvio. Rotondi però pensa che sul referendum Renzi rischia molto. Gli italiani non hanno mai votato riforme fatte in solitaria dal Governo, con tutte le opposizioni contro. Vede quindi buone possibilità di ritornare al Governo per il centrodestra. Alcuni retroscenisti comunque, si dicono convinti che dopo due anni trascorsi in Parlamento i cinquestelle abbiano perso la verginità e smaliziati abbiano stretto tacite intese col PD aiutato dai loro voti a conquistare la maggioranza della Consulta in cambio della conferma per l’italicum ritenuto non a torto, il sistema elettorale più idoneo a raggiungere l’agognato traguardo del Governo nazionale. Obiettivo che di recente Casaleggio ha confermato ponendo come prima tappa, la conquista di Roma Capitale. Ed in effetti, a ben pensare, non è difficile immaginare che al ballottaggio per il Governo tra Renzi e Di Maio, gli elettori di destra si sommino numerosi a quelli del M5S e con un tiro mancino mettano KO il PD. Se anche vincesse il referendum sulle riforme, sarà per una manciata di voti ed è proprio questo l’obiettivo a cui punta Renzi, indebolire la Costituzione che, non condivisa da tutte le forze rappresentative del paese, accentuerebbe il suo potere monocratico. Esattamente il contrario di quello di cui l’Italia ha bisogno sostiene Massimo Villone, un altro costituzionalista di rango, promotore del comitato per il NO al referendum confermativo delle riforme costituzionali votate dal PD. L’Italia non è la Francia, Renzi potrebbe aver fatto un calcolo sbagliato nel
pensare di aver fregato i cinquestelle. Gli italiani non hanno lo spirito Repubblicano dei francesi, il voto di protesta in Italia è stato catalizzato dal M5S che non fa paura come i neofascisti del Front Nazional, è anche l’opinione di Rodotà, tà tà tà, uno di quei professoroni più invisi al giglio magico e che Renzi non riesce a rottamare…