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Da Patalice
Il post dell'altro giorno era un riempitivo, qualcosa che serviva più a me, per riuscire a mantenere uno stralcio di suprema normalità, che altro.
E' morta una mia amica.
...è la prima volta che mi capita, ed è una sensazione stranissima...
Fa strano dirlo, mi fa strano pensare che, tra i miei contatti facebook, figura un donnino che non c'è più... che non mi manderà più quintalate di emoticons via messanger, che non mi inzacchererà più la bacheca di Estathe e dolcetti, che per noi erano un punto comune forte... oltre all'altro, fortissimo, che se l'è portata via... la fibrosi cistica.
La mia amica Marta è stata la prima paziente che ho perso, e sto male. 
Male tanto, male dentro.
La notizia mi è arrivata in mezzo alla normalità piacevolissima di una cena in famiglia, un sms della nostra dottoressa che voleva lo sapessi da lei...
Me l'aveva affidata tre anni fa, quando era arrivata a Brescia, dopo essere stata una vita in cura al Gaslini, aveva 28 anni, ed era una bambinona solare e sguaiata.
L'ho adorata subito.
Così sprezzante, così a suo agio nella vita, così strenuamente convinta che non fosse "tutto adesso-tutto qui".
Ci chiamavamo Polpy, Polpetta, ha iniziato lei, ed io l'ho seguita a ruota, più per far contenta lei che me, che io, dei sopranomi, non sono mai stata adepta.
La tenevo vigile ed attenta sulle terapie, e lei mi scriveva delle nostre similitudini, guerriera forte contro una forza guerriera.
In realtà, la mia dottoressa sostiene non ci fossero troppe somiglianze cliniche, ma non so se me lo dica per non far si che la paura prenda il sopravvento...
So che io non la lasciavo, la incitavo, e lei mi derideva... 
Diceva che ero "troppo rigida", poi mi metteva uno Winnie Pooh, se la rideva e scompariva per qualche giorno... 
Ci siamo sentite il 4 luglio, l'ultima volta.
Lei era stata ricoverata a fine giugno, ma le cose non andavano bene... 
Il caldo, le infezioni, qualcosa è stato, ma non so cosa, e mi aggrappo a "tracollo", come ad una boa che possa spiegarmi il perché Marta non c'è più.
Accanto al dolore fortissimo, c'è la paura... 
E' legittima.
Normale.
Giustificabile e giustificata.
Ma non devo lasciarle spazio, non le posso dar modo di prendermi e lambirmi, devo guardare avanti e credere, prima ancora di sperare, io ci voglio credere...
Se penso a Marta piango.
Sono quelle lacrime confuse per una persona fatta di irrealtà, perché in concreto non conoscevo la stretta di un suo abbraccio, e neppure il calore di un contatto, eppure le volevo, le voglio, un bene enorme... perché a tratti l'ho salvata, e a tratti lei ha salvato me... 
Ora, me la immagino respirare come io non so fare, in qualche angolo di cielo, che non ho fretta di conoscere, con la pancia piena di caramelle e le orecchie che vibrano della tanta musica che ascoltava... 
Mi guarda, e forse, se ci si spera, mi protegge dolcissima.
Io non lo spero, ci credo veramente.
Ciao Marta.